La disciplina di Penelope – Gianrico Carofiglio



Gianrico Carofiglio
La disciplina di Penelope
Mondadori
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Gianico Carofiglio torna ai propri lettori con un nuovo personaggio e un nuovo romanzo che segna l’esordio nella collana Giallo Mondadori da libreria: “La disciplina di Penelope”.

La storica collana che con le sue copertine gialle ha segnato la denominazione del genere poliziesco che solo in Italia si definisce giallo, ha compiuto ben novant’anni dalla prima comparsa in edicola e da allora non conosce crisi. E per celebrare tale rotondo compleanno, la Mondadori ha inaugurato anche la collana da libreria con Km 123 del grande Andrea Camilleri, pubblicato a gennaio 2019. Una collana prestigiosissima dove figurano grandi nomi del giallo italiano come Renato Oliveri, Fruttero&Lucentini, Giancarlo De Cataldo, Valerio Varesi, Carlo Lucarelli soltanto per citarne alcuni, e autori internazionale, va da sé dunque che non poteva mancare un maestro come Gianrico Carofiglio.

L’autore barese confeziona un classico del genere che appassionerà gli amanti della struttura lineare del giallo di casa nostra, con ambientazione metropolitana nella città di Milano che coi suoi quartieri eleganti, i parchi frequentati, i caffè e i ristoranti ma anche uno straniante senso di non appartenenza, fa da perfetta location all’evolvere della trama.

“Stavolta ho scelto di mettere al centro un personaggio femminile. Il libro, in uscita a gennaio, s’intitolerà La disciplina di Penelope. E non sarà ambientato a Bari, ma a Milano. Dicono, secondo me sbagliando, che scrivo racconti polizieschi o, in alcuni casi, libri noir. Ecco, questo è un noir classico.” 

Così ha dichiarato Carofiglio in una recente intervista al Corriere del Mezzogiorno, quotidiano a cui ha anticipato l’uscita del romanzo che il prossimo 4 febbraio verrà presentato anche a “La passione per il delitto”, rassegna del giallo ideata dalla giornalista comasca Paola Pioppi che si tiene ogni anno in Brianza. Struttura classica, dicevamo, per una storia scritta magistralmente, con pochi ma puntuali riferimenti al codice di procedura penale. E d’altronde non poteva essere altrimenti trattandosi di un espero come Carofiglio, ex magistrato, professione che attiene alla stessa protagonista, Penelope, detta Penny, ex pubblico ministero, che ha pagato per tutti una cazzata commessa nel pieno esercizio delle sue funzioni (e di cui nulla è dato sapere al lettore), a seguito della quale però è stata radiata dalla magistratura. Benvoluta e rimpianta dai poliziotti amici, tra tutti il siculo ispettore Barbagallo, detto Mano di pietra, e non ci sarà bisogno di spiegare il motivo di tale soprannome, Penny continua ad essere stimata anche da un giornalista di razza del Corsera, Filippo Zanardi, che ha il fiuto dello sbirro e l’animo disincantato di chi ne ha viste troppe in vita sua.

Bella e inquieta, in forma fisica smagliante nonostante i bourbon e i sedativi di cui abusa, Penny non trova soddisfazione neppure nel sesso occasionale che si concede senza nessun coinvolgimento emotivo, e non ha più un lavoro, per cui quando Zanardi le procura un appuntamento con un giovane vedovo e padre di una bambina,  di professione agente immobiliare ma con una laurea nel cassetto, a suo tempo accusato dell’omicidio della moglie titolare di una palestra, anche lei bella e inquieta, Penny decide di incontrarlo e di ascoltare la sua storia. E qui le competenze giuridiche dell’autore tratteggiano il quadro ideale ponendo dei paletti ben precisi entro cui evolverà la trama del romanzo di cui altro non diremo per non togliere ai lettori il piacere di farsi affabulare dalla prosa elegante di Carofiglio che abbandona temporaneamente il suo fortunato personaggio, l’avvocato Guido Guerrieri protagonista dei suoi romanzi editi prima da Sellerio e ora da Einaudi e dall’assolata terra di Puglia, si trasferisce nei più asettici territori lombardi.

Ogni elemento ne introduce un altro, ognuno dei pochi personaggi messi in scena risulterà funzionale alla storia che giungerà al suo epilogo coinvolgendo il lettore che si compenetrerà a fondo con Penelope e i suoi drammi e le disfunzioni del nostro sistema giuridico che dà facoltà di gettare ombre inquietanti anche assolvendo gli innocenti.

Roberto Mistretta

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