Intervista a Francesca Bertuzzi ospite a Paura sotto la pelle 2

Abbiamo fatto le stesse domande a alcuni degli ospiti che interverranno a Paura sotto la pelle 2.
Domande ” da paura” ovviamente…
Divertitevi leggendo le risposte che hanno dato.
Ecco le riposte di Francesca Bertuzzi, attualmente in libreria con Fammi Male, Mondadori

813D2Egkz0L (1)La più antica e potente emozione umana è la paura, e la paura più antica e potente è la paura dell’ignoto. (Howard Phillips Lovecraft). Sei d’accordo?
Sì e no… l’uomo è stato spinto alle sue più grandi scoperte mosso proprio dalla curiosità per l’ignoto: svelare, scoprire, indagare. In questo senso, il rischio e il coraggio sottintendono una paura moderata, perché se non si conosce, non si sa a cosa si va incontro. Ma credo che nella frase di Lovecraft risieda in realtà la paura dell’ignoto più profondo che alberga nella finitezza della vita, e allora sì spaventosa e potente. In ogni caso credo che il sentimento della paura sia un grande alleato, perché ti rende prudente, ti aiuta a sopravvivere.

La paura è una componente fondamentale della natura umana, è con noi dalla nascita. Cosa ti fa paura?
La paura è un sentimento naturale, è presente in ogni essere vivente, è il campanello d’allarme che si accende quando avvertiamo un pericolo. In genere non ho paura, la paura si risveglia quando mi trovo in situazioni che attivano quel campanello atavico.

Come la esorcizzi?
Quando abbiamo paura succedono molte cose nel nostro corpo: il sistema endocrino inizia il suo lavoro, rilascia epinefrina e norepinefrina poi parte l’adrenalina. In poche parole, il sangue ossigenato inizia a pompare freneticamente potenziando i muscoli e i sensi. Contemporaneamente si attivano le endorfine, una sorta di anestetico naturale. Questo sulla carta è un sistema perfetto per reagire in caso di fuga o di lotta ma sono elementi molto difficili da gestire. La maggior parte degli esseri viventi s’immobilizza di fronte al pericolo imminente e spesso, come nell’immagine comune del cervo di fronte ai fari di una macchina, anche noi restiamo “agghiacciati”. Per cui quando ho paura reagisco cercando di gestire questi elementi fisici che entrano in funzione, provando a capire la situazione, tentando di rimanere il più lucida e funzionale possibile, sperando così di esorcizzare l’apprensione e sfruttarla a mio vantaggio.

Da bambina qual era la tua favola preferita?
Sono stata una bambina cagionevole, spesso ero costretta a letto da febbri molto alte e mia madre doveva lasciarmi ai nonni per andare a lavorare. Mi ricordo la sedia accanto al mio letto e la figura enorme di mio nonno che prendeva libri e iniziava a leggere per me… Certo era un uomo d’altri tempi e quindi leggeva quello di cui aveva voglia lui. Una mattina, avrò avuto cinque anni, decise di leggermi “Cuore di Tenebra”. Allora capii poco e nulla del romanzo di Conrad ma la voce di mio nonno che danzava nella stanza era la mia favola preferita.

Amavi quelle paurose?
Non credo, non allora.

41158212_1146143202423636_6099481948395143168_nQuale percorso ti ha portato a scrivere storie che hanno a che fare con la paura, con i timori e con le ansie?
Quello a cui ambiscono generi come il thriller e il noir è analizzare i lati più oscuri dell’animo umano. Riflettere sul germe che contamina alcuni uomini spingendoli a compiere il male nei modi più efferati. Quello che mi affascina in questo tipo di scrittura è la possibilità di gettare sonde profonde negli anfratti più bui della psiche.

Come si riescono a trasmettere queste sensazioni con le parole?
Creando mondi coerenti, personaggi empatici, situazioni credibili e poi facendo prendere vita a una storia che riesca a portarti dentro la tana buia di un Bianconiglio tanto spaventoso quanto reale.



Per far paura sono più efficaci scene truci e truculente o la normalità che si trasforma improvvisamente in incubo?
Penso che si possa fare in tutti e due i modi e che una cosa non escluda l’altra.

La paura tra parole e immagini. Difficoltà e tecniche per instillare il timore nel lettore
Ci sono molte fonti da cui attingere dalla semiotica al pahtos… La cosa più importante per ogni forma di narrazione a mio parere è l’onestà di chi racconta nei confronti di chi fruisce.

Sono cambiate le nostre paure?
Le nostre paure sono certamente cambiate e cambiano da società a società, ma credo che la paura madre sia sempre la stessa: quella di non riuscire a sopravvivere.

E il modo di descriverle?
Anche la scrittura cambia, ma i nervi scoperti che una buona penna pungola nel far salire la suspense e il terrore sono gli stessi.

Il maestro assoluto della paura di oggi, il Re, dice che la sua ispirazione è sempre, da sempre, il babau, l’uomo nero. Quante declinazioni può avere oggi l’uomo nero?Escludendo ovviamente la deriva razzista
Ognuno ha il suo Babau. Saperlo raccontare, visualizzare, dargli ogni volta una forma diversa, quello sta al talento di chi decide di parlarne. In questo King è senza dubbio un esemplare più unico che raro. Non è un caso che in “It” decida di raccontare in modo polifonico la natura mutaforme della paura.

Sono sempre di più gli autori che mescolano al noir l’ironia e la risata, un modo per esorcizzare la paura o un modo per sottolinearla e renderla ancora più efficace?
Non sono sicura che sia una tecnica vera e propria, credo che sia una naturale evoluzione del linguaggio nella scrittura contemporanea, e che quindi riguardi, giocoforza, anche il genere.

I tuoi riferimenti letterari o cinematografici di genere sono….
Amo tantissimi autori di genere fra cui Lansdale a cui devo molto, la Flynn che si rivela romanzo dopo romanzo un’incendiaria fantastica, Carlotto, chirurgico nei suoi affondi… Questi scrittori sono solo la punta di un iceberg di autori che non riuscirei a citare senza farlo diventare un noioso elenco di nomi straordinari.

L’appuntamento con Francesca Bertuzzi  e gli altri ospiti di La paura sotto la sotto la pelle 2, brividi nelle parole e nelle immagini.
Giovedì 29 e venerdì 30 novembre 2018, ore 10.00 e 14.30,
Aula magna Giovanni Pascoli e aula Forti -Via Zamboni 32-BO
Tutte le informazioni  qui

Qui la nostra recensione a Fammi Male
Qui un’altra nostra intervista a Francesca Bertuzzi

La foto di Francesca Bertuzzi è di @Arnaldo Catinari

Cristina Aicardi

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