Juan Manuel De Prada

MilanoNera ha incontrato l’autore de Il settimo Velo, Longanesi
Una ricostruzione storica ben riuscita del Novecento, costellata dall’umanità dei personaggi che riesce a sovrastare la sofferenza, la perdita e l’oblio. Un libro che scuote e svela un mistero, come a voler togliere un velo, il settimo appunto.

Perché la scelta del titolo “Il settimo Velo”?
C’è sempre un settimo velo che nasconde la verità, si allude alla celebre danza dei setti veli. Vuol essere una metafora umana, una mente ballerina che si toglie i veli. Il settimo velo nasconde la verità più profonda, non osiamo togliercelo mai, perché potrebbe terrorizzare gli altri. Jules cerca di recuperare la memoria e scopre aspetti orrendi.

E’ un intento per non dimenticare quello che è accaduto nell’900?
Bisogna non solo dimenticare, ma non accettare le versioni compiacenti. L’oblio come modello di fuga dalla realtà. Il problema della società di oggi è creare delle versioni su misura in funzione delle nostre convenienze, ci sono state date delle versioni manichee della Seconda Guerra Mondiale tramite modelli ideologici grossolani.

I mass media che importanza hanno?
Un’importanza enorme, sono uno strumento di propaganda, sono i creatori di una realtà falsa, di un pensiero omogeneo manipolato, indottrinano le masse, sono le sentinelle di un Matrix odierno.

Da cosa è scaturita l’idea di questo romanzo?
Ho avuto l’impulso attraverso la notizia, apparsa sui giornali, di un uomo che dovette affrontare un processo per l’eredità e scoprì che il suo vero padre non era quello sempre ritenuto tale. Dovette conoscere le sue origini e confrontarsi con vicende dolorose.

La figura delle donne?
Rappresentano la capacità di superare il dolore, la sofferenza, contrapposto alla figura maschile, ossia al racchiudersi in se stessi per il dolore. Le donne sanno rigenerare la società, sono capaci di spingere lo sguardo oltre. Lucia, la protagonista femminile per eccellenza, è capace di sacrificarsi, è capace di rischiare di perdere qualche cosa.

Il personaggio in cui si identifica di più?
Con Lucia, poiché è il personaggio più umanamente caldo e con cui mi sentirei più a mio agio.

Crede che si debba scrivere solo di ciò che si conosce?
Diceva uno scrittore spagnolo”Chi non è autobiografico sta plagiando”. Scrivere è un’autobiografia interna, ognuno ha bisogno di parlare della propria vita interiore.

Perché consiglierebbe la lettura di questo romanzo?
Perché è una storia di peripezie umana che si sovrappone al dolore. E’ una storia alla vecchia maniera, volevo rifarmi al feulletton, amori tragici, le vicissitudini umane a 360°, è questo il senso della letteratura, in quanto è in grado di riflettere la vita, il nostro mondo interiore e la nostra capacità di redimersi di fronte al dolore.

claudia caramaschi

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