Il grande burattinaio



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Il grande burattinaio
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Il grande burattinaio è il nuovo romanzo di Emiliano Grisostolo per i tipi Zona, dopo “L’ultima notte”. Grisostolo ne “Il grande burattinaio” conferma quello che è il suo impegno umano e sociale con un romanzo che è sì di fiction ma anche una chiaro puntare l’indice contro il traffico di bambini, di organi umani. Un romanzo che, così, a tutta prima parrebbe impossibile, impossibile perché bisognerebbe ammettere che il mondo in cui viviamo è davvero molto brutto. Purtroppo il mondo, o meglio una parte dell’umanità di oggi è cinica ab imis. La finzione nel romanzo è sì tale ma trova congiungimento in una realtà che in paesi come l’India e l’America Latina, le regioni a Ovest dell’Europa e fuori dei suoi confini, è più che mai ferale: non è affatto difficile svegliarsi morti o con un rene in meno, ad esempio. I bambini sono le prede più ambite dai trafficanti di organi, ma sono anche quelle vittime predilette da chi fa la “tratta degli esseri umani”: bambini che vengono strappati dalle loro famiglie per essere venduti poi nei paesi occidentali, per essere messi sulla strada della prostituzione minorile e su quella non meno abnorme delle sette sataniche. Con il crollo dell’Unione Sovietica, con l’abbattimento del Muro di Berlino, il mondo che si pensava dovesse migliorare è invece precipitato nell’anarchia e nella pazzia più sfrenata; la Russia di oggi, nelle mani di Putin, è purtroppo terreno fertile di mille soprusi: Grigori Tchkhartichvili, meglio noto al pubblico come Boris Akunin, scrittore e saggista tra i più importanti dell’attuale Russia, a seguito dell’assassinio di Anna Politkovskaja, ha avuto parole di rimprovero per il Cremlino – che comunque ha mantenuto il silenzio. Ma non basta il coraggio di uno e nemmeno quello di cento intellettuali per far sì che tragedie come quella di Beslan non si ripetano, per evitare che assassini al soldo dello Stato mettano a tacere le voci scomode al Cremlino. Nel 2004, Anna Politkovskaja stava andando a Beslan per tentare una mediazione: ma fu avvelenata, in quell’occasione si salvò per puro miracolo. Beslan è ancora un ferita aperta, profonda nel cuore della Russia: “Tutto quello che è accaduto negli ultimi tre giorni è stato mal organizzato, non è stata presa alcuna decisione ragionevole, e ai nostri giornali ai quali è vietato scrivere la verità”. Pura giustificata rabbia contro Putin: e, “questo tipo di cose non accadevano nell’Unione Sovietica”. La libertà di stampa non esiste, la verità non esiste, e se la dici sei un morto che cammina. Come Anna Politkovkaja.
Ne “Il grande burattinaio”, Emiliano Grisostolo con stile a volte lucido, altre più contorto, mette in piedi una storia che guarda da vicino Arno, un bambino di soli tre anni, che vive nella campagna di un non ben precisato paese dell’Est: ma tanto ci basta, siamo ad est. Arno è agnello sacrificale, innocente completamente: troppo piccolo per comprendere anche solo d’esser un bambino, per sapere che l’innocenza è tutta nel suo cuore che del mondo non ha esperienza alcuna.
Un tir, nero e buio, e dentro stipati tanti bambini, tutti rapiti e tutti a soffrire la lontananza da casa, un fato crudele di cui non sanno alcunché, l’abbandono, la fame, e i segni nell’anima e nel corpo, quelli delle torture inflittegli. Perché tutto questo dolore? Già ne “L’ultima notte”, l’operaio-scrittore maniaghese s’interrogava sulla pena di morte, del significato estremo che assume la vita per chi già dead man walking: ne “Il grande burattinaio”, Grisostolo si spinge ancora più a fondo, scava dentro alle latebre umane, quelle più animali e ciniche che portano alcuni esseri senza scrupoli a dare il giro di vite a giovani innocenti esistenze. Un vero e proprio cadere dentro il mercimonio: di questo ci racconta l’autore nel suo ultimo libro, che dall’Est arriva a toccare la Milano più negra sotterranea e ferale.
Spiega Emiliano Grisostolo in un’intervista rilasciata a Il Gazzettino (7 giugno 2006): «Si tratta di una storia a noi non estranea, visto che anche nelle nostre zone sono stati arrestati alcuni passeurs l’anno scorso. E’ accaduto proprio in provincia di Pordenone, solo un mese dopo che avevo terminato di scrivere ‘Il grande burattinaio’. Forse una coincidenza, ma questi traffici esistono sia dal Sud America che dall’Est europeo, come anche in casa nostra […] Innumerevoli sono i casi di bambini scomparsi un po’ ovunque nel mondo, purtroppo nessuno li vede, nessuno ne parla mai abbastanza. Eppure in silenzio questi angioletti di pochi anni scompaiono, evaporano, perché un momento prima erano lì, un momento più tardi non ci sono più. Leggendo alcuni articoli su internet ho scoperto che già nel lontano ’91 una campagna fortissima contro il contrabbando di esseri umani per l’espianto di organi era partita dal Sud America nei confronti di noi italiani, e di tutti quei paesi dell’Europa in cui personaggi potenti possono pagare per ricevere un rene, un cuore, senza spendere molto».
Siamo di fronte a un romanzo, a una storia: ma c’è anche un’accusa ben precisa, contro chi oggi – e sono in tanti – strappano i figli dalle famiglie per portarli chissà dove e per darli in pasto a pedofili, a laboratori per l’espianto di organi, a sette sataniche, a schiavisti, a papponi.
Il grande burattinaio”, non solo fiction: un romanzo da leggere e da meditare, perché gli abusi sui minori non sono fantasia ma purtroppo una triste realtà da combattere, che si sta espandendo a macchia d’olio e di cui si parla sempre meno e quando sì per breve tempo, perché quasi tutti impegnati a dimenticare il dolore. Con questo romanzo, Emiliano Grisostolo ci invita a non dimenticare che ogni giorno tante giovani vite vengono strappate ai loro affetti per essere destinate al mercato del traffico di organi, alla morte, alla prostituzione, allo schiavismo. (giuseppe iannozzi)

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