Il giallo di Ponte Sisto – Max e Francesco Morini



Max e Francesco Morini
Il giallo di Ponte Sisto
NewtonCompton
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Liberty romano dai palazzi alle chiese a dominare culturalmente la narrazione e il mondo di Petrolini come scenario. Una netta virata da parte dei fratelli Morini che stavolta lasciano la possanza e la fascinazione della grande arte figurativa per il palcoscenico, ma per Roma si tratta di un palcoscenico molto speciale. Quello indimenticabile e intramontabile che vide come massimo divo e protagonista Ettore Petrolini. Forse l’eccessiva vicinanza del grande comico con il fascismo – Mussolini era tra i suoi fan e lui per anni approfittò a piene mani di questa vicinanza –  dopo la guerra in un nuovo e diverso clima politico ha contribuito a un parziale oblio della sua immane bravura e grande umorismo. Ma di quei tempi un comico, un uomo di spettacolo, doveva vivere e il regime non tollerava chi non si adeguava almeno formalmente alle sue regole. Afflitto da angina pectoris, allora non esistevano gli stent e non si operava di bypass, ebbe ripetute, drammatiche crisi successive e morì giovane ad appena cinquantadueanni. La sua innata civetteria gliene faceva dichiarare però, solo cinquanta. I Morini stavolta, oltre a far sì che la memoria di Petrolini salga subito in scena e la domini con prepotenza per tutto il romanzo, gli hanno regalato anche un’importante parte nella narrazione. Insomma hanno fatto di lui quasi un ingombrante fantasma romano tornato a fare danno. Infatti quando un giovane comico, figlio unico  di famiglia molto agiata, Simone Rossmann, ma che ha addirittura rotto i ponti con il padre per darsi al palcoscenico scompare, secondo la denuncia del padrone di casa, un michelangiolesco settantenne ex stagnaro (idraulico per i non romani), salta subito fuori una prima incredibile coincidenza. Il ragazzo abitava in un monolocale dello storico edificio romano di via Baccina, rione Monti dove aveva vissuto il giovane Ettore Petrolini, come testimoniato dalla targa appesa fuori sul muro. Non basta, il repertorio del giovane neo attore si improntava quasi fanaticamente ai vecchi ritmi e giochi di parole petroliniani. Le indagini vengono subito affidate al gigantesco ispettore milanese Ceratti che, coadiuvato dal fido agente Cammarata, dopo aver sfondata la porta a spallate, ed essere entrato scoprirà una seconda  e invasiva coincidenza: l’appartamento è completamente tappezzato da immagini, foto e locandine di scena del grande idolatrato divo del varietà del Novecento, Ettore Petrolini. E quando Ceratti, spiazzato dall’assurdità della situazione, in cerca di conforto documentaristico e aiuto nelle indagini, convoca come al solito il libraio Ettore Misericordia che lo raggiunge tallonato da Fango, voce narrante della situazione e indispensabile spalla, guardandosi attorno verrà fuori una terza stranezza. Sul piatto del vecchio centenario grammofono anni venti c’è un disco a settantotto giri, con su “Ha detto il sole”, imperituro successo di Petrolini che, messo in funzione. continua a incantarsi sinistramente sulla parola “morire”. E la voce incisa sul disco è proprio quella del divo anteguerra. Sembrerebbe quasi una macabra e premonitrice coincidenza, perché infatti, pochi giorni dopo viene rinvenuto un altro cadavere. Per il povero e gigantesco ispettore milanese la  faccenda si rivela subito talmente intricata, che per arrivarne a capo necessiterà del fiuto e della longa manu di Misericordia. Insomma, di qualcuno in grado di immergersi totalmente nel mondo e nella storia dell’inizio Novecento romano, prendendo in considerazioni tutti i possibili particolari indispensabili per sbrogliare il caso. E chi più di Misericordia, esperto dell’epoca e che deve addirittura il suo nome di battesimo a un padre libraio come lui ma anche fan di Petrolini?  Per sbrogliare il mistero si dovrà intraprendere una rocambolesca indagine, che si addentrerà nella movimentata e non sempre lineare di Ettore Petrolini, uomo vissuto quasi un secolo prima. I misteri del passato si intrecciano con quelli del presente dando vita a un’avventura piena di colpi di scena tra straordinari palazzi, vicoli, strade e piazze romane.
Ancora un giallo, con per scenario una fresca atmosfera marzolina, che ci rituffa nella consueta e teatrale ma verace rappresentazione della Città Eterna, tra antichi monumenti e vestigia del ventennio. Una Roma dai ritmi “moriniani”, in bilico tra il presente e il passato che talvolta ci fanno dimenticare il tempo. Un giallo che prende per mano il lettore e l’accompagna in tanti luoghi belli e segreti della capitale per la durata di una storia fresca, intrigante e coinvolgente. Insomma ormai una collaudata ricetta condita dallo humour dei fratelli Morini che ci regalano un altro classicheggiante giallo vecchia maniera con sprazzi di intelligente, ma anche un raffinata e utile guida turistica per una pubblico di eletti selezionati, Da leggere.

 

 

Patrizia Debicke

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