Il segreto di Chiaravalle – Franco Colombo – Andrea Biscaro



Franco Colombo, Andrea Biscaro
Il segreto di Chiaravalle

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Fine luglio, esattamente il 27. A Milano fa un caldo africano. Orazio Perdersoli, giovane cronista del quotidiano “La Sentinella”, decide di non raggiungere la moglie al mare e di restare in città per investigare su un mistero che da tempo gli ha catturato la mente. Qualcosa di indefinibile ma contemporaneamente di molto concreto, come lo sono i fatti terreni inspiegabili e che per questo cercano risposte nell’esotetismo, nel buio della ragione, nelle paure ancestrali. Orazio Perdersoli, un po’ Guglielmo da Baskerville e molto Dylan Dog della domenica, vorrebbe fare luce su qualcosa di oscuro che ha una collocazione precisa: l’abbazia di Chiaravalle, luogo di delizie per le gite fuori porta dei milanesi che forse non la amano e non la conoscono quanto meriterebbe.
A otto chilometri dal duomo, la chiesa con annesso convento, fondata nel 1135 da Bernardo da Clairvaux per ospitare la sua piccola comunità di frati cistercensi, è davvero un luogo di pace, una piccola oasi di silenzio nella brumosa campagna lombarda.
Ma è anche un luogo carico di mistero come lo sono certi antichi siti nei quali i simboli cristiani si intrecciano a quelli appartenenti a culti pagani e a rituali massonici. Non bisogna dimenticare che Bernardo dettò la regola dei Templari che quanto a esoterismo, segretezza e mistero non erano certo dei dilettanti!
L’inchiesta del buon Orazio Perdersoli, destinata a finire non si sa se in una serie di articoli per “La Sentinella” o in un libro, prende il via proprio nel torrido mattino di quel 27 luglio, una data speciale perché vi si commemora con una messa in suffragio celebrata nella chiesa dell’abbazia, la morte di Gabriele Faccioli, amministratore delegato di una banca di investimenti, uomo potentissimo oltre che immensamente ricco, con un’anima non esattamente bella staccatasi dalle spoglie terrene nel lontano 1973.
Faccioli, benché massone, fu Inspiegabilmente inumato in terra consacrata, dentro la tomba che fu di Guglielma la Boema, mistica guaritrice vissuta nel secolo XIII come oblata dentro le mura dell’abbazia e sepolta nel cimitero dei frati attiguo alla chiesa fino a quando la Santa Inquisizione non intervenne a sfrattarne le spoglie.
Fondatrice di una setta religiosa, Guglielma, a cui fanno capo parecchi misteri custoditi a Chiaravalle (fra cui quello della preparazione del celebre grana Padano), non portò molta fortuna alla sua comunità e a quella dei certosini. Lei infatti scampò all’autodaf|è solo per una questione temporale, mentre molti suoi seguaci e diversi frati finirono sul rogo.
Ma cosa lega l’oscuro culto della Boema e la sua permanenza nell’abazia al potente Gabriele Faccioli, amministratore delegato di una banca di investimenti? E cosa c’entra il dipinto del mefistofelico Hieronymus Bosch, restaurato dalla giovane Lucrezia?
È quanto si propone di scoprire il giornalista che non solo quel mattino irrompe come una catapulta sudaticcia nella blindatissima messa di suffragio per l’anima del banchiere, attirandosi minacce non tanto velate da uno dei potenti convenuti, ma è più che mai deciso a stressare i frati che gli capitano a tiro per conoscere segreti sepolti fra le pieghe del tempo.
Un giallo storico il cui pregio sta soprattutto nelle magnifiche descrizioni di quel gioiello che è l’abazia di Chiaravalle di cui gli autori ricostruiscono, fra realtà e fiction, la storia.
Narrato in prima persona, il romanzo ha il difetto di perdersi in lunghe elucubrazioni personali del protagonista e nei suoi colloqui immaginari con la moglie Livia che, col corpo sicuramente abbronzato, si trova beatamente al mare e apprezza poco la propensione del marito a cacciata nei guai.
Storia, arte e riti massonici, veri e immaginari, stuzzicano sempre la curiosità dei lettori, qui però si accordano poco con il pathos e la suspence che dovrebbero permeare un giallo storico, anche se lo stile è ricco, gradevole e a tratti letterario.

 

Adele Marini

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