Il taglio dell’angelo – Claudio Coletta



Claudio Coletta
Il taglio dell’angelo
Fazi
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Diciamoci la verità, in tanti associano alla cosiddetta letteratura di genere un effetto fondamentalmente “ricreativo”, come se pagine e pagine di storie, relazioni, intrecci e personaggi avessero come unico scopo quello di anestetizzare temporaneamente il lettore dall’angustia prodotta dalla continua esposizione alle nefandezze che devastano la nostra società attuale.
E invece non è affatto così, senza scomodare pietre miliari del noir, Il taglio dell’angelo di Claudio Coletta, edito da Fazi, è il classico esempio di storia assolutamente calata nel nostro tempo, perennemente nuvolo ma dal quale di tanto in tanto si fa largo uno sprazzo di azzurro ad illuminare le nostre coscienze.  
Lorenzo Baroldi è un primario di medicina di un grande ospedale romano, i pazienti vanno e vengono e spesso hanno volti e storie che sopravvivono nella memoria giusto il tempo necessario ad essere spazzati via dalla prima incombenza burocratica, dalla difficile gestione dei rapporti tra colleghi, dalle ansie personali e dalla frenetica processione di tirocinanti alla ricerca del loro spazio.
Sembra essere così anche quando Lorenzo s’imbatte nella vicenda di Milton Sissoko, giovane nigeriano apparentemente in buona salute, il cui quadro clinico degenera improvvisamente fino a condurlo alla morte. La promessa fatta alla giovane vedova di svelare le reali ragioni della scomparsa di Milton e la notizia di un paio di decessi analoghi riguardanti richiedenti asilo spingono Lorenzo alla ricerca della verità. 
Fin dai tempi del buon Dottor John H. Watson, indimenticabile personaggio prodotto dal talento creativo di Arthur Conan Doyle, la natura assolutamente complementare e simbiotica di medici e investigatori, entrambi perennemente impegnati nell’ardua risoluzione dell’eterno conflitto tra umanità e raziocinio, tra studio e intuito, tra coscienza e ambizione, ha contribuito alla fortuna di autori e storie capaci di lasciare il segno.
Lo sa bene Claudio Coletta, cardiologo e scrittore, capace di dotare il suo Lorenzo Baroldi delle più significative  peculiarità di entrambe le categorie, dando vita ad un personaggio sfaccettato e credibile, di cui vien voglia di leggere ancora.  
Prima di chiudere, una piccola esortazione all’autore. Caro Claudio (non ci conosciamo ma mi permetto di darti del tu, sperando di non sforare la soglia dell’indiscrezione), la prima parte del tuo libro, L’appeso, ha una forza espressiva notevole, carica di una malinconica solitudine che mi ha riportato alla mente alcune tele di Hopper e Sironi. Perché non trasformarla in una storia a parte? Facci un pensierino…

Antonio Amoruso

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