Il club Montecristo – Fabiano Massimi



Fabiano Massimi
Il club Montecristo
Mondadori
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Dopo avere vinto il Premio Tedeschi nel 2017, dall’8 febbraio è arrivato anche in libreria, nella prestigiosa collana Giallo Mondadori inaugurata nel 2019 da Camilleri, “Il club Montecristo” di Fabiano Massimi, autore del best seller “L’angelo di Monaco” già tradotto in diversi Paesi e che avrà presto un seguito, la prossima primavera, con “I demoni di Berlino”.
Siamo a Mutina (antico nome di Modena) dove si svolge la prima avventura degli Ammutinati.
Conosciamo i personaggi: Marco Maletti, esperto informatico, detto Arno dai tempi della scuola quando, studente adolescente, si buttò nel fiume per stupire la bella del gruppo e si assicurò una storia con lei oltre alla sospensione e alla profilassi contro la leptospirosi. 
Oggi Arno, sposato con Eslie, di nazionalità danese perennemente stanca, è padre di due figli piccoli, lavora in banca come informatico, ha una bella casa e un’auto di lusso, ma continua a chiedersi: Tutto qui? 
Come a dare risposte a quella domanda, un giorno ricompare il suo miglior amico Lans Iula, talentuoso pittore, che non vedeva da otto anni, perché era stato condannato a sette anni di carcere per rapina. Dietro le sbarre Lans non ha mai aperto bocca e ha dovuto subire anni di carcere duro, senza visite né altre prerogative per alleviare la pena. Lans gli chiede di fare ricorso alle sue abilità di hacker per aiutarlo a dimostrare l’innocenza di Danilo, un ex galeotto che ha scontato trent’anni per aver difeso la sorellina dagli abusi del padre. 
Una giovane e piacente donna, Viviana, pittrice, è stata uccisa con le stesse modalità di quel delitto vecchio di trent’anni, collo spezzato, e Danilo torna dietro le sbarre, accusato di omicidio dall’ottuso commissario Cassini, detto Cazzini per le risicate misure del suo apparato pendulo. Sono state ritrovate le sue impronte nella casa di Viviana e lui non ha un alibi e tanto basta per farlo diventare il primo sospettato. Danilo è il colpevole perfetto, ma non per gli Ammutinati dell’esclusivo Club Montecristo, messo su da Primo, dove gli iscritti sono ex galeotti. E tra loro Azzicca, che in carcere è diventato esperto di diritto e Zero Zero, ma anche gli chef Oleg e Olaf che scarcerati di martedì, dopo ventidue anni di carcere, celebrano quel giorno della settimana al Caffè Dantes offrendo a metà prezzo panini grandi il doppio agli innumerevoli avventori.
E poi ci sta l’inquietante Vario, informatore perverso che sa tutto di tutto, ma si finge un medium, risponde con criptici versi in rima, e bisogna pagarlo con indumenti intimi appartenuti alla vittima. 
La peculiarità di questo romanzo, il primo di una serie destinata a continuare, è che a condurre le indagini non sono investigatori di professione, ma ex galeotti e loro sodali che lottano contro le storture del sistema.  
Conferma infatti l’autore: “Il giallo, sin dalla sua nascita, è il genere dell’ingiustizia: il racconto di come l’universo possa essere crudele e indifferente, e spetti agli uomini di buona volontà (e capacità logica) rimediare ai suoi danni. Ogni colpa ha un colpevole, ma spesso questo sfugge all’ammenda, mentre qualche innocente finisce per espiare al posto suo. È una certezza che noi tutti abbiamo, e che alimenta paure profonde e concrete: i crimini impuniti sono legione, gli errori giudiziari senza fine. Per questo la cronaca attuale è fonte di spunti continui per un giallista, e anche per me. Ma è la condizione carceraria a interessarmi di più: il problema della condanna commisurata alla colpa, della recidiva cui non si sfugge, della libertà da conquistare e meritare. Il riscatto del condannato è qualcosa di possibile? E a che prezzo? A Modena, la città in cui vivo (in antichità “Mutina”), c’è un carcere, un luogo che da sempre ha attirato la mia curiosità. Da bibliotecario ci sono entrato in diverse occasioni per raccontare e leggere storie ai detenuti, ma naturalmente le storie più interessanti erano quelle che loro avevano da raccontare a me. Presto mi sono accorto che la maggior parte di loro non aveva alcuna intenzione di ripetere gli sbagli fatti, eppure sappiamo che il 70% degli ex detenuti finisce per tornare dentro. Si chiama recidiva, ed è una sorta di maledizione che nasce da ragioni ovvie: la società civile fatica a riammettere tra le sue fila chi ha rubato, truffato, aggredito. Nessuno affitta casa o propone un lavoro a un ex galeotto. Comprensibile, ma drammatico. Così mi sono immaginato una associazione segreta di ex detenuti che, una volta liberi, si aiutano a vicenda, decisi a rigare dritto e vivere nella legalità. Una società di mutuo soccorso, il Club Montecristo”. (brano tratto da un’intervista a Fabiamo Massimi a cura di Roberto Mistretta, pubblicata su La Sicilia)

Roberto Mistretta

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