Alfredo Carruba, 10 anni, scompare improvvisamente dalla cascina dei genitori a Bollate; nello stesso momento, nel centro della città, una donna sembra svanita nel nulla. Inizia con queste due sparizioni il nuovo romanzo di Edoardo Montolli: un thriller concitato e intenso che vede i due protagonisti, il commissario De Nigris e il detective Manuel Montero, incrociare le proprie indagini in una Milano molto diversa da quella battuta dagli altri giallisti. La Milano di Montolli è una città in cui il male si annida tra le pieghe della rispettabilità di un’alta borghesia soltanto di facciata. Montolli, nato a Milano nel 1973, da quasi 13 anni è giornalista specializzato in inchieste borderline: dalle cavie umane al gioco d’azzardo, dal satanismo al mondo delle perversioni. Questa sua esperienza si percepisce ad ogni pagina: dietro la fiction si sente vibrare tutto l’orrore di una cronaca che molto spesso viene nascosta nei suoi particolari più destabilizzanti dalle colonne dei giornali. Nella finzione Montolli può giocare sporco: tutte le facciate crollano e il sospetto è che la fantasia del narratore non sia poi così lontana dalla realtà del giornalista.
Come nel precedente Il boia, pubblicato due anni fa sempre da Hobby&Work, anche in questo nuovo romanzo Montolli ci porta a scoprire come i peggiori delitti siano quelli di cui nessuno scrive. Come il vero male non sia quello, che pur ben descrive, delle bische e dei bar malfamati dell’hinterland, ma quello che si annida tra le coscienze degli insospettabili: là dove ci sono ricchezza e cultura, sembra avvisarci il cronista-scrittore, si nascondono le peggiori perversioni. Tra i velluti dei salotti milanesi c’è un ambiente in cui sesso estremo e sadismo diventano tessuto del quotidiano. Tra la sicurezza dell’impunibilità, oltre il gioco dei flash e degli scandali da vallette, si nasconde una Milano da brividi. Una Milano che forse c’è sempre stata ma che, mai come di questi tempi, ha l’ardire e l’ardore di alzare la posta: i giochi si fanno sempre più pericolosi e la perversione dell’insospettabilità porta a scenari sempre più estremi. Senza sangue, senza vittime. Almeno in apparenza. Perché tra i velluti dei salotti milanesi anche il sangue diventa rosso porpora…