L’abbiamo conosciuto nella sua Venezia, alle prese con il fantasma del Colleoni, in Due belle sfere di vetro ambrato; l’abbiamo seguito nella Maremma etrusca in Venivano da lontano.
Ne sa parecchio di cavalli, ama il buon cibo, le belle donne e la musica sempre. Il suo palazzo sul Canal Grande gli dà grande gioia e grandi tribolazioni.
La carta della regina lo porta nell’Isola del sole, dove un invito a nozze si trasforma in un viaggio del tempo, fino all’epoca in cui regnava Adelasia, che aveva il dono e la lungimiranza di trarre il meglio dalla diversità di etnie e culture.
Profumi intensi lo assalgono appena scende dall’aereo: “La Sicilia…” pensa Alvise, che ha lasciato a malincuore Venezia per accompagnare la nipote all’altare.
Il baglio della famiglia dello sposo è di pietra millenaria. Risuona ancora per le stanze la voce di Adelasia, regina delle mescolanze.
La sua nobiltà rivive ora in Dedè, bella signora, che gli versa latte di mandorla nel bicchiere gelato e sospira: il baglio è minacciato da viscidi individui…
Nella torre dei falchi, all’imbrunire, Alvise avverte uno scricchiolio sinistro. Cede una scala a pioli e scoperchia segreti; fogli di carta antichissima si sbriciolano nel buio di una stanza.
Ormai solo un colpo di genio potrà riscattare questa famiglia, che Alvise comincia a sentire un po’ sua.
Un piano rocambolesco che ci porterà nel cuore di un’invenzione che ha cambiato il mondo: la meravigliosa invenzione della carta.
La carta della regina ci avvolge nel fascino della Sicilia, della Storia e delle sottovesti ancora intatte di un’antica regina.
Una lettura piacevole e suggestiva, ricca del fascino delle nostre belle terre, e degli uomini e delle donne che hanno fatto la Storia.