Il lupo nell’abbazia – Marcello Simoni,



Marcello Simoni
Il lupo nell’abbazia
Mondadori
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Marcello Simoni ci sorprende piacevolmente una volta di più con il suo colto e raffinato romanzo di ritorno al Medioevo. Ma all’Alto medioevo stavolta, che poi ci presenta, avvolto nella carta regalo, con una trama gialla da manuale, un misterioso e ineccepibile enigma della camera chiusa, un rebus che riesce a integrare al meglio verità e finzione. Siamo nel 832 in Assia, nel colmo di un gelido inverno che attanaglia l’abbazia benedettina imperiale di Fulda. Un momento difficile per il Sacro Romano Impero voluto da Carlo Magno , sconvolto da lotte intestine.
La terza di copertina recita solenne: «Anno Domini 832. Sorpreso da una violenta bufera di neve, un contingente armato dell’imperatore Ludovico il Pio trova riparo presso l’abbazia benedettina di Fulda, nel cuore dell’Assia. Riprendere il cammino è impossibile: le vie che collegano Magonza a Erfurt sono impraticabili, e ancor più pericolose paiono le selve nei dintorni. L’incondizionata ospitalità offerta agli armigeri dall’abate…»
Un romanzo profondamente realistico, immerso in un gelido inverno che condanna gli abitanti dell’Europa del nord nel mese di dicembre a lunghe ore di buio rotto appena dal chiarore delle torce per i viandanti in arrivo e alla luce delle lanterne e delle candele i frati che operano laboriosamente nell’Abbazia, con le finestre sigillate da tende di pergamena… Sissignori pergamena trattata con grasso per renderla impermeabile e abbastanza adatta a mantenere il calore. Non troverete un errore e neppure la più piccola sbavatura nell’eccellente ricostruzione storico ambientale di Marcello Simoni. E il suo lupo nell’Abbazia approfitta della sacralità di un scenario religioso che godiamo appieno nei suoi particolari e minuziose abitudini e che, volenti o nolenti, sia per l’atmosfera che per la suspence che sprigiona, ci rimanda al grande Umberto Eco. Le imponenti mura che racchiudono il complesso abbaziale, lo scriptorium, magico regno degli amanuensi e dei miniaturisti, il lungo dormitorium con le sue celle dei monaci, la colombaia, indispensabile rifugio per i piccioni latori o portatori di messaggi, la contigua Villa Fuldensis, il povero villaggio satellite dell’Abbazia con i suoi abitanti, la splendida chiesa di Saint-Michael e la sua misteriosa cripta dai tanti cunicoli segreti, le porte di accesso, ricreano un indispensabile scenario perfetto per la narrazione gialla di Simoni. Ma tornando ora al romanzo: l’incondizionata ospitalità offerta dall’abate agli armigeri capitanati dal magister Sturmio si dimostra foriera di sventura perché precederà di poco l’implacabile falce della morte che comincia a colpire e l’infuriare del maltempo costringerà il contingente imperiale a prolungare il  soggiorno per ben due settimane. Due settimane fatali. Una lunga scia di morti orribili si abbatte sul’abbazia.  Tra menzogne, sconosciuti mostri, infondate accuse, toccherà a quattro giovani monaci combattere in prima linea l’orrore, l’eresia e forse il tradimento… Marcello Simoni tiene bene le redini in mano del suo intrigo che si srotola ambiguamente pagina dopo pagina fino alla fine. E, sissignori, non si tira indietro neanche nella azzeccata scelta dei protagonisti rifacendosi a figure realmente esistite, quali Lupo di Ferrières, fatto in seguito abate di Ferriéres da Carlo il Calvo, un letterato elegantissimo. oppure a Walfrido Strabone scrittore teologo, apprezzato poeta e al teologo  Gotescalco d’Orbais,  Tanti altri personaggi che popolano il romanzo sono inventati, come Adamantius, il miniaturista, il quasi protagonista della trama, ma a molti di loro l’autore ha attribuito con ingegno nomi di persone che, avendo realmente vissuto ed essendo strettamente legate alla storia di Fulda, incrementano il pathos nella lettura.  Una bella lezione di storia e  un’ottima storia gialla da leggere.

Patrizia Debicke

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