Il confine – Don Winslow



Don Winslow
Il confine
Einaudi
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Il confine prende vita esattamente da dove è finito Il Cartello, con Art Keller che esce dalla giungla dopo aver completato l’operazione in Guatemala, convinto finalmente di aver messo fine alla sua storia personale con Adan Barrera. Ma non è così. Il cartello di Sinaloa, la grande organizzazione creata da Barrera per controllare il mercato della droga si trova ora senza El Patron. Chi prenderà il suo posto, ora? La terza generazione di narcotrafficanti: dopo Miguel Angel e Adan tocca ora a Los Hijos, i figli. Ma la nuova generazione, non vuole governare in una Federacion come quella voluta da Miguel Angel. Iniziano le alleanze trasversali, ogni fazione è in guerra con l’altra e l’America Latina torna a tingersi di rosso, il colore del sangue e della violenza, mentre il commercio della droga continua, più fiorente che mai. Viaggia dal Messico agli Stati Uniti, dove produce soldi che rientrano in Messico. Ma visto che il denaro occupa spazio e deve essere ripulito, torna verso gli Stati Uniti. Come in un gigantesco flipper, i soldi rimbalzano da una banca all’altra, confluiscono in attività di copertura, vengono investiti in proprietà immobiliari sull’orlo del fallimento e arrivano a sfiorare la Casa Bianca. Ecco perché è importante essere il capo della filiera della droga, per arrivare ad avere un posto di comando nella più grande democrazia del mondo.
Art Keller, ex agente della CIA, ex FBI ora è a capo della DEA. Dopo aver combattuto la guerra dalla parte del confine messicano, si ritrova ora a combatterla dal lato americano. Contro i narcotrafficanti, contro la polizia corrotta, contro i suoi stessi agenti, mentre cerca di portare alla luce l’aggancio tra il narcotraffico e la politica. Quella politica che dichiara apertamente la propria guerra alla droga. Il presidente americano vuole costruire un muro, e trovare le analogie con la situazione attuale è fin troppo facile. Il muro serve per impedire alla droga di entrare negli Stati Uniti, per impedire alle persone in fuga da governi sanguinari sotto il controllo dei narcos di entrare negli Stati Uniti per inseguire una speranza di vita “normale”. Ma i muri, si sa, hanno dei varchi, da cui la merce continua a passare e passa soprattutto il denaro. Art Keller sostiene che non esiste il problema messicano della droga, esiste il problema americano della droga, perché non c’è offerta senza domanda, e la domanda di stupefacenti in America è in costante aumento. Il bisogno di droghe è democratico, non fa distinzione di classe sociali, né di etnie: la vedi girare negli ambienti esclusivi, per ravvivare cene e festini, la vedi girare negli ambienti degli invisibili, gli emarginati sociali, siano essi bianchi, neri, rossi, non ha importanza.. la “pera” di eroina serve per sopravvivere un altro giorno, fino a quando non trovi quella fatale, quella che mette fine una volta per tutte alle sofferenze.
Il confine è un romanzo pesante, non solo per le oltre 900 pagine, ma soprattutto per gli interrogativi che ci mette di fronte. Nella parte finale è lo stesso Art Keller che ci pone la domanda: perché? Perché combattere la guerra al confine, cercando di non far entrare la droga? Perché non aiutare i tossicodipendenti a uscire dal tunnel dell’eroina (senza domanda, si riduce l’offerta)? Perché le droghe diventano sempre più potenti, aumentando così la dipendenza di chi ne fa uso? Chi ha interesse a mantenerne vivo il mercato e soprattutto a non chiudere il rubinetto al flusso di denaro che ne deriva?
Oltre 900 pagine da leggere sembrano tante, ma scorrono veloci grazie alla scrittura fluida di Winslow e soprattutto ai personaggi. Non solo quelli principali, anche i personaggi secondari sono tridimensionali, emotivi e raccontano le loro storie di degrado e di violenza. Sono piccoli romanzi, all’interno del romanzo principale e lentamente si incastrano tra loro, creando un capolavoro narrativo.
Ultimo atto della trilogia di Art Keller, II confine chiude la saga iniziata con Il potere del cane e il Cartello, ha portato il narcotraffico nelle nostre vite. La trilogia è stata scritta da Don Winslow in circa 20 anni, copre un arco temporale di 40 anni, racconta la guerra più sanguinosa che l’America si è trovata, o meglio, si trova tutt’ora a combattere. Basato su anni di studio e di ricerche, offre uno splendido spaccato della società contemporanea, tragico e reale.. ma i romanzi si sa, sono solo un’opera di fantasia, o no?

Lucia Cristiano

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