Intervista a B.A. Paris – La moglie imperfetta

41x1Hn6-ARL._SY346_Abbiamo incontrato B.A.Paris a Milano durante il suo tour promozionale per La moglie imperfetta

Vorrei proprio partire dai titoli dei tuoi libri: p
rima La coppia perfetta , Behind Closed Doors e adesso La moglie imperfetta, che in inglese è The Brakedown. Ti piacciono i titoli italiani?
Si, mi piacciono molto. Credo che gli editori abbiano lavorato molto con la traduzione di Behind Closed Doors e soprattutto con The Brakedown, perché in inglese significa tre cose diverse. E tutte e tre hanno a che fare con la storia. Hanno fatto un ottimo lavoro nel giocare con le parole La coppia perfetta e poi La moglie imperfetta.

Entrambi i titoli,  e i libri stessi, suggeriscono che ci sia una  differenza tra l’apparenza e la sostanza dei rapporti  all’interno di un matrimonio o di una coppia. Oggi è ancora importante la visione della propria vita che uno offre agli altri?  È importante far credere di avere un rapporto perfetto e invidiabile?
Sì. credo che  sia ancora importante  mostrare un’ immagine di perfezione in una relazione o in una coppia. Tutti vogliono dare l’impressione di avere una famiglia perfetta. E’ solo quando conosci veramente le persone che ti accorgi che in realtà questa apparenza di perfezione nasconde delle imperfezioni, che è la realtà.

Tutte le paure e le ansie della protagonista sono quelle che proviamo tutte noi normalmente, e anche  quello che poi scatena le sue insicurezze sono le piccole dimenticanze che tutte noi abbiamo: non ricordiamo più dove abbiamo parcheggiato la macchina, perdiamo le cose, non sappiamo dove sono… Come hai pensato di usare queste cose, talmente normali per chiunque, per costruire un thriller cosi pieno di tensione e di suspense?
Ho diversi amici che hanno  avuto delle esperienze di demenza senile nelle loro famiglie, e mi hanno raccontato degli episodi a volte divertenti, a volte tragici, che riguardano queste persone. Ho pensato di scrivere un romanzo su questo tema, creando una protagonista che teme di soffrire di questa malattia. Di demenza oggi si parla molto, nella stampa, e tutti condividiamo un po’ queste paure, quando dimentichiamo le cose e quando si arriva alla mia età,  si comincia ad avere il timore di avere questa malattia, soprattutto se abbiamo dei casi precedenti in famiglia. Quindi ho voluto esplorare questo tema utilizzandolo come espediente della storia.

Entrambi i romanzi rientrano in quella che viene definita oggi la categoria dei “Domestic Thrillers”, dove l’azione e il male alla fine si ritrovano a essere proprio all’interno del nucleo famigliare,  nelle persone che ci sono vicine. Questo fa davvero paura, più di un serial  killer sconosciuto. Questa è la vera paura che c’è oggi?   Davvero non si riesce a conoscere mai chi ci vive accanto?
Si, esattamente, sono d’accordo. Sono spesso le persone che ci sono più vicine che non conosciamo fino in fondo e che quindi possono rivelarsi un pericolo. Questo libro l’ho scritto ispirandomi a una amica. Avevo la sensazione che fosse controllata, in qualche modo, da qualcuno a lei molto vicino. E quindi ho preso ispirazione da questo per scrivere il romanzo. E ci sono molte donne in questa situazione, che crea davvero molta ansia. La posizione delle due protagoniste dei due libri è profondamente diversa, mentre Cass (La moglie imperfetta) non si rende conto di essere manipolata, e lo scoprirà solo alla fine,  Grace (La coppia perfetta) se ne accorge subito, fin dall’inizio.

Quando pensi a una nuova storia, parti prima da una situazione, da un personaggio, o da un insieme delle due cose?
Quando comincio a scrivere un romanzo so esattamente qual è la scena iniziale, quindi che cosa accade e so come finirà la storia. Quello che succede nel mezzo è un viaggio che scopro man mano. Per esempio quando ho scritto La coppia perfetta sapevo che volevo includere il personaggio di Milly, ma non sapevo esattamente cosa sarebbe successo. Nell’ultimo libro sono partita da questa immagine: io una notte stavo tornando a casa in automobile, guidavo sotto la pioggia, e mi sono chiesta che cosa avrei fatto  se avessi trovato un’auto in panne lungo la strada, mi sarei fermata  o no? Poi mi sono messa a pensare: se dentro ci fosse un uomo forse no, se ci fosse una donna, sì. Questo dilemma è stato il motore della storia. Mi piacciono molto i dilemmi e anche i lettori mi dicono che a loro piace immaginare questo tipo di situazione.

E’ un romanzo che ha un ritmo serratissimo, che parte con una scena molto forte. La protagonista si trova poi  intrappolata in una spirale da cui non riesce più a uscire, con ansie e paure sempre in primo piano. Quanto è difficile scrivere e mantenere un tale livello di tensione fino alla fine?
In effetti la storia ha un ritmo molto serrato, ma io non ci penso a creare questo ritmo. Accade, viene da sè, mentre scrivo. Quello in cui mi immedesimo molto sono le sensazioni che prova la protagonista e quindi questa escalation della disperazione che prova. Ma veramente non lo faccio apposta a creare un ritmo così serrato. Il fatto che abbia un ritmo veloce è perché ogni capitolo si chiude con una scena e il lettore vuole sapere che cosa accade immediatamente dopo ed è per questo che è un libro che si legge molto in fretta.

