Il purgatorio dell’angelo -Intervista a Maurizio de Giovanni

51Kmr3tSVqL._SX319_BO1,204,203,200_In rappresentanza di MilanoNera, breve incontro di Patrizia Debicke con Maurizio De Giovanni per parlare del suo Il purgatorio dell’angelo, presso Libreria Einaudi di Corso di Porta Vigentina giovedì ore 12,30. E l’ufficio stampa molto amabilmente, per farsi perdonare l’ora, ci ha offerto persino da mangiare. Ottimo cuscus, club sandwich, eccetera, insomma quasi una colazione…
Qualche domanda seria e qualcuna più sfiziosa.

Puoi darci qualche anticipazione sul prossimo Ricciardi, già dichiarato l’ultimo della serie?
Intanto (udite, udite oibò) l’ultimo Ricciardi sarà un libro che non presenterò. (Per paura di essere picchiato dai fan, che si sentiranno abbandonati o traditi, dico io?). La vera anticipazione è che i romanzi della serie di Ricciardi finora avevano seguito il ritmo del susseguirsi delle stagioni e tutte le avventure del Commissario Ricciardi, Luigi Alfredo Barone di Malomonte, si erano concentrate in due anni (dai suoi 31 ai suoi 33). Stavolta, invece, per la prima volta, passerà un intero anno dalla storia di carta vissuta da Ricciardi e la sua squadra in Il purgatorio dell’angelo prima di arrivare al suo seguito e ultimo libro della serie. Saremo infatti nel 1934 (ricordate l’orrore della notte dei lunghi coltelli (traduzione in tedesco die Nacht der langen Messer ricordato in Germania come Röhm-Putsch con l’epurazione per mano delle SS in Germania su ordine di Adolf Hitler…). Quindi la nuova avventura targata Ricciardi si svolgerà nel 1934, al momento della definitiva presa del potere in Germania del partito nazional socialista, e torneranno in scena Manfred, l’ufficiale nazista che aveva chiesto la mano di Enrica, Livia ecc. eccetera. Però, come regalo d’addio ai fan, dopo l’ultimo romanzo con il commissario Ricciardi, ci sarà un libro di racconti che chiuderanno tutte le storie degli altri miei personaggi, narrati dal punto di vista di Bambinella, l’indimenticabile femminiello.

Quale figura tra quelle che hai raccontato nel Purgatorio e quindi nella variegata serie delle confessioni, ti ha più toccato?
Quella del Duca Carlo Marangolo,che ho scelto di far morire. È una straordinaria e dickensiana figura di grandissimo signore di vecchio stampo. E sul letto di morte si serve della confessione per una commovente ma liberatoria dichiarazione d’amore, nell’addio che dedica a Bianca.

IMG-20180705-WA0000Maria, madre di Enrica per me è il personaggio più squallido della storia, che ne dici?
Vero, ma bisogna pensare a quei tempi e alla mentalità piccolo borghese, il sottile difetto della borghesia: Maria è lo specchio della sua epoca. Un’epoca lontana da noi e dalla nostra mentalità. Un’ epoca dove era cosa normale andare tutti in chiesa alla prima messa della mattina alle sei. Maria vuole a tutti i costi un marito o meglio un buon partito per la figlia venticinquenne, quasi una zitella allora. L’ufficiale tedesco le sembrava perfetto, non si capacitava dell’affetto di Enrica per Ricciardi, la urtava la compiacenza del marito. Solo quando Nelide, la monumentale nipote di Rosa le rivelerà che il commissario è il barone di Malomonte, che è molto ricco e che ha un castello, sbalordita si permetterà di sognare.


Nei precedenti romanzi avevi dedicato meno attenzione a Maione, in questo invece…
Vero . Maione cresce, prende spazio, spessore profondamente umano e finalmente tre anni dopo la morte del figlio arriva e vivere, riconoscere ed elaborare il senso di mancanza e il suo dolore, dolore che finora pareva gravare solo su Lucia, sua moglie.

Nell’antichità non si contano, poi se pensiamo nel medioevo a Dante, e nel XIX secolo a Lepardi, Pascoli, nel XX a Montale, tutti sanissimi di mente e abituali frequentatori di defunti senza problemi. Non riesco a pensare che il fatto di vedere i morti debba rappresentare un’ossessione per Ricciardi e condannarlo alla pazzia.
E tu abbi pazienza e aspetta, vedrai che con il prossimo romanzo, capirai.

Rifacendosi a personaggi, conosciuti come descriveresti fisicamente Ricciardi, Maione e Modo?
Ricciardi per me è l’attore americano Andy Garcia da giovane con i suoi tratti affilati, di media statura, un uomo normale insomma, ma con in più due eccezionali occhi verdi. Maione è tanto, grande e grosso, uhm potrebbe essere una specie di incrocio tra Bud Spencer e me stesso, con qualche capello di meno. Modo invece mi fa pensare abbastanza al grande Mastroianni.

E moralmente?
Ricciardi e Maione sono come due opposte facce della stessa storia, Ricciardi introverso, chiuso, complicato, Maione aperto, pieno di valori pur se saldamente pragmatico. Il dottor Modo assomiglia di più a Ricciardi, tanto che tra loro si capiscono al volo.

Cosa pensi avrebbe fatto l’Inquisizione medievale di Ricciardi?
Troppo pericoloso. L’avrebbe bruciato sul rogo.

Grazie a Maurizio de Giovanni per la disponibilità

Patrizia Debicke

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