Il mistero della casa delle civette – Max e Francesco Morini



Max e Francesco Morini
Il mistero della casa delle civette
Newton Compton
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Dopo Il giallo di Ponte Sisto i fratelli Morini riportano per la quarta volta sulla scena giallistica italiana le indagini di Ettore Misericordia, il libraio antiquario romano che di tanto in tanto collabora con la polizia, nella fattispecie con il nordico e granitico ispettore Ceratti (spedito a Roma in punizione?). Come nel romanzo precedente di nuovo un palcoscenico originato dal Liberty, ma che prende forma e si sviluppa nei fascinosi anni ante e post seconda guerra mondiale sarà la scintilla che innesta la fantasia dei fratelli Morini. con i misteri del passato si intrecciano a quelli del presente dando vita a un’avventura densa di colpi di scena che si muove tra le amate e solite antiche strade romane e i quartieri più collinari rivisitati dai piemontesi. Come abbiamo anticipato, deus ex machina e protagonista indiscusso della storia ritroviamo Ettore Misericordia, raffinato ed enciclopedico proprietario della antica Libreria di Roma, in via di San Giovanni Decollato, nei panni di un capitolino Sherlock Holmes e in quelli di un perspicace dottor Watson, come coprotagonista e voce narrante, “Fango”, da dieci anni suo amico, ragazzo di bottega e accanito giallista. Mentre il duo, anzi solo Fango perché Misericordia è chiuso nel retrobottega e dorme o fa altro – ben nota le sua propensione per la compagnia femminile – è precettato da mattina fino a oltre mezzanotte a fare l’inventario della libreria, in un novembre freddo e soprattutto piovoso, troppo spesso a condanna romana dopo un ottobre quasi estivo, arriva l’affannata convocazione dell’ispettore Ceratti. Circa un ora prima, più o meno, la cartomante e sensitiva Veronica Diamanti, 70 anni, nubile, figlia di Ernesto Diamanti, – massone, esoterista e occultista molto famoso e stimato, deceduto appena due anni prima – è stata ritrovata assassinata da una vicina di pianerottolo e amica nel suo appartamento in Piazza Vittorio Emanuele. La vittima è stata colpita a morte alla nuca con un compasso, un noto simbolo massonico, che già si trovava nella stanza. A prima vista le modalità dell’omicidio appaiono abbastanza strane, ma una cosa è certa da subito. Veronica Diamanti conosceva e si fidava di chi l’ha uccisa. Quindi le indagini possono spaziare solo tra gli amici, i conoscenti, o i clienti della cartomante ma l’inopinato arrivo di un mazzo di fiori, coronato da un romantico biglietto, farà saltare fuori anche un mago innamorato dell’ultima ora. Un possibile colpevole in più? Uhm forse ma per poter aiutare l’ispettore Ceratti a sbrogliare il caso, il libraio-detective e il suo fido assistente, tra sorprese e colpi di scena, si dovranno confrontare anche con i possibili segreti della vittima. Certo è che nessuno dei potenziali colpevoli dispone di un alibi per l’ora dell’omicidio. A loro dire a quell’ora erano tutti in casa da soli e senza testimoni. Nel corso di una lunga e ingarbugliata indagine nella Roma magica ed esoterica, con la massoneria sempre a fare da cornice in cui fanno la loro comparsa persino due inquietanti personaggi quali il duce Benito Mussolini e il sensitivo Gustavo Rol, Misericordia dovrà districarsi tra indizi e sospettati, scavando nei segreti della Casa delle Civette di Villa Torlonia: luogo depositario di un misterioso enigma legato al principe Giovanni Torlonia junior, nato Giovanni Borghese figlio di Annamaria Torlonia, ultimo virgulto del florido ceppo ducale, adottato dal ricchissimo nonno ed erede della sua smisurata fortuna. Tante ipotesi da valutare legate ai misteri della città e alla sua storia, tanti indizi da scartare per Ettore Misericordia, il nostro libraio detective, sempre affiancato e spalleggiato dal suo fedele Fango/Watson. Ma lui non si lascia fuorviare. Insomma tra giallo, esoterismo e humour, Misericordia proseguirà dritto come una scheggia per la sua strada e, lasciandosi portare dal suo sherlockiano intuito e dalla sua straordinaria capacità deduttiva, arriverà a risolvere anche questo intricato caso. Una storia indovinata anche stavolta che, oltre ad accompagnare il lettore in luoghi forse meno conosciuti della città Eterna, vede contemporaneamente una riuscita attualizzazione del giallo classico, in una trama spesso ironica e graffiante. E poi, signori miei, un’altra passata culturale che offre suggestivi “tocchi” romani, da non perdere assolutamente. Come rinunciare alle “fratte” dalle quali prende il nome la celebre e centralissima via Frattina. Fratte dicevo o capaci rientranze dei muri dove i clienti si attardavano con le puttane nell’allora quartiere dell’Ortaggio, deputato dai pontefici romani a circoscrivere la prostituzione della città eterna.
Max e Francesco Morini, fratelli, autori teatrali e televisivi, dirigono la Scuola di Scrittura Pensieri e Parole di Roma. I loro romanzi nascono dalla volontà di unire due grandi passioni: quella per i romanzi polizieschi e quella per la loro città, Roma. La Newton Compton ha pubblicato Nero Caravaggio, Rosso Barocco e il giallo di Ponte Sisto.
“La celebre Casa o Casina delle Civette, residenza del principe Giovanni Torlonia jr. fino al 1938, anno della sua morte, è il risultato di una serie di trasformazioni e aggiunte apportate alla ottocentesca Capanna Svizzera, collocata ai bordi del parco e nascosta da una collinetta artificiale, rispetto alla villa. Ma già dal 1908, la Capanna Svizzera cominciò a subire una progressiva trasformazione per volere di Giovanni Torlonia jr., assumendo l’aspetto e la denominazione di “Villaggio Medioevale”; i lavori furono diretti dall’architetto Enrico Gennari e il piccolo edificio divenne una raffinata residenza con grandi finestre, loggette, porticati, torrette, con decorazioni a maioliche e vetrate colorate. Dal 1916 l’edificio cominciò ad essere chiamato “Villino delle Civette” per la presenza della vetrata con due civette stilizzate tra tralci d’edera, eseguita da Duilio Cambellotti e per il ricorrere quasi ossessivo del tema della civetta nelle decorazioni e nel mobilio, voluto dal principe Giovanni, uomo scontroso e amante dei simboli esoterici.”

Patrizia Debicke

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