Intervista a Nicola Manzò

download (2)Napoli è raccontata da tante voci della narrativa italiana ed il genere poliziesco ne narra anche i lati oscuri e torbidi o le storie che tra i vicoli cittadini si tingono di giallo. Tanti i detective che si sono aggirati e si aggirano per la città partenopea, moltissimi i casi su cui indagare o i crimini da debellare. Una voce racconta Napoli con gli occhi di un commissario milanese e col cuore del suo informatore Ettore, il barbiere e della comunità che ruota intorno alla barberia, è la voce di Nicola Manzò, scultore e artista della parola. A lui si deve la serie dei delitti del barbiere e il nuovo romanzo “Sette cavalieri d’oro”.
Manzò riversa arte e sentimento nei personaggi della sua serie e stavolta le indagini riporteranno anche alla metà del Quattrocento e alla diceria legata ai sette cavaliere d’oro scolpiti da Corradini per Lorenzo de’ Medici. Alle statue è legata una serie di delitti che colpisce una famiglia della Napoli bene, un serial killer lascia sui corpi delle vittime uno stiletto con infilzata una filastrocca in spagnolo e una setta trama in segreto un colpo di stato. Per il commissario Renzi arrivato da un anno a Napoli, la barberia di via san Biagio dei librai, “era davvero un angolo di relax. Lì si lasciava andare sotto le mani esperte e delicate di Pierino e si divertiva a conoscere i napoletani, quelli veraci”. Grazie a Ettore, il titolare, aveva risolto un caso importante e anche adesso il suo aiuto unito a quello di “internos, il web dei vicoli, la rete intessuta dal piccolo gobbo Tatillo detto Gugòl , il commissario otteneva informazioni che i suoi uomini avrebbero impiegato il triplo a reperire”. Tre fronti d’indagine aperti per Renzi che la maestria narrativa di Manzò mescolerà tra loro, inserendo tanti personaggi fondamentali per lo svolgimento della trama poliziesca ma soprattutto per dipingere una Napoli misteriosa e affascinante che ha un volto e una storia anche nelle sua viscere, in quei vicoli segreti sotterranei che odorano di storia. Il secondo romanzo di Manzò rivela anche uno scrittore più maturo che sa regalare sorrisi dietro a spietate realtà. Un teatro di volti, voci, parole dette o celate quello di Manzò che ancora una volta stupirà il lettore con colpi di scena e flashback. Bentornato Renzi e un lungo applauso a Nicola manzò.

Nel romanzo racconti un periodo storico importante per Napoli, com’è il tuo lavoro di ricerca?
In ogni mio romanzo racconto una piccola parte di Napoli e della sua storia perché voglio che tutti i miei lettori conoscano la mia città per quello che è ed è stata e non per quello che oggi appare anche per la falsa informazione che molti, per propri interessi personali, diffondono in rete o sulla carta stampata.
Mi piace molto lavorare sugli spazi temporali e portare il lettore attraverso periodi e accadimenti storici, italiani e non solo ,che ci hanno portati al nostro presente.
Per questo motivo Il mio lavoro di ricerca è lungo e articolato. Trascorro molto tempo in varie biblioteche e librerie senza disdegnare, inizialmente, le informazioni che trovo sul web.

Renzi appare più maturo e integrato nell’ambiente dei vicoli, anche dal punto di vista sentimentale il romanzo riserva sorprese?
Si, è vero, Renzi, essendosi integrato un po’ di più dopo la sua prima indagine sugli Amanti di Vico San Severino, ha cominciato a capire ed assorbire l’essere dei napoletani.
Ora il suo modo di pensare è sempre razionalmente milanese ma contaminato dalla sensibilità fortissima dei partenopei che gli fa cogliere sfumature che forse prima avrebbero potuto sfuggirgli.
Dal punto di vista sentimentale però, è un vero disastro. La sua razionalità si azzera per lasciare il posto all’aberrazione per una storia senza presente né futuro che lo sta consumando dall’interno. Mirella ed Ettore fanno di tutto ed anche zia Mariuccia, la veggente, ma lui è ostinato e duro come la roccia di Castel dell’Ovo ed è proprio lì che la sua Mirella gli dirà qualcosa che lo sconvolgerà totalmente.

La Napoli sotterranea. In questo romanzo è più che mai la tua città la protagonista?
Nei miei romanzi Napoli la fa sempre da co-protagonista. Lei ed i suoi personaggi sono integrati perfettamente. Uno è lo specchio dell’altra. La Napoli sotterranea poi, è morte ma anche origine della vita. A Napoli il culto della caverna è importantissimo. Già dai tempi di Publio Virgilio Marone, venerato come un dio, essa rappresenta l’utero materno , il mistero, la vita e la morte( vedi i Cimiteri dei Cristallini, delle Fontanelle ed altri. Tutti situati nelle grotte di tufo). La caverna per i napoletani non è il sottosuolo ma semplicemente la parte di sotto della città.

Renzi e Petrone. Perché hai scelto di affidare l’indagine a entrambi? Possiamo considerarli due personaggi speculari?
Beh, per la verità l’idea nasce dalla necessità di far spostare Renzi in un’altra parte della città che non è di sua competenza territoriale e quindi gli devo affiancare il titolare dell’indagine, il commissario Petrone. A questo punto però, accade che, per forza di cose, questi due commissari del tutto diversi tra loro debbano lavorare insieme. Riusciranno però a trovare la giusta forma di convivenza e, con le reciproche competente e le numerose contraddizioni, compensandosi reciprocamente, a sbrogliare un vero e proprio groviglio di delitti che sembrano all’apparenza estranei tra loro. Mi ha intrigato tantissimo questo incontro e sono sicuro che piacerà anche ai lettori.

Scrivi romanzi seriali, è bello percepire quanto i tuoi lettori si affezionano ai personaggi?
E’ una sensazione bellissima che mi da l’energia giusta per scrivere. Mi scrivono in molti lusingandomi con le loro parole e riempiendomi il cuore di emozioni. Un lettore di Milano ultimamente mi ha scritto: “Questa settimana mi sono recato dal barbiere…non ho trovato ne Pierino ne Ettore … mi sono dovuto accontentare di una vecchia rivista, e non e’ la stessa cosa.”
Cosa c’è di più bello del leggere una tale partecipazione e, oserei dire fusione, con i miei personaggi da parte di un lettore?

Cristina Marra

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