Il marchio dell’inquisitore



Marcello Simoni
Il marchio dell’inquisitore
Einaudi
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Nella Roma del Secolo di Ferro, la danza macabra incisa su un opuscolo di contenuto libertino sembra aver ispirato l’omicidio di un religioso membro della Congregazione dell’Indice. Il cadavere di un uomo, fra’ Pietro Rebiba, consultore dell’Indice, è stato trovato incastrato dentro un torchio tipografico con in bocca dei fogli stampati.
L’omicidio che agita non poco le acque capitoline, a pochi giorni dall’inizio del XIII giubileo promulgato da Urbano III, il papa Barberini, vorrebbe un rapida soluzione.
L’indagine viene affidata all’inquisitore foraneo Girolamo Svampa, nominato commissarius straordinario da Nicola Ridolfi, eminente domenicano della curia capitolina, Maestro del Sacro Palazzo Apostolico e Consultore di Diritto del Sant’Uffizio. II movente del delitto sarebbe da cercare tra intrighi politico-religiosi che potrebbero essere collegabili a un complotto della Compagnia di Gesù o a misteriosi agenti del Meridione spagnolo, Sicilia? Napoli? O forse affonda le radici nell’instabile rapporto tra la millenaria capitale della Chiesa e le potenze del Nord Europa che avvallano i contrasti religiosi?
Il commissarius Gerolamo Svampa segue la pista come un cane da caccia senza temere di scontrarsi con potenti personaggi della curia, giostrando tra anonimi opuscoli e la presenza sul luogo del delitto di un uomo mascherato che si fa chiamare Capitan Spaventa (nome che si rifà a un famoso personaggio teatrale della Commedia dell’Arte).
Ma i delitti non si fermano… Chi è lo sconosciuto monaco dalla barba canuta?
Ad aiutare Svampa nel difficile compito di scoprire l’assassino saranno padre Francesco Capiferro, domenicano e segretario della Congregazione dell’Indice, un inveterato fumatore di pipa che sa padroneggiare l’arte dei loci memoriae e Cagnolo Alfieri, il fedele bravo del commissarius.
Il nuovo eroe di Simoni si rivela un personaggio molto particolare, un domenicano razionale come uno scienziato, ma esperto di demonologia e stregoneria. Di carattere abitudinario, poco diplomatico anzi spesso scostante, opera secondo un preciso codice morale e in nome della chiesa per l’inquisizione ma allo stesso tempo ne detesta certe aberrazioni che in passato l’hanno portata a condannare suo padre. Infatti Svampa è figlio di uno stampatore di Venezia accusato benché innocente di eresia, e sul collo, marchiato a fuoco, porta il segno di un roveto ardente. Una tremenda ustione mai sanata che lo spinge ad assumere del laudano.
Insomma Simoni l’ha già dichiarato e dunque posso ripeterlo, una specie di Sherlock Holmes ante litteram.
A questo punto: visto che con Marcello Simoni l’imprevisto è la regola, un altro segreto da scoprire sarà proprio nel passato dell’inquisitore.
Una complessa vicenda ambientata nell’Italia del Seicento, dove la diffusione della stampa cerca di farsi strada nella putrida palude dell’oscurantismo morale.
Trama affascinante, ricostruzione storica e ambientale da leccarsi i baffi, con una straordinaria Roma com’era allora e scrittura molto ben calibrata per questo nuovo romanzo di Simoni che ritengo il primo di una nuova serie colta e raffinata.
I personaggi,quasi tutti realmente esistiti, sono incisivi, ben costruiti e caratterialmente validi. Intrigante Nicola Ridolfi, l’inquietante Maestro del sacro Palazzo e stuzzicante l’ipotesi rosacrociana per il cardinale Ludovisi & company. Indubbiamente ogni tanto la genialità di Francesco Capiferro, usando il linguaggio teatrale, prova a rubare la scena al protagonista.
Comunque questa nuova serie si presenta dura, tutta al maschile, o almeno finora parrebbe che spazi in un mondo popolato di religiosi, in cui i domenicani nereggiano come corvi e dove l’unica presenza femminile, che fa capolino tra le pagine, la figlia di Cagnolo, il bravo al soldo di Svampa, è un’impalpabile monaca di clausura.

Patrizia Debicke

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