I finalisti del Premio Scerbanenco: Bruno Morchio – Dove crollano i sogni



Bruno Morchio
I finalisti del Premio Scerbanenco: Bruno Morchio
Rizzoli
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Nell’attesa del suo incontro online di mercoledì 2 dicembre alle ore 18.00 con Valerio Calzolaio per parlare di Dove crollano i sogni finalista al Premio Scerbanenco, riproponiamo la nostra recensione al libro di Bruno Morchio

Un nuovo e per me inatteso Bruno Morchio nel suo nuovo libro Dove crollano i sogni. Non ho ritrovato la colta e sempre perspicace melanconia di Bacci, né l’avventurosa volontà del personaggio Il greco, sempre pronto a battersi. Niente di tutto questo e invece un amaro e inquietante romanzo noir che pesca nel torbido dominato dal carattere della protagonista e voce narrante Blondi, nomignolo di Ramona, esoticheggiante rimando alle telenovelas televisive sudamericane, una ragazza bionda con gli occhi azzurri, bella come un fiore, di meno di diciotto anni figlia di madre single che si affanna a fare le pulizie in una casa di riposo e affoga la sua solitudine nel vino cattivo. Amaro, inquietante ma non per questo ohimé meno squisitamente realistico. La protagonista, Blondie, poco più che bambina, un fiore cresciuto nel fango ma ricca di saputa ignoranza, è indurita da una strana quotidianità di nullafacente indifferenza, quali vedersi regolarmente con gli amici, fumare qualche spinello ogni tanto e scopare con il suo ragazzo. Per cui già un aborto alle spalle. Un personaggio multiplo, una ragazzetta mal cresciuta o un’astuta allieva delle male lezioni impartite da Youtube e dalla strada? Ma che a me, che bazzico di storia, richiama la normale, consueta e scontata fino allo scorso secolo, mostruosa crudeltà dei fanciulli di tutti i tempi, sanguinari protagonisti o vittime ma sempre schierati in prima fila davanti alle esecuzioni. Un romanzo, che a tratti non può e non vuole fare sconti, ambientato in Val Polcevera, quella valle da dove fino a pochi giorni fa si vedeva il ponte ancora tagliato in due ma li, lì, quasi pronto a ricongiungersi. Diventato l’unico vero simbolo forse in questo nostro oggi, in questa Italia percossa e ferita dalla Pandemia, di una chance di rinascita, di una possibile uscita dal tunnel. Ma torniamo a Dove crollano i sogni, un noir classico che strizza l’occhio ai libri di Simenon, ambientando l’azione nei mesi di tragica vigilia del crollo del Ponte Morandi, mentre ci narra il retroscena da cui scaturirà un omicidio. Blondi, diciassette anni, non le manca tanto per compiere i diciotto, è nata e cresciuta a Certosa, lo squallido quartiere ex industriale fatto di casamenti sbrecciati a quattro piani. Dalla periferia della Certosa il mare non si vede. Là, la gente tira solo a campare tra i capannoni dismessi e gli scheletri di fabbriche della vecchia Genova operaia che non c’è più, all’ombra del grande ponte autostradale. Blondi non ha mai conosciuto suo padre. Di lui sa appena che era un marinaio e ha abbandonato sua madre, prima della sua nascita. Blondi fa coppia stabile con il bello e arrapato Cris, un imbranato che sogna di comprarsi una moto ma non sa far altro che vivere alle spalle del padre e contestare, rifiutando il lavoro dello zio, stimato proprietario di una falegnameria. Un mezzo sbandato senza testa e che passa da una canna a un “tirello” di ero. Loro due ragazzi non hanno mai finito gli studi e frequentano insieme una compagnia composta da sbandati, salvo forse un vecchio compagno di scuola di Cris, che fa il ragioniere e un muratore peruviano, a conti fatti l’unico ad avere davvero la testa sul collo. Da due anni, dopo avere letto, rubata e poi preziosamente conservata una patinata rivista di qualità, Blondi sogna solo di andarsene in Costa Rica. Perché a Certosa non c’è alcun posto al sole, alcun roseo futuro per lei che abita con la madre in un misero bilocale di periferia. La sua esistenza è tutta là, imprigionata o peggio inchiodata all’asfalto, tra le panchine dei giardinetti e il bar di Carmine, ritrovo degli ultras della Sampdoria, a bere e fumare fino a notte con improbabili amici. Salvo quelle scappate del venerdì e del sabato in centro, con la metro o il motorino, a sbavare davanti alle vetrine per poi la sera scendere nei vicoli vicini al porto, dove impazza la movida, a bere alcol, comprare ganja a poco prezzo, e dopo anche sedersi a guardare il mare di notte. Ma Blondi vuole altro. Lei mira ad altro. Lei vuole fuggire in Costa Rica e iniziare là una nuova vita. Epperò, per poterlo fare, ci vogliono i soldi, abbastanza soldi per pagare il biglietto aereo e arrivati là altri soldi per ricominciare. Ma per averli, occorre trovarli. O prenderli, ma allora bisogna creare l’occasione giusta. O sapersela creare a ogni costo, anche inventandola. Se si è veramente privi di anima e disposti a tutto pur di tagliare la corda e andarsene, sembra persino facile scordare ogni scrupolo, ogni dubbio, ma proprio tutto e andare avanti fino in fondo, a occhi aperti. Un personaggio da manuale Blondi, costruito con straordinaria e plausibile genialità a tavolino. Un personaggio che ha imparato molto bene a fingere, a muoversi e ad agire pericolosamente. Un diabolico noir, Dove crollano i sogni, ambientato in zone e quartieri di Genova, ormai contaminati dalle nere dita della mafia. Una confessione in diretta che ci rivela il baratro in cui potrebbe facilmente sprofondare certa gioventù priva di innocenza e umanità. Una gioventù priva di altruismo, senza arte né parte, senza ideali, senza speranza e che soprattutto non ha modo e non riesce a imparare a vivere. Si può cambiare qualcosa? Attenti però perché è la stessa gioventù che, come tutti noi, ha dovuto affrontare la sfida del coronavirus, la drammatica peste nera del 2020. Molti hanno reagito bene e gli altri? Avranno imparato qualcosa? Avremo noi imparato qualcosa, o almeno imparato abbastanza da riportare qualcuno dei tanti, troppi giovani sbandati e lasciati in balia di se stessi a pensare e vivere in un altro modo?

Tutti gli incontri saranno visibili sui canali social del festival e sulla pagina Facebook di MilanoNera

Patrizia Debicke

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