Il mostro di Firenze. Ultimo atto



Alessandro Cecioni, Gianluca Monastra
Il mostro di Firenze. Ultimo atto
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La storia de Il mostro di Firenze. Ultimo atto raccontata da  Cecioni e Monastra comincia mercoledì 21 agosto 1968, in una notte di novilunio nelle campagne di Signa, una cittadina a nord-ovest di Firenze ricca di vitigni e coltivazioni. Dopo aver assistito alla proiezione del film “Nuda per un pugno di eroi”, Barbara Locci e Antonio Lo Bianco si appartano nei pressi di un cimitero, dentro una Giulietta bianca. Qualche ora più tardi, alle due del mattino, Natalino Mele, figlio della Locci, che dormiva sul sedile posteriore nel momento dell’amplesso, suonerà un campanello chiedendo di essere accompagnato a casa perché “c’è la mi’ mamma e lo zio che sono morti in macchina”.
Sarà l’inizio di un incubo che durerà cinquant’anni, coinvolgendo immigrati sardi, guardoni, contadini toscani, medici, massoni, carabinieri, ma anche stilisti, imprenditori, giornalisti, farmacisti e perfino rappresentanti di piastrelle. Un incubo senza fine che corromperà la purezza delle campagne toscane, lasciando i corpi senza vita di sedici ragazzi, uccisi nel momento dell’intimità più profonda.
Uno dei meriti de “Il Mostro di Firenze Ultimo atto” è proprio quello di puntare una luce sulle vittime, spesso passate in secondo piano nelle analisi di questa triste pagina della storia italiana, nascoste dagli incredibili colpi di scena delle sterminate indagini. Si scopre che Jean-Michel Kraveichvili, uno dei giovani francesi uccisi nella piazzola degli Scopeti nel settembre del 1985, suonava in un gruppo rock dal nome vagamente premonitore: Venerdì 13. Si conosce più a fondo la figura eroica di Renzo Rontini, genio delle riparazioni navali e padre della povera Pia, assassinata assieme a Claudio Stefanacci nel terribile delitto della boschetta di Vicchio.
La parte del volume più strettamete legata alle indagini e ai processi sintetizza con chiarezza le teorie investigative principali – pista sarda, compagni di merende, setta esoterica – illustrando i punti di forza e di debolezza del lavoro svolto nel corso di questo cinquantennio di morte dai vari Rotella, Perugini, Giuttari e Mignini.
Dopo mezzo secolo il caso di cronaca nera più intricato e agghiacciante del pianeta si riapre coinvolgendo nuovi indagati, ridando fiato a vecchie suggestioni, reiterando un canovaccio carattetizzato da mitomani, depistaggi e false testimonianze, che sin dal 1968 ha intrappolato le logiche investigative di questa drammatica storia. “Il Mostro di Firenze Ultimo atto” fornisce un’analisi degli sviluppi venuti alla luce negli ultimi mesi, illustrando gli elementi che, incredibilmente, hanno portato all’ennesima riapertura del caso.
Concluso il libro, rimane il consueto sentimento che coloro che hanno studiato la vicenda conoscono benissimo, una sensazione di incredula costernazione riassumibile in una domanda: come è possibile che questa storia sia accaduta realmente?

 

Thomas Melis

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