Il buio dentro



Antonio Lanzetta
Il buio dentro
La Corte Editore
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Strano destino quello di “Il buio dentro”, romanzo nerissimo di Antonio Lanzetta, uscito poco più di un anno fa e salito agli onori delle cronache (ma MilanoNera ne aveva già a suo tempo segnalato l’uscita) soltanto dopo essere finito sulle colonne del Crime Club del Sunday Times, che l’ha inserito tra i libri stranieri più interessanti, facendolo scoprire alla pigra critica italiana. Che poi in realtà il paragone con Stephen King azzardato dalla columnist del domenicale britannico lasci un po’ il tempo che trova poco importa, Il Sud del romanzo, più del Maine sembra un far west, una frontiera che la nuova generazione dei noiristi italiani sa descrive molto bene con parole e attitudini nuove.
La forza del romanzo è in questo caso la capacità di sviluppare una storia viaggiando avanti e indietro nei decenni, rincorrendo la gioventù dei protagonisti opposta a un presente cupo e opprimente, e costruendo personaggi che non si dimenticano, soprattutto se parliamo dello Sciacallo, il giornalista e scrittore Damiano Valente, dolorante e amarissimo. E poi ci sono le ragazze uccise sotto un vecchio salice, i simboli e le contraddizioni di una terra che fatica a tirarsi fuori dall’abbraccio mortale di una criminalità organizzata che avvelena tutto e tutti, l’amore e la pazza che porta con se la morte. Tutto questo cattura il lettore e non lo molla più, anche grazie a una scrittura veloce, che poco concede alla lingua, nulla ai dialetti che invece al Sud hanno la loro importanza, e punta molto più sul ritmo, in questo sì prendendo a esempio forse più i modelli americani che i più classici interpreti del crime nazionale.

Mauro Zola

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