Quattro chiacchiere con Antonio Fusco che, dopo il successo di “Ogni giorno ha il suo male” torna oggi in libreria con
” La pietà dell’acqua” la nuova indagine del commissario Casabona – Giunti editore-
Il giorno di ferragosto, sulle montagne ai confini di Valdenza, viene trovato il corpo di un anziano, ucciso con un colpo di pistola alla nuca. Una vera e propria esecuzione. Suo malgrado, Casabona è costretto a rientrare dalle ferie per occuparsi del caso, creando l’ennesima frattura con la moglie Francesca. Accanto al luogo del delitto, c’è il piccolo paesino di Torre Alta, che ha preso il posto del vecchio borgo di Torre Ghibellina, sommerso da un grande lago artificiale, risultato di una diga costruita nel dopoguerra. Proprio in quei giorni il lago è svuotato per una manutenzione straordinaria e la zona brulica di gente accorsa per vedere il paese sommerso. Casabona inizia a indagare, ma dopo qualche ora il caso gli viene inspiegabilmente tolto dalla DIA. Non prima però che il commissario sia venuto in contatto con un’affascinante giornalista, in realtà un’agente della polizia francese che sta indagando su un cold case: l’omicidio di un ex inviato di guerra americano, avvenuto a Parigi nel 1967. Ben presto entrambi si renderanno conto che i due delitti sono in qualche modo legati e lasciano solo intravedere un oscuro mistero che l’acqua del lago ha pietosamente custodito per anni.
Antonio Fusco è nato a Napoli. Laureato in Giurisprudenza e Scienza delle Pubbliche Amministrazioni, è anche esperto di criminologia forense. Studi, questi, con una forte attinenza alla sua professione: Antonio Fusco è, infatti, Vice Questore e Capo della Squadra Mobile di Pistoia. Nel 2014 è uscita, per la Giunti, la sua opera prima, “Ogni giorno ha il suo male”, che ha subito avuto un ottimo successo di pubblico e di critica. Oggi, sempre per la Giunti, esce il suo secondo libro, “La pietà dell’acqua”.
Antonio, ti sei recentemente definito “funzionario di polizia, criminologo forense e scrittore”. Le prime due attività si integrano e supportano a vicenda, ma avresti mai pensato, solo qualche anno fa, che si potessero brillantemente conciliare con la terza, apparentemente molto lontana dalle prime?
La terza attività non è poi così lontana dalle altre due, anzi l’esperienza maturata negli anni come investigatore e la preparazione criminologica mi aiutano molto quando scrivo. Anche se le storie sono inventate, le dinamiche e le tecniche descritte nei miei romanzi sono assolutamente veritiere. E non ho bisogno di consulenti per farlo.
Come riesci a conciliare gli impegni del Fusco “poliziotto” con quelli del Fusco scrittore di successo?
Come ogni persona che, oltre a un lavoro impegnativo, ha anche un hobby. E’ un modo come un altro per impegnare quel poco di tempo libero che mi resta.
In precedenti interviste hai già raccontato che la passione per lo scrivere nacque spronando tua figlia a partecipare ad un concorso letterario. Avresti mai pensato che una passione nata apparentemente “per caso” ti avrebbe portato così lontano?
La passione per lo scrivere l’ho sempre avuta. L’episodio con mia figlia mi ha dato l’occasione per provare a scrivere un romanzo e ci sono riuscito. Evidentemente era arrivato il momento giusto. Certo, non mi aspettavo un tale apprezzamento del pubblico e della critica. Ovviamente mi ha fatto molto piacere, anche se penso che chi scrive lo debba fare soprattutto per se stesso, poi se piace anche agli altri è un di più.
Veniamo ai tuoi libri. Il primo, “Ogni giorno ha il suo male ”, si è subito imposto, oltre che per il grande rigore narrativo e la suspense, soprattutto per la caratterizzazione a tutto tondo del protagonista, il Commissario Tommaso Casabona. Funzionario dello Stato apparentemente duro, cinico e disincantato, in realtà dotato di grande umanità e capacità di introspezione, tormentato per i propri problemi familiari e pieno di dubbi anche sul proprio ruolo professionale. La domanda è scontata: quanto del funzionario di polizia Fusco c’è nel funzionario di polizia Casabona?
Più che rappresentare me stesso ho cercato di cogliere i tratti più comuni e interessanti di chi fa questo lavoro. Quelli che si vedono solo da vicino, da dietro le quinte come si dice.
L’atmosfera del tuo primo libro lo caratterizza come noir a tutti gli effetti, a partire dalle prime pagine, ove viene descritta la mortale aggressione al detenuto, per proseguire con la descrizione degli altri omicidi sino al finale da brividi. Nella tua vita professionale, ti capita spesso di avere a che fare con casi così torbidi ed inquietanti?
Per fortuna lavoro in una piccola provincia, quindi situazioni estreme non sono frequenti. Ma, anche in posti come questi, negli anni si finisce con il vedere di tutto e spesso la realtà supera la fantasia.
In “Ogni giorno ha il suo male”, si respira spesso l’alito del Male. Come fa un poliziotto, che deve confrontarcisi quasi quotidianamente, a restarne immune, conservando distacco, serenità ed equilibrio?
Ci si abitua ad essere distaccati, come ogni professionista che si deve confrontare con situazioni estreme. Penso ai medici del pronto soccorso, ai vigili del fuoco, agli operatori delle ambulanze, ecc.
Abbiamo detto che il tuo primo libro si caratterizza, fra l’altro per il suo grande rigore narrativo. La trama, pur molto complessa, si dipana via via con logica concatenazione, senza “voli pindarici”, stranezze o fantascientifici colpi di teatro. Quanto delle tue attitudini investigative ti ha aiutato sotto questo aspetto?
Come dicevo, l’esperienza e la mia formazione professionale mi aiutano a far si che il racconto venga sempre percepito come verosimile e realistico. Sono molto rigoroso in questo. La descrizione degli ambienti e delle tecniche deve sempre essere coerente con la realtà.
Anche a te capita a volte di rimpiangere di essere fra quelli che oltrepassano “la sottile striscia bianca e rossa” presente su ogni scena del crimine e che rappresenta il confine col Male?
Rimpiangere no, perché quando lo faccio è perché sono tenuto a farlo ed è un mio dovere. Diciamo che non ci rimango male quando non lo devo fare perché tocca a qualcun altro.
E veniamo alla prossima uscita. Anche qui il protagonista sarà l’amato commissario Casabona di cui aspettavamo sicuramente il ritorno. Senza anticipare nulla della trama, ci puoi dare qualche piccola anteprima?
“La pietà dell’acqua” è un romanzo che, con il pretesto del giallo, affronta il tema del difficile rapporto tra il potere e la verità. E’ una storia tutta italiana che farà riflettere oltre che appassionare gli amanti del genere per il suo intreccio narrativo.
Un’ultima domanda, assolutamente scontata. Oltre ai codici penali e ai trattati di criminologia, quali libri non potrebbero mancare nella tua biblioteca personale?
Sono un appassionato di storia, quindi leggo molta saggistica. Un posto speciale, negli scaffali della narrativa, lo occupano Jean Claude Izzo e Agota Kristof. Il primo per la sua straordinaria capacità di creare atmosfere di velata malinconia che sono alla base di un buon noir; la seconda per la sua scrittura semplice ed essenziale dal ritmo irresistibile.