I testamenti – Margaret Atwood



Margaret Atwood
I testamenti
Ponte alle Grazie
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Dente cariato.
Il mal di denti è fastidioso. Mi piace scrivere e pensare per ovvietà, primo perché mi evitano di pensare qualcosa di personale e spendere del tempo per riuscire a esprimerlo, risparmiano la fatica anche a chi mi ascolta di dover sforzarsi a capire cosa sto comunicando. Inoltre donano una piacevole sensazione di sicurezza, non nascondono nessuna insidia e sono una sorta di lingua universale.
I dialoghi platonici lasciamoli a Socrate. Perché perdere delle ore in chiacchiere, demolendo le opinioni, quando possiamo scambiarcele con un like o un cuoricino?
Questa splendida uniformità ci rende tanti piccoli denti che azzannano la realtà per sminuzzarla e trasformarla in qualcosa di digeribile. Ma cosa succede se uno si caria, si spacca e inizia a essere la causa di ascessi e fastidi più o meno dolorosi?
I testamenti di Margaret Atwood è il nuovo romanzo dell’autrice canadese ambientato a Gilead, in un futuro distopico già descritto ne Il racconto dell’ancella. Non si tratta di un sequel, pur avendo elementi in comune con la precedente opera, la storia è ambientata circa trenta anni dopo e rappresenta un ampliamento dell’universo narrativo già noto ai lettori.
Le ultime volontà prima della fine sono affidate a Zia Lidya, una volonterosa carnefice che ha contribuito all’instaurazione di una odiosa teocrazia in cui non c’è alcuno spazio per le donne, ammaestrate come animali e gestite come oggetti.
Negli incroci di una trama che coinvolge più protagonisti, il lettore si ritrova con il biglietto per un viaggio a senso unico verso la caduta di un regime.
Non si tratta di un semplice romanzo di fantascienza ma di una acuta riflessione sull’odio e le dolorose conseguenze che genera, il peso che affonda la coscienza nel doversi adeguare alle circostanze, la necessità della libertà di autodeterminarsi in qualunque società civile, il ruolo delle donne e l’impossibilità di essere ridotte alla contraddizione di essere allo stesso tempo angeli e demoni.
Una lettura interessante perché non procede per luoghi comuni e concetti scontati, non si scambia qualche opinione con l’autrice ma si inizia a riflettere assieme a Margaret Atwood, e racconta come un dente cariato possa a contribuire allo sgretolamento del morso.

Mirko Giacchetti

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