K, I guardiani della storia e Nel mare del tempo, intervista a Elisabetta Cametti

24171675_10155813607285119_301577500_nDal 23 novembre al 31 dicembre, Elisabetta Cametti è in edicola  insieme alla Gazzetta dello sport con  K I Guardiani della Storia, edizioni Cairo. 
Cogliamo l’occasione per riproporre  l’intervista a Elisabetta  fatta in occasione dell’uscita dei suoi libri con protagonista Katherine Sinclaire

Secondo libro, dopo “K I guardiani della storia” con protagonista Katherine Sinclaire, donna in carriera, passionale, appassionata di storia, pronta a infilarsi in storie ricche di azione e di tensione. Non è comune una protagonista femminile in storie di questo tipo, e ancora meno, un’autrice che si dedichi a questo tipo di romanzi. Come sono nati il personaggio e la tua passione per queste storie solitamente appannaggio degli uomini?
Mi diverte scrivere trame complesse, ricche di personaggi le cui storie si intrecciano, di misteri che mentre si dipanano conducono a nuovi enigmi, di cambi di rotta capaci di sorprendere. E ho voluto che in questa serie di romanzi, tra suspense e verità storiche, emergesse una donna: Katherine. Una donna intensa, vera. Lontana dalla perfezione, ma determinata a trasformare i propri difetti in qualità. L’idea del romanzo è nata proprio dal desiderio di creare un personaggio femminile in grado di trasferire emozioni forti e di passare messaggi non convenzionali. Una sorta di eroina moderna, con un senso innato della giustizia. Katherine non teme le regole, sa guardare oltre gli ostacoli e segue l’istinto senza preoccuparsi delle conseguenze. La sua è una lotta continua contro ogni forma di male e negatività e cerca di essere un riferimento per i valori in cui crede.

Nel libro fai dire a Katherine che la creatività è il sale della vita, l’impulso di fare qualcosa di rilevante divertendosi. La scrittura è questo per te?
Vivo la scrittura come la voce del bagaglio di esperienze, pensieri, sensazioni e sogni che mi accompagna. Un bagaglio fatto di momenti di colori diversi. E la creatività è ciò che li rende brillanti. Sintetizzo in questo termine la capacità, che ognuno di noi ha, di inventarsi la vita. Sempre e comunque, nonostante l’ambiente e le contingenze. Sono convinta che sia la creatività a farci diventare chi siamo e a portarci a camminare in modo del tutto unico in mezzo ad altra gente.

Ricordi quando è scattato in te il desiderio di scrivere?
Scrivo da sempre. Da piccola riempivo pagine di diari, romanzavo le mie giornate e inventavo favole. All’università ho scritto una serie di articoli di marketing. Non ricordo un solo momento senza carta e penna o un computer dove appuntare i miei pensieri. La svolta decisiva è arrivata qualche anno fa, quando ho percepito quella che nei film definirebbero “la chiamata”: ho sentito che era arrivato il momento di lasciare che la scrittura assumesse un ruolo più importante nella mia vita. Così le ho regalato una buona parte della mia concentrazione e quasi tutte le notti.

Si capisce perfettamente quanto sia grande la ricerca storica che sottende al romanzo. Come scegli l’ambientazione e quanto tempo richiedono la preparazione e la lettura delle fonti?
L’approfondimento è una delle fasi fondamentali per la stesura di un romanzo. E anche una delle più stimolanti. Non studio solo la storia dei periodi trattati ma mi affascina investigare su tutti i temi. Così se Patrick Wilde è un archeologo appassionato di nuove tecnologie, esamino gli ultimi rapporti dell’Air Force americana per l’impiego di onde radio che inviate nella ionosfera rimbalzano a terra e consentono di scoprire cavità o bunker sotterranei. Se Isaac Sion vuole capire i segreti nascosti in un dipinto antico mi documento sui metodi scientifici all’avanguardia per l’analisi delle opere d’arte. E in questi giorni sto cercando di districarmi nell’ingarbugliata rete degli hacker. Nulla è lasciato al caso e per me è importante che il lettore lo percepisca.
Dedico molto tempo anche alla selezione dei luoghi: l’ambientazione deve essere suggestiva e consentire di “entrare” nella narrazione, di “vedere” la scena, di capire meglio i risvolti.
In K I guardiani della storia i protagonisti sono gli etruschi e l’isola Bisentina era il loro centro spirituale. Ho arricchito la leggenda che narra di passaggi segreti e tunnel di collegamento tra l’isola e la terraferma con la costruzione di un labirinto sotterraneo, punto esoterico di congiunzione tra Terra, Cielo e Ade.
Il titolo del nuovo romanzo K Nel mare del tempo è stato di ispirazione per la scelta di Saint-Malo, antica terra di corsari, dove la luna parla alle onde e provoca maree di oltre dodici metri di ampiezza. Su quelle coste la vita è condizionata dalla natura e il confine tra ciò che si vuole e ciò che si può fare rappresenta una sfida continua. Per la parte più storica mi sono orientata su Gattinara, città densa di “passato”. Di origini romane, è stata per anni teatro di lotta tra Guelfi e Ghibellini. All’inizio del XIV secolo Fra Dolcino ha occupato il forte di San Lorenzo e il castelletto più in basso, denominato Castelle, di cui oggi resta solo la torre. Il mio obiettivo era dare spazio ai rifugi prealpini dove si sono nascosti gli eretici per sfuggire alla persecuzione. Si tratta di vere e proprie stanze sotterranee. La tesi del romanzo è che siano state scavate da uno stratega vissuto nel Medioevo, esperto conoscitore degli ittiti e della loro abilità nel costruire città invisibili.

