Il ritorno del Marinero



Emilio Martini
Il ritorno del Marinero
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Le indagini del commissario Berté
Recita minacciosamente la quarta di copertina della nuova avventura di Gigì Berté : “Riemergendo dalle sue nebbie, il Marinero aveva scatenato l’irreparabile e aveva costretto qualcuno a farlo sparire. Questa volta per sempre.” E infatti…
A Lungariva, in Liguria, in un nuvoloso pomeriggio di novembre: nella cabina di una barca a vela viene scoperto il cadavere di Sebastian Scettro, detto il Marinero: ucciso da tre proiettili che gli hanno spaccato il cuore. Sebastiano, detto Sebby o il Marinero per la sua passione per la vela, terzogenito di una facoltosa famiglia, era partito nove anni prima da solo su un piccolo sloop nordico, facendo perdere le sue tracce. La famiglia addirittura, dopo anni di ricerche, l’aveva dato per morto. Pochi indizi a disposizione per la polizia, la notte dell’omicidio diluviava. Qualcuno è salito a bordo? Pare che nessun testimone voglia o possa parlare. Un caso che si presenta subito complicato per il nostro vice questore Berté, che lo impegna e lo scombussola, anche perché il nostro ormai amico poliziotto e aspirante scrittore, è fiaccato psicologicamente da tutta una serie di dispiaceri e fatti personali. Questo però non gli impedirà di mettersi lo stesso in gioco fino in fondo e affrontare, con la bravura e l’ intelligenza di sempre il delitto, rappresentato stavolta dall’uccisione di un uomo strano, diverso, uno spirito libero. Di certo, come può constatare Gigi Berté, Sebastian non aveva lasciato un gran ricordo dietro si sé: con la famiglia soprattutto con i fratelli i rapporti erano cattivi. Solo la nonna, oggi agiata ultranovantenne ma lucida di testa come una ragazzina, l’apprezzava e non aveva mai smesso di volergli bene e di aspettare il suo ritorno. Ma a suo sfavore contava anche una prima giovinezza universitaria movimentata che l’aveva implicato in scontri politici. Poi, tornato a Sestri, aveva cominciato a frequentare un giro di piccoli delinquenti e spacciatori, l’unica cosa che l’interessasse davvero erano le barche, i suoi rapporti con l’altro sesso non erano stati il massimo, anzi era stato persino denunciato per stupro, anche se poi completamente scagionato. Ma pur sapendo di essere innocente, gli pesava forse il pettegolo sparlare della gente? Era stato quello il vero motivo che un giorno gli aveva fatto prendere il mare?
Ma ora perché il Marinero è ricomparso a Sestri, quasi come un fantasma, dopo nove anni di assenza? Chi, o che cosa, l’ha riportato a casa, regalandogli poi solo poche ore e pochissimi contatti umani prima dell’incontro con la morte? Bisogna andare a cercare il mistero tra ciò che è avvenuto in passato, errori, leggerezza, incoscienza, oppure? Un’indagine più difficile delle precedenti del nostro Berté anche per l’ampio spazio concesso a componenti puramente affettive che inquinano Lungariva, questo strano paesino, che se da fuori potrebbe sembrare una piccola e innocua isola felice, come ogni altro luogo, può nascondere il segno del male.
Ma tirate le somme, mai come in Il Marinero notiamo che il lungocrinito Gigi Berté sta pian piano cambiando. Si è addomesticato? Forse non ancora del tutto, ma certo è che sta cominciando ad accettare i dolori, gli impegni e le responsabilità di una vita di coppia. E questo suo nuovo stato d’animo forse lo porta a smussare certi spigoli, ad aprirsi maggiormente ad apprezzare di più i suoi collaboratori. E se magari da una parte Berté immagina di “fuggire” e tornare a Milano dove l’attende un’allettante offerta in questura, il suo riscatto insomma, alla quale sembra molto difficile poter dire di no, dall’altra, a fare da possente contrappeso, c’è la sua nuova patria ligure, la Marzia, la casa gialla, questo piccolo mondo che ormai sente suo e tutta la sua squadra, a cui si rende conto di essere sempre più affezionato, che lo tengono emotivamente legato a Lungariva. Quale Gigi Bertè incontreremo nella prossima puntata e dove? In ogni modo: avanti tutta commissario!

 

 

Patrizia Debicke

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