Il movente della vittima



Giuseppe Di Piazza
Il movente della vittima
Harper Collins
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Il movente della vittima. il nuovo romanzo di Giuseppe Di Piazza, riporta il lettore a vivere uno dei momenti più bui della storia di Palermo, un’epoca che, ancora oggi, continua a liberare scorie avvelenate, lasciando che periodicamente emergano retroscena inquietanti, stranamente sepolti negli archivi degli apparati di sicurezza nazionale, occultati all’attenzione pubblica da sapienti mani, frutto di patti innominabili tra stato e anti-stato. La vicenda è ambientata durante gli anni mattanza, quando, nella vita reale, l’autore si faceva le ossa lavorando per “L’Ora”, quotidiano noto per le inchieste contro Cosa nostra.
Leo Salinas, una sorta di alter ego di Giuseppe Di Piazza, conosciuto come “Occhi di sonno”, fa parte della redazione di un giornale palermitano che deve occuparsi delle indagini su un curioso fatto di sangue apparentemente lontano dalle logiche criminali dell’epoca: un giovane cameriere, Domenico Cascino soprannominato Minico, spara senza ragione all’avvocato Gianduio Prestia, durante una partita di carte all’interno della suite 224 del Grand Hotel Aziz, la prigione d’orata della vittima. Che cosa ha armato la mano dell’assassino? Sono le pruriginose voci sul rapporto troppo stretto tra i due uomini, oppure c’è dell’altro?  Magari c’entra il passato di Prestia, un elegante signore che per anni ha servito gli interessi di una delle famiglie con la F maiuscola più potenti di Palermo.
Occhi di sonno ha i contatti giusti e le risorse per risolvere il caso: amicizie nella polizia, intuizioni geniali, una sorta di savoir-faire che gli permette d’incontrare la fiducia delle persone coinvolte e che utilizza spesso nella quotidiana missione di conquista dell’altro sesso. Gira tra i quartieri di Palermo con una Vespa, in cerca di risposte e facendo tappa tra rivendite ambulanti di arancine, banchi di pesce ammassati nei mercati del Borgo e monumenti dalle impronte arabe e normanne. Intorno a lui la città è stretta nella letale morsa dei corleonesi, con gli scurini che si chiudono e la gente che si abitua a vedere i cadaveri distesi sull’asfalto crivellati dai colpi degli AK-47 e delle lupare. Gli stessi forestieri appaiono sopraffatti dalla disgrazia del tempo: lo è il torinese Antonio Gualtieri, capo della squadra mobile e fondatore della Catturandi, allo stesso modo lo è Serena, la libertina fidanzata milanese di Fabrizio, il migliore amico di Salinas, che dedica attenzioni particolari a quest’ultimo.
Dopo una parabola caratterizzata da una nota stonata persistente, costituita dalle atmosfere oscure della città e dalle azioni di alcuni personaggi, la storia sembra rivelare un lato ironico autentico. Ma prima che i giochi siano fatti, Di Piazza rimette il lettore con i piedi per terra, ricordandogli che, così come nella vita, in un romanzo ispirato alla pagina più dura della storia nazionale recente, non esiste lieto fine, non esistono innocenti e non esiste salvezza.

  

 

 

 

Thomas Melis

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