C’è un limite da non superare nell’asservire la verità storica alle necessità di una fiction?
Il limite è dettato dalla capacità del romanzo di coinvolgere il lettore. Ho letto trattati che mi hanno inchiodata alla sedia più di libri fantasy. Sono la trama e i personaggi a fare la differenza: se lo scrittore riesce a dare alla narrazione il giusto equilibrio tra accadimenti storici, suspense e fiction, mantenendo un ritmo incalzante, il lettore non si preoccuperà di sapere dove finisce la realtà e inizia la fantasia. Magari se ne interesserà dopo, ma in quel momento vorrà solo vivere l’emozione che quel romanzo suscita. Il lettore ha una mente spalancata sull’infinito e ha imparato che i libri sono l’unico viaggio dove l’impossibile può diventare possibile.

Era già previsto un seguito a “K I guardiani della Storia” o é tutto nato dal successo del libro? Ci sarà un terzo volume?
Io vivo la serie di Katherine come un unico libro di migliaia di pagine, tutte da scrivere. Ogni capitolo è un’avventura, godibile anche se non si sono letti i romanzi precedenti.
Ho in mente la trama del terzo romanzo della serie K: Katherine scoprirà la verità sconvolgente che ha portato Angelica al rogo e si batterà per dare un senso al suo sacrificio.
Ma in questo periodo sto scrivendo un nuovo thriller, ad alta tensione e dal ritmo molto accelerato. La protagonista sarà ancora donna e sempre con una K nel nome. Il paragone spontaneo tra i tuoi libri e quelli di Dan Brown ti lusinga, intimorisce o infastidisce?

Il paragone spontaneo tra i tuoi libri e quelli di Dan Brown ti lusinga, intimorisce o infastidisce?
Dan Brown ha venduto milioni di copie in tutto il mondo. Significa che ha saputo interessare lettori con abitudini, esperienze e culture diverse. Non è facile, non è da tutti. Che dire? È un paragone che profuma di buono.

Sono convinta che esista un genere letterario o un libro appropriato per ogni stato d’animo, per quale suggeriresti il tuo?
Mi piace pensare che il mio non sia solo un thriller, ma un romanzo che brucia di emozioni. Lo suggerirei a chi ha voglia di farsi coinvolgere. Al lettore che non ha paura di interrogarsi e di rendersi conto che tra il bianco e il nero vivono migliaia di sfumature, così come non sempre esiste un confine netto tra bene e male. Anche se i miei romanzi sono pura fiction, parlano di vita vera, trasmettono valori, sensazioni… e io scrivo per tutti coloro che sono pronti a immergersi nella trama e a viverla accanto ai protagonisti, amando, soffrendo, lottando insieme a loro.

Lavori nel mondo dell’editoria, ma con la pubblicazione del libro sei passata dall’altra parte della barricata. Hai scoperto o imparato qualcosa di nuovo con questa esperienza? Che consigli ti senti di dare ora a un aspirante scrittore?
Ogni momento della vita si trasforma in esperienza. E scrivere è un’esperienza molto intensa, sia perché richiede passione, tempo, concentrazione, sia perché nella scrittura si vivono tante vite parallele… migliori, peggiori, diverse. E tutte ci lasciano qualcosa.

Mi permetto di dare solo un consiglio agli aspiranti scrittori: scrivete, scrivete, scrivete. Non lasciatevi condizionare da alcun timore e date ampio sfogo alla vostra creatività. Sempre!

Cristina Aicardi

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