Il dono – Carlo De Filippis



Carlo De Filippis
Il dono
DeA Planeta
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Dopo aver letto questo intenso giallo di De Filippis, credo che nessuno aspirerà a ottenere il dono concesso a Eduardo e Colette: un’”energia” che illude di poter fare giustizia delle malvagità del mondo, punendo gli assassini che le commettono. Attenzione: è facile oltrepassare la sottile linea che dalla giustizia conduce alla vendetta, che trasforma da giudici in giustizieri.
Il commissario Zaccaria Argenti, che sta faticosamente tentando di riprendersi dopo un gravissimo incidente durante un’azione, ne farebbe volentieri a meno, di un dono del genere, ma per ragioni apparentemente imperscrutabili anche lui è coinvolto in una vicenda ai limiti della realtà e della ragione. Gli è accanto l’ispettrice Bolla, una giovane e solerte poliziotta un po’ troppo preoccupata della salute del commissario, il quale, tra le conseguenze del trauma vissuto, ha riportato un’amnesia che gli ha fatto dimenticare tutto ciò che lo ha ridotto in quelle condizioni.
In una Torino dapprima temporalesca e plumbea, poi finalmente riscaldata da un incipiente sole estivo che cancella le nuvole di tempesta, si dipanano così le vicende di Zac Argenti e della sua squadra, restia a mettersi sulle tracce di ectoplasmi giustizieri. Anche il lettore si trova immerso, quasi compagno d’avventura, in questa situazione esoterica, che rievoca le atmosfere di Ghost, e si indigna di fronte al cinismo brutale e alla freddezza spietata di Petra, Andrea, Rocco, assassini senza scrupoli; anche il lettore si trova di fronte alla stessa domanda che affligge Colette: è concesso all’uomo mettersi al posto di Dio per ottenere giustizia? E una giustizia del genere, non è la regressione all’antica legge del taglione, occhio per occhio dente per dente? L’atmosfera noir delle prime pagine de Il dono lascia lentamente il posto a una storia molto ben congegnata, che concede momenti di commozione e spazi di riflessione. Sono infatti molte, le domande che il romanzo pone nelle sue pagine; Colette, a un certo punto della vicenda, quando si accorge che il dono ricevuto si sta rivelando tossico e letale, è costretta ad ammettere che lei e il cugino Eduardo non sono migliori delle persone che stanno giustiziando e si chiede Siamo anche noi il male? Il cugino le risponde che lei vede con gli occhi della fede, lui con quelli della ragione, ma entrambi sono strumenti di giustizia per ricomporre l’equilibrio ferocemente spezzato dal male. Il dono loro concesso è legato alla Nemesi, è generato dalla sofferenza, dal bisogno di pace, non è quindi vendetta, ma un senso di giustizia incomprensibile per molti.
Il commissario Zac, al contrario, parte dalla certezza del diritto, è laureato in legge e sa che se si cedesse agli istinti primordiali della vendetta, l’uomo sarebbe ‘homo homini lupus’, la guerra di tutti contro tutti. Come dimostrerà il sorprendente finale, l’unica conciliazione possibile per gli uomini è nella compassione, nell’amore che diventa generosità, sacrificio, comprensione del dolore dell’altro: anche nel più spietato assassino ci può essere un dolore inguaribile da cui è scaturito il male, basti pensare alla vicenda di Petra. Zaccaria Argenti è il nuovo protagonista creato da De Filippis, dopo la serie del commissario Salvatore Vivacqua. Zac, come lo chiamano gli intimi, appare all’inizio del romanzo come un uomo fragile, ancora convalescente, che si attacca a brandelli di un passato di cui neppure è sicuro per celare anche a se stesso la solitudine di cui è impregnata la sua vita. Ma sarà questa fragilità il suo vero dono, che gli consentirà di risolvere l’enigma e di rimettere al suo posto i tasselli di un puzzle quasi irrisolvibile. Un personaggio di cui, speriamo, torneremo a leggere altre avventure.

Donatella Brusati

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