Il resuscitatore – Lorenzo Beccati



Lorenzo Beccati
Il resuscitatore
DeA Planeta
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Una rievocazione storica che ti catapulta in una Londra ottocentesca, con richiami gotici ai cimiteri, a fumose ciminiere, alle lanterne, alla pioggia obliqua. Un’ambientazione noir tipica dei romanzi di Edgar Allan Poe, a cui lo scrittore si richiama nell’epigrafe. Ma procedendo nella lettura non si tratta solo di ambientazione.
Lorenzo Beccati racconta la storia di Giovanni Aldini, nipote di Luigi Galvani, scienziato appassionato studioso di elettroconduzione attraverso il corpo umano, professore di fisica all’università di Bologna, nel 1798 fino al 1807, che proprio a causa dei suoi studi si trasferì nella fumosa Londra vittoriana in cerca di cadaveri integri, poiché in tutta Europa impazzava la moda della decapitazione come pena di morte, invece in Inghilterra persisteva la decapitazione. A cosa ti costringeva l’amore per la scienza?! Addirittura il dottor Aldini veniva additato non solo perché si serviva dei ladri di cadaveri, mestiere che procurava lauti guadagni e che non conosceva crisi tra medici, anatomisti e depravati, ma anche perché aveva la presunzione di riportare in vita i morti, pratica non sempre innocua.
I suoi esperimenti infatti erano pubblici e avevano sempre un folto pubblico, si basavano sull’assunto che un corpo inanimato collegato ad una fonte di elettricità si muove ancora. La conduzione dello stimolo non significa che la persona torna in vita e il dottor Aldini questo lo sa, ma gioca e si diverte con un pubblico macabro e bigotto al tempo stesso, procurandosi questi cadaveri tramite rocambolesche avventure e addentrandosi nelle vite di questi suoi “one man show” attraverso indagini ispettive, che niente hanno da invidiare a Sherlock Holmes.
Si dice anche che gli esperimenti di Giovanni Aldini furono di ispirazione a Mary Shelley per scrivere Frankstein, vero è che la neuro conducibilità dei tessuti umani, che resiste anche dopo la morte, ha dello spaventoso e ultraterreno che la rende molto affascinante, ma alla fine sono solo esperimenti … o forse no?

Valeria Arancio

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