Il silenzio della città bianca



Eva G. Sáenz De Urturi,
Il silenzio della città bianca
Sperling&Kupfer
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La verità è che qualcosa mi tremava dentro. Non riuscivo a smettere di pensare che stavo respirando lo stesso ossigeno dell’assassino… Conoscevo i suoi movimenti, li vedevo al rallentatore nella mia mente… Lo sapevo, era meticoloso e lo aveva già fatto in precedenza.
Non era la prima volta che quel teatro andava in scena.
44 settimane in classifica.
200.000 copie vendute.
Il silenzio della città bianca, thriller dalle atmosfere suggestive e dalla trama intricatissima,  arriva in Italia anticipato da numeri da bestseller: successo che in Spagna lo ha voluto come il romanzo rivelazione del 2016.
Il primo episodio della Trilogía del La Citta Bianca ricostruisce una vicenda il cui dramma investe le vite – presenti e passate – degli abitanti di Vitoria: nuovi delitti sconvolgeranno la tranquilla comunità deturpandone i luoghi  storici e sfregiando i momenti di quella tradizione popolare  che ne caratterizzano l’essenza. Un incubo che torna, perché questi nuovi – e tragici – eventi ricalcano con estrema precisione i macabri crimini per i quali un uomo è già stato condannato. Una ferita mai rimarginata torna a grondare sangue: impossibile dimenticare la paura, i fantasmi di quei giorni di morte e sgomento che alcuni decenni prima hanno seminato il terrore tra la popolazione. Su quella che si rivelerà una carneficina programmata meticolosamente da una mente criminale astuta e camaleontica è chiamato a investigare il giovane ispettore Unai López de Ayala.
Era il caso più importante della mia carriera e sapevo, ero dolorosamente cosciente, che la mattanza sarebbe continuata, perché lasciare via libera a quel farabutto?
Quanto poco immaginavo allora che quell’individuo non aveva alcun interesse a lasciare via libera a me.
La scrittura pastosa e coinvolgente dell’autrice costruisce un plot intenso, che mescola riferimenti religiosi, elementi della superstizione e della cultura basca; un plot, ricco di colpi di scena, che si muove su diversi piani temporali, perché ancora una volta, è il passato che si fa custode della verità: è in esso – nei conflitti e nelle scelte di quegli anni lontani – che le azioni di un serial killer hanno trovato il loro movente. Unai López de Ayala, voce narrante delle vicende che si stanno svolgendo nel presente, non è solo in quest’indagine: accanto a lui si muoveranno altri personaggi, tutti perfettamente caratterizzati e in grado di rendere, col loro contributo, la profondità di una rappresentazione che non è solo suspense, ma diviene vita vera. Emozioni, sentimenti, dolore, disperazione, rimorsi, decisioni da prendere… la vita che prende il sopravvento mentre nell’ombra la letale azione del misterioso assassino continua – in una Vitoria sempre più insanguinata – a portare avanti il proprio progetto di morte. Ma la città bianca non si accontenta di essere testimone silenziosa: lungo tutta la narrazione rivendica un ruolo da comprimaria. Si mostra, svela i propri angoli, esibisce i suggestivi momenti di folclore.
Quel giorno era il più importante dell’anno per gli abitanti di Vitoria. Celedón, un pupazzo con il basco – simbolo di tutti gli alavesi – si calava con il suo ombrello dalla torre della chiesa di San Michele attraversando il cielo grazie a un sistema di pulegge, e alle sei di sera il chupinazo – il botto – dava inizio alle feste della Madonna Bianca.
Orgogliosa, accoglie l’omaggio di Eva G. Sáenz De Urturi, che alla ciudad blanca deve i natali, e in cambio si presta come scenario nel quale si consuma la follia di una mano omicida inquietante ed efferata, diventando il foglio sul quale  l’assassino sta scrivendo il proprio romanzo.

 

Mariella Barretta

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