Il fioraio di Monteriggioni



Cristina Katia Panepinto
Il fioraio di Monteriggioni
Golem
Compralo su Compralo su Amazon

È nelle librerie in una nuova edizione curata dalla torinese Golem, Il Fioraio di Monteriggioni, romanzo d’esordio di Cristina Katia Panepinto già vincitore del Premio Letterario Giallo Garda 2016. A prescindere dal prestigioso riconoscimento, questo libro difficilmente può essere rinchiuso esclusivamente all’interno dello steccato del giallo. Il Fioraio di Monteriggioni è un opera che si spinge frequentemente nel territorio del thriller, a forza di colpi di scena, e che da altre angolature sonda le profondità della depravazione umana come un tradizionale noir.
La storia è quella di un casato dell’alta società fiorentina, di una vicenda torbida che come un incubo torna dal passato a tormentarne i componenti. I fatti si svolgono durante cinque giorni di marzo, intorno alla data ricorrente del 19, una maledizione che segna la vita della famiglia Aldori.
La giovanissima modella Fiona, ultima venere della stirpe, viene ritrovata morta dentro un cassonetto delle nettezza urbana nei pressi del poco rassicurante Parco delle Cascine. Potrebbe sembrare un omicidio legato a fatti di droga, a una vita notturna portata al limite in certi ambienti della città, ma un particolare rende il rinvenimento ancora più inquietante: Fiona ha in bocca dei fiori, come le vittime del serial killer attivo quarant’anni prima, soprannominato, appunto, il Fioraio di Monteriggioni.
Il magistrato Amedeo Cantini, amante di gioventù della defunta Emma Aldori, madre della vittima, dovrà individuare il colpevole servendosi della preziosa assistenza della moglie, la psicoterapeuta Violetta Salmoiraghi. Capitolo dopo capitolo le strade di Firenze s’intrecciano come le vite dei personaggi che in un modo e nell’altro hanno varcato la soglia della Tenuta Aldori, per una degustazione di vini d’eccellenza o per un vernissage organizzato da uno dei membri ufficiali o collaterali della dinastia.
La penna della Panepinto disegna con sapienza, attraverso un linguaggio preciso e allo stesso tempo ricercato, un mondo apparentemente dorato che in realtà nasconde vizi mortali e degenerazioni inconfessabili, affogandoli nella droga e nell’alcool, e finisce per mettere i propri membri davanti all’abisso provocato dalle colpe del singolo e da quelle della stirpe intera. E così le dolci colline di sangue – come un compianto giornalista fiorentino le definì negli anni ’80 – offrono nuovamente lo scenario ugualmente meraviglioso e terrificante in cui i lati più bui ed efferati dell’animo umano possono liberarsi incontrollati, senza lasciare possibilità di scampo alle vittime designate. Tutto in un insieme compatto di elementi che, a partire da una prosa subito riconoscibile, rende Il Fioraio di Monteriggioni un’opera prima capace di conquistare il lettore dalle prime pagine e distinguersi dai tanti romanzi sugli scaffali delle librerie.

 

 

 

 

Thomas Melis

Potrebbero interessarti anche...