Carolina Invernizio (Voghera 1851-Cuneo 1916) prolifica autrice di romanzi d’appendice, che pubblica inizialmente sulla “Gazzetta di Torino”, è una delle prime scrittrici italiane a dedicarsi al genere giallo. Esordisce nel 1877 con “Rina, l’angelo delle Alpi”, al quale fanno seguito tra gli altri, “Il bacio di una morta” (1886), “Il delitto della contessa” (1887), “La sepolta viva” (1896), “La vendetta di una pazza” (1894), ”Il treno della morte” (1905), “Nina la poliziotta dilettante” (1909) e anche romanzi in perfetto stile noir come “Memorie di un becchino” o “Punizione”. Prendendo spunto da fatti di cronaca nazionali e da noti processi, ispirandosi anche ai romanzi di Eugène Sue e di Emile Gaboriau, l’autrice piemontese inserisce nel plot poliziesco anche elementi legati alla stregoneria e all’ultraterreno. La Invernizio, partendo dalla struttura narrativa del feuilleton, infarcisce la storia con vicende d’amori contrastati o impossibili, vendette, gelosie, ricatti, delitti ed enigmi e con una serie di colpi di scena che conferiscono ai romanzi una connotazione gialla e poliziesca. La grande novità della sua narrativa, che consta di più di cento romanzi, è l’introduzione della figura della donna intrepida e coraggiosa che si contrappone a quella del detective rigido e infallibile della letteratura anglosassone in voga in quegli anni. Se col romanzo “Nina, la poliziotta dilettante”, l’autrice crea il personaggio della donna poliziotto dilettante che indaga sull’omicidio del fidanzato facendo leva sul suo intuito, su una grande dose di coraggio e su una serie di travestimenti, con “Il bacio di una morta” scrive una storia in cui il mistero e la ricostruzione dei fatti di un omicidio premeditato convivono con i sentimenti, le ansie e le aspettative dei personaggi. Pur facendo uso di un linguaggio mieloso e ampolloso, proprio dei romanzi rosa dell’epoca, l’autrice riesce a creare ugualmente la suspense e il pathos che, uniti alla efficace caratterizzazione dei personaggi, creano un romanzo enigma dalla solida e valida struttura narrativa. Come riporta nell’intervista rilasciata nel 1904 a Speker, pubblicata alla fine del romanzo, l’autrice prende viva parte alle storie dei suoi personaggi: “mi commuovo, piango con loro, mi sembra di assistere realmente alle scene che descrivo e sono costretta talvolta a sospendere per un istante il mio lavoro, tanta è la sofferenza che ne provo e si ripercuote nel mio cervello e nel mio cuore”. Cuore e cervello che caratterizzano “Il bacio di una morta”, romanzo diviso in tre parti: “La morta viva”, “Il romanzo di Clara”, “Rivincita”. Protagonista della storia è la bella Clara,giovane donna fiorentina che creduta morta viene portata al cimitero.
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