Il collegio – Tana French



Tana French
Il collegio
Einaudi
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Il detective Moran lavora ai Cold Case, i Casi Freddi, nella polizia di Dublino, ma il suo sogno è di entrare nella Omicidi. La sorte gli sorriderà quando, una mattina, l’adolescente Holly Mackey, figlia di un collega e allieva del prestigioso (e costosissimo) collegio di St Kilda, si presenta nel suo ufficio tenendo fra le mani un biglietto in cui qualcuno afferma di conoscere chi ha assassinato un anno prima Chris Harper, bello, ricco e fascinoso studente del contiguo collegio maschile di St Colm, e trofeo ambitissimo da conquistare per tutte le studentesse. Insieme a Conway, rude e insofferente collega della Omicidi, Moran inizia un’indagine che lo condurrà in un mondo che gli era stato fino ad allora estraneo, quasi alieno, un mondo permeato di bellezza e pura innocenza e insieme di rabbia, gelosia e disperazione. La French ci trasporta in atmosfere che rimandano inevitabilmente all’indimenticabile Attimo Fuggente, solo che al posto dell’idealista professor Keating troviamo i due pragmatici e ambiziosi detective. Si potrebbe definire Il collegio un giallo psicologico, ma risulterebbe una definizione riduttiva, perché il giallo è solo un contenitore di tematiche che vanno dai turbamenti dell’adolescenza alla vastità quasi sovrumana del sentimento dell’amicizia. Le ragazze del St Kilda fanno discorsi d’amore e mangiano caramelle al centro commerciale, mostrandosi nella tipica iconografia adolescenziale, ma sono le stesse candide fanciulle che di notte scappano dalla loro stanza per esplorare il mondo allettante e pericoloso dei sensi e delle emozioni. Il romanzo si sviluppa su due piani: la narrazione in terza persona dei mesi vissuti da Chris prima di essere ucciso, in un inarrestabile conto alla rovescia, e la narrazione in prima persona fatta da Moran della giornata iniziata con l’incontro di Holly e che condurrà, nel suo volgere verso la notte, alla scoperta di quanto avvenuto l’anno precedente. Attenzione: questo è un giallo atipico, la suspense non si trova nella caccia all’assassino, ma nell’indagine dentro l’animo di un gruppo di adolescenti, che scoprono, loro malgrado, la sessualità, la violenza e l’arroganza maschile, di ragazze che decidono, a un certo punto, di non conformarsi più ai desideri di qualcun altro, ma di voler piacere solo a se stesse. Sta in questo lento e graduale svelamento del mistero più intricato, quello dell’animo umano, il fascino di questo romanzo, che l’autrice conduce con abilità allo scioglimento finale, in cui si districano i nodi e si liberano i fantasmi sepolti nel cuore che premevano per uscire e svanire nell’aria. Proprio l’uso dei due piani narrativi è funzionale allo scopo dell’autrice: il narratore Moran, detective abile e astuto, è convinto che la verità che ha scoperto sia quella autentica e definitiva, ma il narratore onnisciente, che solo può osare di addentrarsi nell’animo delle protagoniste, ci mostra come il mondo dell’adolescenza , quel varco aperto tra l’ingenuità e la purezza dell’infanzia e le passioni violente degli adulti, non troverà alcun pur valido detective in grado di svelarlo.

Donatella Brusati

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