La figlia del peccato – Emily Gunnis



Emily Gunnis
La figlia del peccato
Garzanti
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1956. Suzzex, Inghilterra. Nel convento di Saint Margaret, che accoglie ragazze madri, mille segreti, resi impenretrabili dalla gelida crudeltà delle suore e dai loro silenzi, sono racchiusi fra mura simili a quelle di un carcere.
Le giovani donne disperate che accettano di trascorrere lì, apparentemente al sicuro, gli ultimi mesi di gravidanza lavorando duramente, si vedono togliere i figli subito dopo il parto.
I bambini vengono dati o meglio venduti a chi è disposto ad adottarli. Le madri restano rinchiuse e letteralmente ridotte in schiavitù.
Sofferenze indicibili si mescolano a fatiche bestiali perché le buone suore del St. Margaret offrono servizi di lavanderia, ai quali provvedono le sventurate ospiti, a committenti esterni. Senza contare che le regole imposte alle donne sono più dure di quelle carcerarie.
Sembra impossibile evadere da quella fortezza , ma la giovanissima Elvira ci riesce grazie al sacrificio dell’amica Ivy che si suicida lanciandosi dalla finestra del dormitorio per distrarre le carceriere, permettendo a lei di trovare la via d’uscita.
È lo spunto da cui prende l’avvio questo thriller claustrofobico, più simile a un incubo che a un romanzo. Un incubo molto piu vicino alla cronaca che all’opera di fantasia dal momento che strutture come il St. Margaret erano presenti non solo nella bigotta Inghilterra di settanta anni fa, ma soprattutto nella cattolicissima Irlanda.
In epoca recente le cronache hanno riferito di fosse scavate nei terreni appartenenti a strutture pseudo religiose, dentro le quali lavori di sbancamento hanno portato alla luce mucchi di resti umani, per lo più di bambini di tutte le età e di donne giovani.
Il convento da cui fugge Elvira, che si fregia di essere, appunto, una casa di accoglienza per ragazze madri, in realtà è una fortezza che nasconde oscuri segreti. Un luogo in cui centinaia di giovani donne, letteralmente erano private a vita, pur essendo innocenti, degli affetti e della libertà. Ragazze madri vittime di atrocità, delle quali, una volta che avevano varcato il cancello per cercare accoglienza, si perdevano le tracce. Donne destinate, infatti, loro stesse, a sparire nel nulla dopo aver contribuito alla ricchezza smisurata degli ordini religiosi.
La realtà del St. Margsret viene a galla inaspettatatamente sessant’anni dopo, quando Samantha, madre single e giornalista, rinviene per caso fra le vecchie cose della nonna, una lettera. Poche righe scritte con una grafia incerta e frettolosa, firmata Ivy.
Sono le ultime istruzioni che la suicida del St. Margatet aveva impartito alla sua giovane protetta Elvira prima di lanciarsi nel vuoto.
A Samantha basta un ‘occhiata per capire di avere in mano la storia che la toglierà dal precariato e farà di lei una grande giornalista. Una storia avvincente, ma che presto si rivelerà molto insidiosa anche perché appartiene al suo stesso passato.
Samantha inizia la sua inchiesta scoprendo che il convento sta per essere demolito. Comincia così una corsa contro il tempo al cui traguardo ci sono solo segreti strazianti, minacce e omicidi.
Un bel thriller, se vogliamo un poco ridondante, che tiene Inchiodato il lettore. Unico neo, una traduzione non esattamente brillante.

Adele Marini

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