Il cinese



Andrea Cotti
Il cinese
Rizzoli
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L’ultimo libro che avevo letto di Andrea Cotti era “L’ora blu” (Aliberti, 2006), scritto insieme a Gianfranco Nerozzi; storia da paura che naviga tra il nero e l’horror in terra padana. Ho letto in anteprima il suo ultimo romanzo, “Il cinese” (Rizzoli), un noir ben scritto che ha una trovata geniale e riuscita: la figura di Luca Wu, il primo vicequestore italiano di origini cinesi, in forza al commissariato di Torpignattara, Roma Est. Si tratta di una zona in cui la presenza di intrecci multiculturali che producono malavita e delinquenza organizzata è costante, così come altrettanto interessante è la spigliatezza con cui si muove Wu con criminali in una realtà non certamente facile, in un romanzo di oltre cinquecento pagine che si leggono d’un fiato, perché Cotti ha confidenza con i ferri del mestiere avendo scritto per la tv e il cinema ed essendo stato anche editor per diverse case editrici.
L’idea di dar vita a un protagonista finora inedito nel l’affollato panorama noir italiano, uno sbirro cinese, appunto, si rivela una trovata ricca di genio e il romanzo scorre in un precipitare di situazioni, con l’omicidio di un commerciante cinese insieme alla sua figlioletta, che non distolgono mai il vicequestore Luca Wu dalla propria lucidità e dal proprio intuito. Wu ha il fascino dello sbirro seduttore che ama il kung fu, fascino indiscusso, inutile negarlo, che coinvolge anche il lettore nonostante i reiterati tradimenti alla moglie.
L’abilità dell’autore sta dunque nell’avere affrontato in modo serio e rigoroso, il salto di qualità dell’impentrabile criminalità cinese. Luca Wu sa misurarsi con i dubbi sulla propria appartenenza e nel libro è in grado di scontrarsi con il potere delle Triadi, famigerate associazioni cinesi a carattere criminale, e con il progetto di morte di un’oscura mente omicida. Alla prossima e buna lettura.

Mauro Molinaroli

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