Il fascino del peccato



Aimee Agresti
Il fascino del peccato
Editrice Nord
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Haven Terra è una ragazza di 16 anni che adora la fotografia, frequenta il liceo e nel tempo libero fa volontariato in ospedale dove lavora Joan, sua madre adottiva. Sì, perché se la vita di Haven fino a quel momento è quella di qualsiasi adolescente, la sua infanzia non lo è stata.
Viene trovata molto piccola, abbandonata in un campo ghiacciato, quasi morta e senza nessuno. Quando arriva in ospedale, non parla e non si fida di nessuno tranne che di Joan, che decide così di adottarla e da quel momento diventano una famiglia e decidono di non parlare mai di quell’avvenimento, di cui rimarranno come unica testimonianza delle cicatrici: una all’altezza del cuore e due sulle scapole.
Durante l’anno scolastico Haven riceve tramite la sua direttrice scolastica una proposta di partecipazione a uno stage lavorativo di sei mesi con due dei suoi compagni. Con il permesso della direttrice e di Joan Haven, accetta e si trasferisce così al Lexington Hotel insieme a Lance e Dante, suoi compagni e unici amici.
Fin da subito si accorge che il lavoro non sarà semplice e che gli orari non saranno dei più normali, ma non è l’unica cosa strana che l’aspetta: infatti troverà anche uno strano diario con le pagine bianche con il suo nome sopra, ma non rimarrà bianco per molto perché presto troverà dei messaggi anonimi per lei. Chi è che scrive e quando lo fa?
Un romanzo avvincente e davvero coinvolgente che cattura il lettore, però solo dal settimo capitolo. I primi sei capitoli infatti sono molto lenti e danno l’impressione che l’autrice non sappia esattamente che piega far prendere alla trama. Dal settimo capitolo si trasforma completamente diventando totalmente l’opposto, lo stile è brioso, pieno di suspence, mistero e colpi di scena fino all’ultima pagina.
E proprio la fine del libro è una vera e grande sorpresa per il lettore. In molti libri infatti le ultime 10-20 pagine sono quasi inutili, la storia è già finita e non si aggiunge nessuna informazione utile, anche in  quelle che dovrebbero essere un epilogo. In Il fascino del peccato, l’Agresti invece riesce a tenere legato il lettore fino all’ultima riga, dividendo gli avvenimenti per tutto il libro così da non farlo arrancare per finire quelle interminabili ultime pagine.
Le descrizioni sono molto suggestive da quanto sono dettagliate e quando riguardano cose realistiche, come ad esempio il quadro Jeune martyere di Delaroche, portano il lettore a volerlo vedere e informarsi anche tramite internet e quando vede il quadro è esattamente come l’autrice glielo aveva fatto immaginare con la sua descrizione.
Si denota la bravura dell’Agresti anche nel saper far intuire durante la lettura i vari segreti ma senza mai dare la conferma se non nelle ultime pagine, tenendo così sempre vivo l’interesse del lettore.
Un romanzo spettacolare che ha nel suo interno giallo, thriller, paranormale e un po’ di fantasy che sa colpire qualsiasi lettore.

 

Micol Borzatta

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