Levi Henriksen – Il lungo inverno di Dan Kaspersen



Levi Henriksen
Levi Henriksen
Iperborea
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Dan Kaspersen non ha aspettato che il funerale fosse finito. È uscito dalla chiesa, è salito sulla sua Volvo Amazon e preso la strada di casa. Dopo due anni passati in carcere, con l’accusa di spaccio di droga, Dan esce di galera e tarda a incontrare suo fratello Jakob. Non sa neanche lui perchè, ma sente che i tempi non sono maturi, così nel tergiversare fra un senso di vergogna e un implacabile imbarazzo, in quel lasso di tempo Jakob si toglie la vita. “Sono tornato solo per ripartire” ripete a se stesso e agli altri quando gli chiedono spiegazioni, perchè non ha portato a spalle la bara di suo fratello? Gli occhi della comunità restano incollati su di lui.
Non solo. I sensi di colpa iniziano ad assalirlo, Dan è convinto che se avesse incontrato prima suo fratello avrebbe potuto impedirgli di commettere quel gesto folle. Così passa le giornate a perlustrare i dintorni di Kongsvinger in cerca di quelle tracce che i due fratelli avevano seminato in lungo e in largo. Gli tornano alla mente le incisioni dei loro nomi fatte nel canale sotto la strada, una volta che si erano infilati là per ripararsi dalla pioggia e quell’albero di betulla sul quale il padre aveva appeso una bottiglia contenente un versetto della Bibbia, due banconote e alcune raccomandazioni, “l’aveva appesa all’albero per ricordarsi che il dubbio è importante perché rende più saldi nella fede” e “per ricordarsi di parlare sempre, di condividere tutto, che non c’è niente di male ad andarsene per un po’, basta non dimenticare che casa tua è questa”.
E proprio nel frangente in cui lui girovaga per la città, qualcuno aggredisce Oscar Thrane riducendolo in fin di vita. Il vecchio è il nonno di Kristian Thrane, il ragazzo che convinse Dan a portare la droga in Norvegia, ma sul quale scaricò ogni responsabilità quando la polizia li scoprì. Motivo per il quale Dan finì per scontare due anni in carcere. Motivo per il quale oggi la polizia non può che sospettare che l’aggressore del ricco Thrane sia proprio lui. D’altronde all’ispettore Rasmussen, che gli sta con il fiato sul collo, non sta simpatico e agli occhi della comunità i due hanno ancora qualche conto in sospeso. Così Dan si convince ancora di più che è meglio disfarsi di tutto: fattoria, maiali, furgoncino e andarsene. Tuttavia come un tarlo in testa, alcune domande non lo lasciano in pace, perchè Jakob si è tolto la vita? e poi chi ha pestato il vecchio Oscar Thrane?
Per questo Dan ritrova lo zio Rein, fratello del padre, che ricoverato in un ospizio non perde occasione per creare subbuglio, un personaggio buffo e carico di vitalità, che consegna a Dan i propri ricordi di Jakob, quel fratello che in questi due anni di assenza, ha assunto contorni sempre più sfocati ai suoi occhi.
Il gelo che in un primo tempo sembra invadere Dan e la casa di famiglia, man mano che il tempo scorre un certo calore inizia a diffondersi, quella casa sembra trasformarsi in un luogo adatto alla vita. Sarà l’incontro, avvenuto per caso, con Mona, una giovane donna di Kongsvinger, capace di guardare oltre al passato dell’uomo e incapace lui di guardare al suo futuro, a fare in modo che Dan tiri le fila del suo avvenire.
Nato a Kongsvinger, dove ambienta molti dei suoi racconti, Levi Henriksen è diventato celebre con Feber, pubblicato nel 2002; in Italia Iperborea ha tradotto anche Norwegian Blues, ma oltre alla scrittura è da anni un musicista molto conosciuto in Norvegia, fondatore della band “Levi Henriksen e Babylon Badlands”. Convinto che il rock non morirà mai  e che il blues non abbia colore, come ha dichiarato in un’intervista, Henriksen, non abbandona mai il piano musicale che ne Il lungo inverno di Dan Kaspersen, incalza la scrittura, diviso fra i Ramones e i canti religiosi, con un suo ritmo adrenalinico e sentimentale; con una scrittura che prende a prestito immagini essenziali, girate in “cinescope” e senza mediatori. La storia di Dan Kaspersen affonda in quelle radici che non sempre il ritorno a casa riporta alla luce.

Paola Zoppi

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