Il sigillo di Caravaggio



Luigi De Pascalis
Il sigillo di Caravaggio
Newton Compton
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Michelangelo Caravaggio non è un uomo gentile, è iracondo, gira armato, sempre pronto a battersi. Anche se i duelli sono vietati da una disposizione di papa Sisto V, lui non rispetta la legge. Per i begli occhi di Fillide, cortigiana e sua modella, sfida a duello Ranuccio Tomassoni e stavolta le cose girano al peggio. L’uomo muore. Condannato alla decapitazione, da quel momento Caravaggio rischia la vita. Chiunque nei territori dello Stato pontificio può giustiziarlo. Non gli resta che sparire e rifugiarsi a Napoli, sotto l’ala di Giovanna Colonna, sua protettrice da quando era ancora un bambino. Di là con l’appoggio di Don Fabrizio Sforza Colonna, figlio di donna Costanza e ammiraglio dell’Ordine, troverà rifugio tra i Cavalieri di Malta. Ma dopo essersi fatto cacciare per ignominia, solo in virtù dei buoni uffici di Costanza Colonna, nell’estate del 1610 riuscirà a imbarcarsi da Napoli per Roma a bordo di una feluca portando con sé tre dipinti, il prezzo della sua libertà, per ottenere la grazia papale. Merce di scambio dovranno essere tre splendide tele commissionate dal cardinale Scipione Borghese che si farà garante per lui. Il viaggio però nasconde un mortale tranello. Tanto che al primo forzato attracco a Palo, per il mare in tempesta, il suo lasciapassare non verrà accettato e Caravaggio verrà arrestato dalle guardie capitanate da uno sconosciuto vestito di nero. Tuttavia, confidando di riuscire a farsi rilasciare, grida al comandante della feluca su cui era imbarcato con i dipinti di andare ad attenderlo a Port’Ercole. Ma a Port’Ercole, Caravaggio non c’è. I suoi carcerieri di Palo l’hanno liberato in cambio del riscatto pagato dall’intendente degli Orsini, lui è partito a cavallo ma essendo in pessime condizioni, era stato brutalmente picchiato, è caduto di sella vicino alla spiaggia delle Feniglia ed è stato soccorso da un giovane pescatore Cecco Gallerani che l’ha curato in qualche modo e nascosto in un capanno di pesca . Ma chi sono i suoi persecutori e cosa vogliono da lui? Mastro Caramano, il comandante della feluca dopo averlo atteso invano a Port’Ercole torna a Napoli…
Luigi De Pascalis si serve di reali dati biografici per ricostruire gli ultimi giorni di vita di Caravaggio, ma rifiutando la versione ufficiale della morte per terzana, sceglie la tesi molto più intrigante dell’assassinio. Tesi che ci porta su un’ipotesi di crudele vendetta circonfusa da un sapore esoterico. Che ci rimanderebbe alla copia di un’opera di Hieronymus Bosch dipinta da Caravaggio durante gli anni giovanili spesi nella bottega del Cavalier d’Aquino. Misteriosa opera di Bosch, che potrebbe celare il segreto alchemico più ambito: la chiave per trasmutare i metalli in oro. Una storia a tinte gialle con Caravaggio vittima di in una mortale caccia all’uomo mentre gli uomini della marchesa cercano invano di salvarlo. Inseguimenti, scontri, indagini che animano il plot conferendogli il taglio di un thriller.
Mentre il pittore ferito è immerso nel sopore delle febbri che lo minano, la sua memoria in un turbinio di flash back torna indietro negli anni e con intensi frammenti di ricordi ci fa rivivere alcuni dei più intensi momenti del suo percorso artistico con la creazione delle sue più celebri opere – come la Decollazione di San Giovanni, l’Amor vincit Omnia, David con la testa di Golia – che riprendono vita con la magia della sua opera in grado di esprimere sulla tela la vera essenza della realtà. Nel frattempo a Napoli la marchesa Costanza Colonna, sua protettrice, informata della sua scomparsa, anzi addirittura della sua “morte”, non si dà per vinta e per appurare la verità indaga attorno a sé e invia una feluca con una spedizione agli ordini del suo intendente. In questo romanzo troviamo un Caravaggio in balia del destino. Più che un attore attivo, è la vittima impotente di eventi messi in moto sia da lui, che dai suoi numerosi avversari e da chi invece fa di tutto pur di salvarlo. I segreti vengono svelati, alcuni colpevoli puniti, una certa giustizia amministrata. E nonostante la fine sia scontata – la storia ci dà l’esatta data della morte di Caravaggio – ci lascia lo stesso un senso di malinconia. Romanzo intelligente, storicamente ben ricostruito che vi intrigherà. Caravaggio il pittore maledetto? Forse. Certo la sua vita non è stata limpida, qualcosa l’ha sempre costretto ad andare oltre, a confrontarsi con l’impossibile, a sfidare il fato accarezzando il pericolo, in una battaglia persa in partenza alla perenne ricerca di farsi avanti e vivere alla brava in un secolo dove certe sfacciate improntitudini erano consentite solo a pochi eletti, con alla spalle grandi famiglie e potenti protettori. Ma talvolta neppure questo bastava per sbaragliare certi intoccabili burattinai che si affacciavano dall’ombra per gestire gli altrui destini. Ogni vita dà certe carte alla nascita. Alcune sono buone, altre cattive, altre ancora scartine prive di valore. Come in una perenne partita a scacchi contro l’esistenza. È questa la legge non scritta che condanna in partenza i più deboli e spesso riesce a salvare i più forti per nascita. Difficile sfuggire alla dura regola che prevede ben poche eccezioni. Per l’uomo Michelangelo Merisi detto il Caravaggio le carte ricevute segnavano picche e, nonostante la protezione concessa, la sua vita non è stata facile, ha dovuto farsi largo a sciabolate reali e metaforiche. Per il pittore Caravaggio l’arte sarebbe stata la chiave per riuscire a entrare nell’immortalità ma il suo carattere da Giano bifronte, l’impudenza o forse la presunzione di riuscire a liberarsi di quelle ferree catene, l’ha fatto scontrare solo con il male

 

Patrizia Debicke

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