Il silenzio che rimane



Matteo Ferrario
Il silenzio che rimane
HarperCollins
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Il silenzio che rimane
Quando la società distrugge l’individuo
Si amano, si cercano, si desiderano, si lasciano e poi pensano di riprendersi. Davide e Valentina dopo un corteggiamento focoso decidono di sposarsi ma la loro coppia va in crisi e si allontanano del tutto fino a che il desiderio di riavvicinarsi e riprovarci prende il sopravvento e i due iniziano a vedersi sporadicamente. In uno di questi incontri, in una caffetteria del centro, un ragazzo armato di pistola fa irruzione e prende tutti gli avventori in ostaggio. Vuole farsi ascoltare, desidera fortemente parlare con il responsabile e soprattutto capire perché suo fratello è stato licenziato dal locale senza motivazione apparante. Nella caffetteria ci sono tante persone, molto diverse tra loro, c’è una influencer famosa, delle persone anziane, il titolare del negozio, i suoi dipendenti e soprattutto Davide e Valentina. L’uomo cerca di aiutare l’ex moglie come può e quando alla donna durante il sequestro capita un piccolo incidente femminile è sempre Davide a provare di convincere il giovane sequestratore a lasciarle un po’ di margine in più. Passano le ore, tante e stancanti, il sequestratore non molla, gli ostaggi sono sfiniti, le forze speciali dopo avere atteso e negoziato invano per diciannove ore, fanno irruzione. Nel blitz rimangono uccisi il proprietario del bar, il sequestratore e anche Valentina. Davide è distrutto. Il tempo non guarisce il suo lutto e la sua arrabbiatura nei confronti del mondo ma riesce a tenere a bada ancora la rabbia fino a che in televisione non appare la famosa influencer sequestrata con loro un anno e mezzo prima e fa diventare la tragica esperienza uno spettacolo da quattro soldi a beneficio dell’auditel. Davide esplode e la sua ira repressa prende il sopravvento su tutta la sua vita.
Matteo Ferrario tocca molti temi di grande attualità nel suo ultimo romanzo e offre ai lettori un punto di vista ben preciso e unico: quello del protagonista. Attraverso i suoi occhi chi legge ha una sola visione delle cose e di conseguenza una sola emotività che tende a giustificare anche la violenza e la vendetta più atroci. In un certo senso ci si trova quasi a scusare il giovane sequestratore per desiderare giustizia per suo fratello e ancora di più Davide che vede nei mali della società il tragico destino a cui è stata ingiustamente sottoposta la sua amata Valentina. La società fagocita e punisce, influenza e detta legge. Cosa può fare allora un uomo? Accettare tutto passivamente o rispondere al male con il male, all’indifferenza con l’indifferenza, al dio spettacolo con la spettacolarizzazione della giusta punizione? Il silenzio che rimane è un giallo particolare dove la narrazione è veritiera perché possibile e la paura sgorga da questo. Può capitare a chiunque? Certamente. E questo genere ansia e tristezza. Non ci sono killer assassini o sociopatici da evitare. C’è la società 3.0 che ingloba e annichilisce, spettacolarizza e insieme crea indifferenza al disagio altrui. Questa è la grande forza del romano di Ferrario che non usa stile e linguaggio perfetti ma una grande forza nel raccontare, nel descrivere i moti dell’animo umani, nel presentare ai lettori personaggi realistici, con ogni sfaccettatura umorale e fisica.
Il silenzio che rimane è un bel libro. Per cui, buona lettura.

Antonia del Sambro

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