Il caso Kellan



Franco Vanni
Il caso Kellan
Baldini Castoldi
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Milano, con le sue luci e ombre ma, soprattutto, con i suoi chiaroscuri ha fra le sue mille virtù quella di essere sfondo ideale per storie “nere”, letterarie e anche, molto spesso, tragicamente reali.
Prova ne è il fatto che è stata scelta infinite volte dagli scrittori “di genere” per ambientarvi le loro vicende, spesso con esiti suggestivi e assolutamente riusciti, come in Il caso Kellan, di Franco Vanni (Baldini+Castoldi), in libreria da pochi giorni.
In una metropoli sepolta dalla neve a causa di una tormenta che dura da più giorni, il corpo di un giovane viene frettolosamente scaricato nella notte davanti a un ospedale del centro da un’auto misteriosa che ripartirà subito dopo. Il giovane è in fin di vita per gravi ferite alla testa e morirà presto, nonostante le cure dei sanitari.
Della vicenda si dovranno occupare la questura milanese e un giovane cronista di nera, Steno Molteni, prontamente interpellato per un aiuto dall’amico fraterno Raffaele Cinà, agente assegnato al caso, detto Scimmia per via della sua particolare conformazione fisica.
Le indagini si riveleranno presto particolarmente delicate, in quanto il morto è niente meno che Kellan Armstrong, unico figlio del console americano a Milano.
Chi e dove ha colpito Kellan con tanta violenza da causarne la morte? Ma soprattutto, chi era davvero Kellan Armstrong e cosa celava della sua vita ai genitori e alla sua ragazza?
All’inizio gli investigatori annasperanno alla ricerca di indizi, ma ben presto la vicenda inizierà a dipanarsi, fra salotti dell’alta borghesia e parchi cittadini teatro di incontri furtivi, soprattutto grazie a Steno, singolare e intrigante figura di cronista che vive da tempo nella stanza 301 dell’albergo Villa Garibaldi, affidato alle cure paterne del discreto maitre Barzini, e che gira per Milano a bordo della sua potentissima Maserati Ghibli del ’70, lascito di un amico lontano dall’Italia.
Ma la questura e Steno non saranno i soli a occuparsi del caso; sulle tracce dell’assassino o degli assassini si lancerà anche Han, amico del console dai tempi del Vietnam, ufficialmente chef in un ristorante orientale del centro ma in realtà esperto di informatica e soprattutto dedito anche a una seconda, molto più avventurosa professione.
Della trama si è già detto molto, e mi fermo qui, per non rovinare il piacere della lettura, che è veramente notevole.
Franco Vanni infatti, anch’egli, come il suo personaggio principale, cronista di giudiziaria (nonché saggista d’inchiesta) a Repubblica, padroneggia materia, trama e ambientazione con bravura, tratteggiando benissimo caratteri e situazioni. Veramente riuscite risultano anche le figure dei comprimari, come quella del “signor Barzini”, di Scimmia, nonché del Procuratore che si occupa del caso, la mitica Dottoressa Tajani, burbera dal cuore tenero e della bellissima compagna di Steno, la fotografa Sabine.
Come al solito Milano, poi, anche sotto la neve, esercita dalle pagine del libro un fascino particolare, che prenderà sicuramente anche chi non la conosce bene.
Trecento e più pagine che si leggono d’un fiato, sempre con la giusta suspense fin dall’inizio, trama noir perfettamente tratteggiata (a proposito, mai fidarsi delle apparenze, qui nessuno è quello che sembra e il lettore che avrà tirato conclusioni affrettate si troverà più volte sapientemente spiazzato), ma anche una bella storia di amicizia.
Alla prossima, Franco!

Gian Luca Lamborizio

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