Radeschi è un eterno Peter Pan…Intervista a Paolo Roversi

51H9T2HYBiL (1)Alle porte della notte è la nuova avventura, da pochi giorni in libreria per Marsilio, del giornalista hacker Enrico Radeschi. Paolo Roversi torna raccontare una storia gialla ambientata a Milano tra rapine, mafia dell’est e tanta ironia. 
Ciao Paolo, sei pronto per l’interrogatorio?
Enrico Radeschi è un investigatore anomalo, non ha il maledettismo di tanti suoi colleghi, né problemi psicologici, vizi o anomalie da detective, oggi così diffusi. Eppure è un personaggio molto amato dai lettori. Quali sono gli ingredienti del suo successo?
Radeschi è un eterno Peter Pan che si entusiasma come un ragazzino ma che ne ha passate tante il che gli fornisce anche il cinismo di certi adulti. Penso che piaccia perché è autentico, senza maschere.

Nel libro racconti di mafia russa e ucraina. Ė un fenomeno in diffusione nelle grandi città italiane? Da cosa hai preso lo spunto per parlarne?
Dal Danese ,un personaggio che compare per la seconda volta in questa serie ma a cui sono molto affezionato. Volevo raccontare di più su di lui e l’ho fatto descrivendo il suo mondo, quella della mafia russa appunto.

Per dirla alla Flaubert, Enrico Radeschi, c’est moi?
Lo era all’inizio, quando l’ho creato: cronista di nera, appassionato di computer e fiero possessore di una vespa gialla del 1974. Da quando il personaggio è diventato di carta non mi assomiglia più; ha una sua dimensione e ogni lettore è libero d’immaginarlo come più gli piace.

Nel romanzo sono presenti termini specifici del linguaggio informatico ancora poco conosciuti ai più, ad esempio trojan, malware, darknet, che però incominciano a diffondersi. Come hai fatto ad acquisire una conoscenza così approfondita e quali sono, a tuo parere, le conseguenze di questi aspetti poco controllabili della rete?
La tecnologia è una delle passioni che condivido con Radeschi. La Rete è una grande risorsa ma anche un pericolo per i nostri dati sensibili… Nel romanzo cerco anche di mettere in guardia su questi pericoli nascosti…

Mi ha affascinata l’atmosfera di questa Milano 2.0, in cui convivono elementi ipertecnologici e la nostalgia della città cantata da Gaber e Jannacci, ben rappresentata nella figura dell’informatore Sciamanna. A quale Milano si sente più legato Radeschi? E l’Autore?
A tutte le Milano possibili: la prima avventura di Radeschi è ambientata nel 2002, l’ultima nel 2018. In questi anni la città è cambiata e in ogni romanzo io l’ho raccontata come se scattassi una foto della metropoli in quel preciso istante.

60342546_10218400951792298_4210542309273501696_nQuest’anno hai pubblicato due romanzi, Addicted e questo. Un thriller e un giallo. Sei passato dalle atmosfere rurali delle masserie pugliesi a quelle metropolitane di Milano. Com’è stato il passaggio da un contesto (e un genere) all’altro?
Due romanzi molto diversi: Addicted è una storia thriller fuori dai miei schemi abituali. Radeschi è un giallo classico, un tornare all’origine nel solco delle storie che prediligo.

Il titolo del romanzo è molto suggestivo ed evocativo. Come è nato?
È un passo del romanzo ma è anche un omaggio ai versi di una poesia di Prèvert.

I tuoi personaggi ti trascinano letteralmente dentro le loro avventure, ti ci affezioni e non vorresti mai mollarli. Qual è il segreto della loro creazione?
L’osservazione della realtà innanzitutto e poi farli parlare come le persone reali e non come si esprimerebbero in un… libro stampato.

Grazie Paolo, arrivederci alla prossima avventura di Radeschi!

Qui la recensione a Alle porte della notte

 

 

Donatella Brusati

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