Il terzo giorno -Paolo Nelli



Paolo Nelli
Il terzo giorno -Paolo Nelli
La nave di Teseo
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Il terzo giorno, la prima indagine del commissario Colasette
Un pezzo di bravura, questo di Paolo Nelli (Il terzo giorno, La nave di Teseo, collana Oceani, pagg.448). Mai sfoggio virtuosistico, schietto sempre il rimando della sofferenza, il romanzo assume le sembianze del poliziesco come mero espediente narrativo, per scongiurare invece, fin da subito, ogni topos di genere.
L’inizio del Triduo pasquale a Colle Ventoso, un borgo della Brianza ai piedi delle Grigne lecchesi, scaturito dall’immaginazione dell’autore ma ritratto con il convincente pennello del vero, è funestato da un triplice crimine. In Via Giolitti 19, un condominio in ristrutturazione “impacchettato nella plastica” tanto da sembrare “un palazzo di gelatina”, sono stati selvaggiamente aggrediti Ilde Ardenghi, cinquantenne in odore di disabilità psichica, Salvatore Cantoni, giovane magazziniere dai vizi dispendiosi, e un bellissimo efebo che nessuno conosce ma che tutti da subito ribattezzano “angelo” per il paio di ali poeticamente tracciate a pennarello sul suo corpo nudo. La scena che si presenta agli inquirenti testimonia una violenza inaudita e inquietante, eppure Cantoni non è morto. Con il cranio in apparenza sfondato da un Cristo ligneo imbrattato di escrementi, respira ancora e viene trasferito al locale ospedale, unico testimone in grado di far luce su un mistero insondabile, maturato forse tra mura di “decoro scaduto”, dietro spioncini dalla curiosità malata, altrettante “telecamere che registrano tutto”. A condurre le indagini è il commissario Valerio Colasette, un uomo del Sud da molti anni trasferito in Brianza, insofferente di regole e ossequi e per questo sempre più inviso ai superiori. E a dispetto delle regole, manco a dirlo, Colasette si fa affiancare da tre giovani ispettori, allievi del suo corso di specializzazione: Maddalena Bercalli, la cui intelligenza ironica e la vis intuitiva toccano pericolosamente Colasette; Garofalo, “un ragazzo semplice” per il quale la polizia “è un riscatto, la massima aspirazione possibile”; Rodighiero “che non crede in quello che fa” ma che “giustifica tutto con il senso dell’ordine”. Alleati e rivali, i tre giovani agenti ora sostengono Colasette, ora ne tradiscono la fiducia, in un’alternanza di stati d’animo e di circostanze che è diretta conseguenza di un’indagine quanto mai complessa e inaspettata. Un’indagine nella quale l’infanzia abusata sembra una malattia da cui non si guarisce e l’attitudine violenta un carattere geneticamente trasmesso.
Paolo Nelli, a differenza di molti suoi colleghi, non è interessato a celebrare un’epica della provincia, né a sventolare una bandiera di attrazione turistica dove fascino paesaggistico e specialità enogastronomiche fungano da richiamo per lettori interessati più al colore locale che alla qualità narrativa.
No. A Paolo Nelli, come al suo commissario, preme che la sofferenza non diventi normalità, che la paura non generi indifferenza, che il qualunquismo non assurga a leadership, che i poveri di spirito del XXI secolo – quelli “con tre televisori sempre accesi, con lo smartphone sempre connesso, due Alexa da interrogare”, quelli che non sanno niente ma hanno sempre ragione, quelli che non vogliono stranieri tra i piedi – non si facciano classe dominante.
Il terzo giorno è un romanzo sincero, di genuina denuncia sociale: ne sarebbe felice Loriano Macchiavelli che di recente ne lamentava la perdita di vigore nelle più giovani generazioni, lui che con Sciascia e Scerbanenco ne era stato appassionato pioniere nell’Italia degli anni Settanta.
Il terzo giorno è un romanzo di sottile scandaglio psicologico, nel quale non esistono personaggi ma solo persone, non maschere ma conflitti laceranti e un ubiquitario male di vivere. Non ne è esente Valerio Colasette che fatica a trovare un senso alla sua vita, figuriamoci, per dirla con Giuseppe Berto, “una serena valutazione di se stesso nei confronti della realtà”. E pensare che a Colasette, invece, gli tocca dare un senso al “sangue di qualche povero cristo ammazzato”, lui che da tempo non crede più che esista una spiegazione per tutto: l’idolo della sua adolescenza, Sherlock Holmes, perfetta incarnazione dell’eroe positivista, nulla può ormai contro una realtà proteiforme e dissonante.
Il terzo giorno racconta in modo magistrale un’indagine poliziesca che è, prima di tutto, un’indagine nella mente e nell’anima dei protagonisti, al di fuori delle regole se serve e a dispetto di se stessi. Un’indagine in cui vittime e carnefici possono scambiarsi di ruolo in un “gioco di sintonie affettive malate”, un’indagine che perciò richiede un’attitudine a uscire dagli schemi, fino a “violare ricordi, prostituire la memoria, scavare nelle emozioni”.
Il terzo giorno è un romanzo d’intensa suggestione visiva che ritrae con sensibilità una terra sempre più lontana da quel mondo contadino che pure sopravvive a tratti. Dove la violenza degli elementi atmosferici, in una Pasqua di avara primavera, funge da contrappunto e da amplificatore alla violenza omicida che si scatena in Via Giolitti: “Il colpo è devastante, il tuono sbraita, il vento si rincorre, la plastica delle impalcature sembra volersi strappare e gli scrosci di pioggia si gonfiano in una furia malsana, si riversano sul condominio”. Terra di boschi ancora, boschi che di sera cambiano identità, dove perfino le cappelle votive accolgono immagini sacre dal “sorriso sfigurato nei guizzi delle ombre”. Boschi in cui si scioglie il mistero, “il buio si rimargina” dietro il passaggio dei poliziotti, torce strette tra le loro mani come “lucciole intermittenti, tra le piante, diluite nella notte”.
Un plauso infine, convinto e protratto, alla padronanza lessicale e stilistica di Paolo Nelli: nessun preziosismo ma un’accurata scelta di significati; un utilizzo sobrio ma colorito di qualche frase dialettale; l’adozione ubiquitaria del presente come tempo narrativo, felice davvero perché trascina il lettore in medias res rendendolo non spettatore ma coprotagonista; un uso talora intensivo della punteggiatura, della virgola soprattutto, in controtendenza rispetto alla generale preferenza ma di sempre sapiente proprietà.
Il terzo giorno infine è stato per me una lettura empatica, di quelle che non si dimenticano facilmente, una prova d’autore che mantiene sincerità per oltre 400 pagine e cui, per altrettante, è impossibile non corrispondere.
PAOLO NELLI, nato in Brianza nel 1968, vive a Londra dove insegna Lingua e Cultura italiana al King’s College. Ha pubblicato racconti e romanzi: La fabbrica di paraurti (Derive/Approdi, 1999), suo libro d’esordio, Justin (Portofranco, 2001), Dialogo sull’amore? (Sironi, 2002), Mio marito Francesca e altri racconti (Sironi, 2004), Il naufragio della Querina (Nutrimenti, 2007), riscrittura di un testo veneziano del Quattrocento, Golden boot (Fazi, 2012), Trattato di economia affettiva (La nave di Teseo, 2018), Il terzo giorno (La nave di Teseo, 2020).

Giusy Giulianini

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