Hai detto che quando scrivi, pensi a un inizio e una fine ma non a quello che succede in mezzo. Però ci sono i colpi di scena. Come si costruisce un colpo di scena? Perché questo va pensato. Come si decide dove metterlo? Come si capisce se funziona? Un autore quando si rilegge, riesce a capire, quanto funziona quel colpo di scena o c’è qualcuno che rilegge e dà il proprio parere?
Lo leggo solo io il libro, finché non è finito sono l’unica che lo legge . In questo libro ci sono pochissimi personaggi e quindi ero consapevole che per il lettore sarebbe stato troppo facile capire chi fosse il colpevole. Quindi, consapevolmente. ho inserito un altro personaggio, e credo che questo abbia aumentato un po’ la suspense.

Tra le cinque W, (who, why, when, what, where) chi, come , dove, quando, perché, i cinque cardini su cui si muove un libro giallo, su quale si concentra di più quando scrivi? Hanno tutte la stessa importanza o piuttosto  preferisci una “W” in particolare?
Domanda interessante, non ci avevo mai pensato Forse direi il “chi”, perché sicuramente devi sapere nel romanzo “chi fa cosa” e “perché”. Il “dove” lo ritengo meno importante. Ma il cardine principale è il “chi”.

Una domanda più generica: come mai hai deciso di scrivere il romanzo thriller, che sia “domestic” o meno: perché questo tipo di letteratura?
In realtà, non avevo affatto intenzione di scrivere un thriller psicologico. Avevo scritto altri libri prima, più drammi piscologici e li avevo proposti al mio editore. E lui mi ha detto, sì, sono validi, ma non vanno bene per il mercato. E allora ho chiesto, ma qual è il genere che va bene? E lui mi ha detto: i thriller psicologici. Mai scriverò un libro di questo genere, ho pensato, perché è un genere che non mi appartiene. Quindi ho scritto La coppia perfetta,  mi hanno detto, è ottimo come thriller psicologico. ( ride ndr) L’editore me ne ha chiesto un secondo  e poi un terzo… Ora scrivo questo genere e devo dire  che mi piace, ma non l’ho fatto intenzionalmente di entrare in questo tipo di letteratura.

Perché, secondo te, il mercato richiede questo?
Credo che il motivo principale sia l’evasione. Le persone hanno poco tempo per leggere, e vogliono qualcosa che si legga rapidamente, facilmente, vogliono evadere, vogliono distrarsi dalla quotidianità. E un thriller, con la storia di un omicidio, ti porta subito in un mondo diverso, che non è il tuo.

Una domanda che sto facendo a tutti quelli che intervisto, a tutti gli scrittori di thriller che quindi ammazzano con facilità nei libri, e trattano argomenti molto duri. C’è qualcosa di cui sei sicura non parlerai mai in un tuo libro? Un’ argomento che puoi assicurare non sarà mai toccato nei tuoi libri?
Sicuramente non scriverei mai delle scene di omicidio descritte nel dettaglio, quasi come delle immagine fotografiche. Non ne sarei in grado e poi mi disturberebbe. E non scriverei mai di omicidi o rapimenti che coinvolgono bambini, sarebbe troppo doloroso.

Cosa invece arriveresti  a fare pur di documentarti? Mi spiego:  non certo ammazzar qualcuno, ma per esempio assistere ad autopsie per capire cosa si prova, per entrare letteralmente nella scena?
Lo farei se servisse al libro. Per il momento non ho avuto questa necessità. Le mie ricerche si svolgono prevalentemente su internet, dove si trova molto sulle doppie personalità, oppure sul controllo con la coercizione che esercitano alcuni uomini sulle donne. Naturalmente voglio che il mio libro sia realistico, per questo mi documento. Per il terzo libro, per esempio ho consultato molti professionisti, ma anche per questo ho parlato con dei medici per poter scrivere una scena in modo realistico.

Haì parlato di internet. Qual è il tuo rapporto con la rete e soprattutto con i blogger o con chi come noi scrive su giornali e riviste online: possono aiutare i libri, la letteratura?
Sinceramente credo che i blogger facciamo un lavoro straordinario. Se non fosse stato per loro, non avrei avuto questo successo con i miei libri. Sono loro i primi che leggono il romanzo e poi con un passaparola si diffondono. Sono molto grata ai blogger. Ammiro il fatto che dedichino così tanto tempo a scrivere le recensioni dei libri, tra l’altro io ci ho provato e ci metto secoli a scrivere una recensione, meglio scrivere un libro quasi. Ho molta ammirazione per loro e per le recensioni che scrivono, non sono pagati, lo fanno per la loro passione per la lettura, quindi gli sono molto grata. Il mondo di internet e dei social media non lo frequentavo. Poi il mio editore mi ha detto che dovevo assolutamente avere un social media, FaceBook o Twitter. Sono molto contenta che mi abbia convinto a farlo. Utilizzo Twitter che mi permette di comunicare molto con i lettori, rispondo a tutti coloro che mi scrivono e sono molto commossa dal fatto che una persona mi scriva, mi chieda qualcosa, quindi credo che sia mio dovere rispondere.

L’ultima domanda: per chi ha amato i primi  due, il prossimo quando uscirà?
Il mio ultimo libro uscirà nel Regno Unito a marzo, e sarà un altro thriller psicologico. Però non volevo che la protagonista fosse un’altra donna. Quindi assumerò la voce del protagonista maschile. Credo che per me come scrittrice sia importante anche cambiare rispetto ai libri precedenti. So che i lettori si aspettano lo stesso stile, lo stesso tipo di storia, ma io ho voluto cambiare, con il punto di vista di un uomo questa volta.

Milanonera ringrazia B.A.Paris per la disponibilità

 

 

 

 

 

 

 

Lucia Cristiano

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