Intervista a Marco Vichi – Nel più bel sogno

download (2)In occasione del Noir In Festival, abbiamo avuto l’occasione di intervistare Marco Vichi.
“Nel più bel sogno” è il romanzo della saga di Bordelli più corposo. Le 600 pagine servivano a far sì che il commissario riuscisse a tirar le fila di vecchie storie? Oppure è l’esigenza narrativa di raccontare le vicende umane dei tanti personaggi che fanno da contorno a Bordelli?
Non progetto mai lunghezza, quella viene un po’ da sé. Mi lascio guidare, semmai, dalla storia: e quest’ultimo Bordelli effettivamente è venuto corposo, ma io non lo sapevo. Me ne sono reso conto soltanto alla fine. Certamente i romanzi del commissario hanno sempre tante divagazioni e lasciano spazio anche alla vita privata sua e dei coprotagonisti. Non cerco mai di tagliare o di stare nei ranghi.

Nei tuoi gialli la parte destinata all’indagine di polizia sembra, paradossalmente, meno importante delle storie parallele che Bordelli e gli altri protagonisti raccontano. Mi sbaglio?
Io non amo molto il giallo in sé… e quando lo affermo so che le persone si meravigliano un po’, ma è davvero così. Se per giallo intendiamo i meccanismi d’indagine, di detection, allora non fa parte delle mie letture, della mia cultura, della mia formazione, tutto ciò che m’interessa è proprio il resto. Ho cominciato a scrivere polizieschi, che non avevo mai scritto durante la mia lunga attesa prima di pubblicare, perché mi sono scontrato con Durrenmatt, che ha fatto dei suoi polizieschi delle indagini umane, anzichè criminali. Mi ha affascinato il suo modo di utilizzare il genere per fare qualcosa che andava molto oltre l’indagine.

La parola “genere” ha ancora un senso?
Forse per il mercato, per gli editori, per l’area commerciale… Ci sono romanzi che appassionano e altri no; io sia da narratore che da lettore trovo il genere un po’ superato. Tempo di uccidere di Flaiano dove lo mettiamo?

Ti senti più scrittore o più narratore?
E’ una classificazione anche questa. Se proprio devo… allora ti rispondo che mi sento un cantastorie.

IMG-20171207-WA0009Bordelli è circondato di amici fuori dal coro: un ex ladro, una prostituta, uno scienziato-pensatore “matto” che vive da semi recluso nei sotterranei della sua villa ecc… T’interessano per caso più le persone borderline?
Gli amici di Bordelli servono anche per conoscere meglio il commissario, che non sceglie i propri amici se non per le affinità umane. La scrittura è esplorazione, io accolgo quello che mi arriva e non so da dove mi arriva. Questa è la bellezza della scrittura. E’ come andare in un bosco sconosciuto e esplorarlo: troverai i frutti buoni e quelli cattivi.

Il commissario ha un senso della giustizia tutto suo: se hai rubato per mangiare, in galera non ti ci manda. Sarebbe un mondo meraviglioso, se funzionasse così…
Eh sì… invece nel mondo reale i ladri in giacca e cravatta siedono tranquillamente nelle loro ville. Una volta, presentando uno dei miei gialli in un carcere fiorentino, un detenuto mi disse: ce ne fossero di commissari come Bordelli… La mia è più che altro una speranza.

Perché scegli di raccontare l’Italia del dopo guerra?
Secondo me la narrativa è una delle modalità interessanti per raccontare ai giovani di oggi quell’epoca. Sono invogliato a raccontare un mondo perduto. Chissà che un giovane di 20-30 anni che legge i miei libri possa annusarlo un po’.

Sei uno scrittore molto prolifico, almeno un romanzo l’anno. Dove le trovi le storie?
Mi vengono a cercare! Il blocco dello scrittore, però, è anche bellissimo: mentre scrivo un romanzo capita che io trascorra intere serate senza riuscire a buttare giù una riga. Ma non mi preoccupo, perché prima o poi il mio mondo interiore si sblocca e la pagina si riempie. Anche quando non scrivo accumulo materiale per raccontare storie che verranno.

Indirettamente i tuoi romanzi sono politicamente schierati, il lettore sa sempre da che parte sta Bordelli. Oggi cosa voterebbe il commissario?
Non lo so, non so se andrebbe a votare! D’altronde il sogno di Bordelli, che ha contribuito alla liberazione del Paese, era quello di un’Italia giusta….

Bordelli è solitario, ha bisogno dei suoi spazi di riflessione. Vi assomigliate?
“Io e lui non siamo assolutamente la stessa persona, però ho un necessario e quotidiano bisogno di solitudine, di leggere, di camminare nei boschi: sono cose per me indispensabili. Può darsi che inconsciamente io abbia regalato qualcosa al commissario.

E di Bordelli cosa invidi?
“Forse la calma”.

Bordelli non potrebbe essere una serie tv?
Un po’ di movimento c’è attorno a questa ipotesi… vediamo cosa succede. Ne parlavo di recente con Camilleri, lui m’ha detto: se faranno Bordelli in televisione, come mi auguro, aspettati di soffrire. Ecco: sarei felice, ma credo soffrirei. Quella che vorrei fosse salvata è l’atmosfera, quella non vorrei proprio fosse toccata.

Pensi prima a Bordelli e poi a infilarlo in una storia o viceversa?
Non è facile spiegarlo. Io metto due o tre punti fermi, che sono quelli della parte poliziesca, senza interrogarmi troppo. E poi parto, e come in una partita a scacchi, ogni mossa diventa conseguenza di quella precedente. La sfida appassionante è quella di tentare di ritrovare, per esempio rispetto all’alluvione di Firenze o al ‘68, lo stesso stupore di chi visse a quei tempi.

Ti è mai capitato a libro pubblicato di dire: mannaggia ho sbagliato quella cosa…
“Può capitare, certo, e quando succede me lo segnalano i lettori attenti.

Scerbanenco: a quale dei tuoi colleghi avresti dato il premio e perché?
Io ora sto leggendo tanti libri degli Anni Trenta, Cinquanta, Sessanta… sto continuando a saccheggiare il nostro grande passato narrativo. Sto ancora guardando molto all’indietro. Conosco meno i contemporanei e della parte gialla-noir sono un po’ a digiuno….

Anticipazioni sui prossimi libri?
Nel 2018 usciranno per Guanda il fumetto del primo romanzo di Bordelli, realizzato da Giancarlo Caligaris, un libro di racconti molto particolari e, quindi, un terzo ambientato a Parigi. Nel 2019 il nuovo Bordelli, per Natale.

Milanonera ringrazia Marco Vichi per la disponibilità.

Alessandro Garavaldi,

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