Intervista a Massimo Torre – La Dora dei miei sogni

Abbiamo avuto il piacere di fare qualche domanda a Massimo Torre, attualmente in libreria con La Dora del miei sogni.
Qui la recensione di MilanoNera.

downloadHai iniziato la tua carriera come sceneggiatore di film e serie televisive, come sei arrivato alla scrittura di gialli?
Anche nelle serie televisive ho scritto spessissimo gialli. Ero già ben allenato al genere. E poi del genere sono anche un lettore e avendo sempre avuto la passione letteraria quando ho avuto l’idea giusta mi sono cimentato.

Qual è il tuo approccio alla letteratura e quali sono le tue fonti principali?
L’aspirazione è quella di far entrare il lettore in un mondo narrativo in cui non si è mai ritrovato prima e in modo tale che non ne esca più sino alla fine… Le mie fonti sono innumerevoli. Sicuramente il mio imprinting letterario è dovuto a La Metamorfosi di Kafka, e da Kafka, tutto, sono stato letteralmente rapito e nessuno finora ha pagato il riscatto… poi dopo non si contano più le influenze, da Dostoeskjj a Gogol a London a Hugo a Hoffmann a Lovecraft a James a Svevo a Landolfi a Calvino a Flaiano a Gadda a Marquez a McEwan a MacGrath a Auster a Dick a Carver a Pennac e a tantissimi altri anche molto contemporanei che si sono presi da me quello che io vorrei prendermi dai lettori: l’assoluta compenetrazione.

Leggendo il tuo ultimo libro, La Dora dei miei sogni, una delle prime curiosità è legata al lavoro di Mauro Sardonico. Da dove nasce l’idea di una polizza Vitanaturaldurante? Perché proprio un agente assicurativo come protagonista?
La polizza VITANATURALDURANTE esemplifica la condizione esistenziale dell’essere umano contemporaneo. Mauro Sardonico fa l’assicuratore perché in questo modo ha potuto mimetizzarsi in un ambiente tendenzialmente spersonalizzato e ricominciare una seconda vita. Certo avrebbe dovuto cercare di non farsi notare troppo e invece… Qualcuno ha detto che è un diretto discendente di K. Forse sì… ma lì siamo ad altezze incommensurabili.

Come mai la scelta di un amore immaginario, perfetto proprio in quanto irreale? Nella realtà, Mauro potrebbe vivere un sentimento come quello per Dora?
Era la maniera più efficace, dal mio punto di vista, per scompaginare il confine tra ciò che è reale e ciò che non lo è. Se il mio sentimento per la donna di cui mi sono innamorato in un sogno permane anche da sveglio come si fa a dire che quel rapporto non è stato reale? Soprattutto poi se miracolosamente ha un andamento quotidiano… Dunque che differenza c’è tra le due dimensioni?
In teoria Mauro potrebbe vivere nella realtà un sentimento simile a quello che prova per Dora. Sta di fatto che finora non gli è mai capitato…e questo qualcosa significherà.

30571301_10213721377261998_9123249547015810567_nDora sembra conoscere il colpevole e cerca in tutti i modi di spingere l’amato a trovare in se stesso la soluzione a ciò che sta accadendo. Solo alla fine del romanzo Mauro si rende conto di aver avuto fin dall’inizio tutte le risposte necessarie. Dunque potremmo dire che la donna in un certo senso è anche la coscienza del protagonista?
Si potremmo dirlo… Dora lo spinge a prendere coscienza di ciò che gli sta accadendo, ad affrontarlo invece che predisporsi supinamente ad un destino che si prefigura drammatico se non tragico. Lo aiuta a decodificare i segni e a individuare gli indizi che portano all’assassino che lo perseguita sia che essi si manifestino in sogno che nella realtà. Ha una funzione maieutica…

Tocchi delle tematiche importanti. Già dal titolo il sogno, l’illusione sono protagonisti. Quanto rifugiarsi nelle proprie fantasie può aiutare ad affrontare la vita di tutti i giorni? Qual è il limite secondo te?
Il sogno è il prodotto del nostro subconscio e non fa altro che rielaborare la realtà attingendo alle profondità insondabili dell’inconscio, per cercare disperatamente una chiave d’accesso alla più piena consapevolezza. Di noi stessi e del tutto. L’illusione spesso rimodella la realtà in funzione del nostro io che è diverso da quello di tutti gli altri così come lo sono le nostre impronte digitali. Per questo è difficile identificare una realtà oggettiva. Chiedere a dieci persone di raccontare lo stesso episodio e si avranno dieci racconti diversi. Qual è dunque quello giusto oggettivamente parlando?
La fantasia può aiutare a rendere più sopportabile la realtà. Questo può essere un bene se ci aiuta a rivelarla al di là delle apparenze e invece un male se la usiamo allo scopo di nascondere le verità che ci riguardano.

Non è stato difficile immedesimarsi in Mauro Sardonico, almeno nel Mauro sognatore, impacciato e ricco di speranze. Qual è il rapporto con il tuo personaggio? Rispecchia in qualche modo anche il tuo punto di vista nei confronti della vita?
Il Dna mio e quello di Mauro Sardonico corrisponde al 70%… grazie a lui ho potuto approfondire alcune cose che mi interessavano particolarmente senza mettermi in gioco direttamente. E’ stato comodo. Mentre io me ne stavo seduto, magari a bermi un bicchiere, lui doveva barcamenarsi tra realtà e sogno cercando di non soccombere al peggio e di tenersi il meglio: Dora. Per concludere io e lui abbiamo alcuni difetti fondamentali molto simili ma non dirò quali…

Il finale, particolarmente ricco di suspense, mostra un uomo ormai consapevole della situazione, e forse anche di se stesso. Tutti vorremmo sapere chi si cela dietro gli assassini e cosa ne sarà di Sardonico. Quindi, per concludere, è d’obbligo la classica domanda: progetti futuri?
Tanti: un romanzo già ben avviato il cui titolo è “Io per primo”. Poi il quarto e ultimo romanzo della tetralogia di gialli noir che ha come protagonista Pulcinella giustiziere della camorra: “Pulcinella sottoterra” e infine l’ideazione di due serie televisive molto diverse una dall’altra, una distopica e l’altra immersa nel realismo contemporaneo dei paesi vesuviani al netto della camorra.

MilanoNera ringrazia Massimo Torre per la disponibilità

Claudia Sermarini

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