Non credo esista una scrittura femminile. Intervista a Ilaria Tuti – Ninfa dormiente

In occasione del Noir in Festival, MilanoNera ha il piacere di intervistare Ilaria Tuti. Autrice presente nella cinquina finale del Premio Scerbanenco con Ninfa dormiente, Longanesi.

41qV01fhWSL._SX335_BO1,204,203,200_Ciao Ilaria, grazie della tua disponibilità.
Grazie, è un piacere.

Il commissario Teresa Battaglia e l’ispettore Massimo Marini sono alle prese con un cold case in cui un quadro del pittore Alessio Andrian è l’unico collegamento a un vecchio omicidio del ’45. Le indagini conducono nel cuore di una misteriosa valle che custodisce rituali ancestrali.
Vuoi aggiungere qualcosa? Vuoi dare almeno tre buoni motivi per leggerlo o rileggerlo?
Ninfa dormiente è un romanzo nato da incontri, senza l’aiuto di tante persone che mi hanno donato esperienze e ricordi non sarebbe mai nato. I motivi per leggerlo:
è ambientato nella Val Resia, un’isola genetica pressoché perfetta: il genoma dei suoi abitanti è unico al mondo e rimanda a popolazioni caucasiche distanti migliaia di chilometri. Vi si parla una lingua antichissima, vi si canta una ninna nanna molto simile a quella del popolo dei Mingreli, stanziati nell’attuale Georgia.
Ha una protagonista sessantenne che dà filo da torcere a chiunque.
Attraverso le traversie di un’opera d’arte ci fa cavalcare i decenni e conoscere un’eccellenza tutta italiana: la Banca Dati dei beni illecitamente sottratti del Nucleo Carabinieri tutela patrimonio culturale: contiene le “carte d’identità” di milioni d’opere d’arte tutt’ora mancanti all’appello ed è a disposizione delle polizie di tutto il mondo.

Chi è Teresa Battaglia?
È una donna normale e straordinaria allo stesso tempo. Matura, fuori forma, acciaccata, per nulla attraente, intelligente, saggia e inquieta allo stesso tempo, eccezionale nella propria professione di commissario di Polizia, empatica. Ci sono tante donne dentro di lei che incontriamo ogni giorno in famiglia, nel lavoro, per strada. La sua eccezionalità sta nella capacità di rimettersi in piedi dopo ogni battuta d’arresto. È un modo di dire alle donne lontane dalla perfezione che anche loro sono uniche.

Dalla pagina alla realtà. Quanto c’è bisogno di un personaggio come Teresa tra le strade delle nostre città?
Ce ne sono tante di Teresa Battaglia nella realtà, le incontro spesso, nella vita di tutti i giorni e durante le presentazioni dei miei libri. Ciò di cui c’è davvero bisogno è l’attenzione su di loro, perché abbiamo più che mai bisogno dei valori che rappresentano – tenacia, integrità, compassione.

Noir al femminile, mi sembri la persona adatta per parlarcene…
Non credo esista una scrittura femminile, nemmeno se declinata in un genere. Esistono punti di vista differenti e in questo senso l’essere donna o uomo può portare in dote esperienze diverse, ma nemmeno questo è uno spartiacque immutabile: per fortuna l’empatia e l’intelligenza ci aiutano a superare eventuali barriere e a comprendere l’altro, a “essere” l’altro. 

L’anno scorso sei stata premiata come Migliore Esordio al Premio Scerbanenco, quest’anno cosa provi a essere di nuovo nella cinquina finale?
Sono felice e mi sento onorata. La caratura dei finalisti è sempre elevata ed essere tra loro non può che darmi soddisfazione.

Grazie e ti auguriamo buona scrittura.
Grazie a voi, buone letture a tutti.

MilanoNera ringrazia Ilaria Tuti per la disponibilità.

Mirko Giacchetti

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