Il volto del mio assassino – Sophie Kendrick



Sophie Kendrick
Il volto del mio assassino
Giunti
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I personaggi di questa storia inquietante si muovono in un’atmosfera hitchcockiana che contiene alcuni degli elementi usati da quasi tutti i maestri del genere.Una particolarità è il taglio cinematografico di questo romanzo: noi vediamo i protagonisti, li sentiamo parlare, intuiamo le loro angosce e le loro paure.
Siamo coinvolti in una giostra di sentimenti, con una suspense costante che coinvolge il lettore in una continua aspettativa di imprevisti, di soluzioni e di cambiamenti.
E poi elemento sempre presente è l’acqua, non sorgente di vita ma strumento maligno di solitudine e paura, “l’acqua è di colore verde scuro. Talmente scuro che non riesco a distinguere la superficie dal fondo. Avverto solo un vortice che mi risucchia giù. Devo risalire, ma la luce è troppo lontana.”
Così conosciamo Clara, la protagonista e voce narrante del romanzo, questi pensieri sono i primi a venirle in mente al risveglio dal coma.
Clara è una giovane donna che ha subito un tentativo di omicidio durante un probabile furto nella sua abitazione; è stata in coma per alcuni giorni ed il suo risveglio la pone dinanzi a tanti interrogativi, problemi, in un caos esistenziale che mescola continuamente le carte.
È assistita dal marito Roland, scrittore di successo, bello ed innamorato; sul suo caso stanno indagando due detective intelligenti e comprensivi, quindi Clara può godersi lo scampato pericolo, anche se sa che qualcuno ha tentato di ucciderla e quel qualcuno è ancora in libertà.
E qui la genialità dell’autrice è chiaramente dimostrata, ogni giorno non è mai uguale al precedente, ogni giorno una sorpresa, ogni giorno il lettore deve fare i conti con un nuovo intrigo che rimescola le carte.
È un gioco continuo tra l’autrice ed il lettore, una sfida ad indovinare chi sono veramente i personaggi e che cosa realmente hanno da nascondere.
Il tutto ambientato in una Berlino piovosa e livida, e poi anche in una casa di montagna isolata e circondata da un lago.
Fino ad arrivare al finale, imprevedibile e per niente scontato, nel quale capiamo perché l’acqua ha quella connotazione di elemento maligno, perché i protagonisti si muovono con tanta circospezione e sembrano essere in perenne conflitto con loro stessi ed anche con chi li circonda.
Ogni personaggio di questa storia è ben delineato, ha il suo spazio e la sua importanza, ci sono i protagonisti ed i comprimari, nessuno è secondario ai fini della narrazione, che si dipana intensa fino all’ultima pagina. Un buon lavoro questo di Sophie Kendrick, per Giunti Editore, che ci fa apprezzare questa scrittrice giramondo e ci fa desiderare di leggere presto un suo nuovo lavoro.

Roberta Gatto

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