La fioraia del Giambellino – Intervista a Rosa Teruzzi

SONZOGNO. TERUZZI PIATTO cover In questo romanzo giallo le protagoniste sono tre donne: pensi che la figura dell’investigatrice sia ancora poco sfruttata dagli autori italiani?
Alcuni dei miei detective letterari preferiti sono donne: la Precious Ramotswe di Alexander Mc Call Smith, per esempio. Oppure Agatha Raisin, Petra Delicado, per non parlare dell’inarrivabile Miss Marple. E ci sono figure di investigatrici donne nei romanzi di Carlo Lucarelli, Grazia Verasani, Elisabetta Bucciarelli e tra i Bastardi di De Giovanni, per citarne solo alcuni.
Forse però mancava un terzetto di detective composto da mamma (Libera), nonna (Iole) e figlia (Vittoria).
Non c’è stata nessuna scelta ideologica o di marketing  nel formare un trio così. Le mie donne mi si sono semplicemente presentate e trovo affascinante farle interagire.
Spesso sono io la prima ad essere sorpresa dalle loro uscite.

Nel romanzo seguiamo anche le vicende sentimentali di Iole, Libera e Vittoria. Ritieni che i tuoi romanzi gialli siano più adatti a un pubblico di lettrici o pensi che anche uomini amanti del genere possano affezionarsi a questi tre personaggi?
Alcuni lettori maschi mi hanno confessato di trovare intrigante l’indecisione sentimentale di Libera tra Gabriele, il poliziotto, e Furio, il cuoco e ancora di più la faccia tosta di Iole con i suoi amanti. Ho ricevuto commenti piuttosto pepati su quest’argomento. Però sì, sono convinta di avere molte più lettrici donne. Alcune di loro si immedesimano nelle storie incasinate di mamma, nonna e figlia.

La tua esperienza come giornalista di cronaca nera per La Notte e come caporedattore di Quarto Grado è stata indispensabile per scrivere i tuoi romanzi, oppure hai cercato di servirtene solo come spunto di partenza?
In realtà io scrivo gialli da prima di diventare giornalista, ho sempre e solo scritto gialli perché amavo leggerli.
Nei miei romanzi non mi sono mai ispirata a una storia di cronaca che ho seguito per lavoro. Troverei ripugnante attribuire alla vittima, alla sua famiglia (ma anche ai carnefici) pensieri, propositi o emozioni di fantasia. Ma è indubbio che tanti anni passati sui faldoni di documenti legali e a contatto diretto con le persone coinvolte nei fatti di cronaca siano entrati nel mio bagaglio di scrittore. E naturalmente lo stesso è successo per le tecniche di investigazione: Libera e Iole non hanno a disposizione provette di Dna o tabulati telefonici. Devono basare le loro inchieste sull’osservazione dei luoghi e l’ascolto delle persone, proprio come facevamo noi, vecchi cronisti di nera.

rosa-teruzzi A volte si dice che gli scrittori mettano un po’ di sé in ogni personaggio che descrivono. Se è così, quali caratteristiche del tuo carattere si possono ritrovare nelle tre donne di “La fioraia del Giambellino” ?
A Vittoria, la giovane poliziotta, ho prestato la mia sete di giustizia e il mio rigore che mi fanno talvolta passare per una rompiscatole. A Libera, l’indole romantica e sognatrice e la passione per i romanzi e la natura.
Iole è il mio personaggio preferito: le ho attribuito la leggerezza che non ho, la capacità di giocare il gioco della vita con l’intensità dei bambini e la loro gioia.

Nelle descrizioni accurate di Milano si percepisce nettamente il tuo amore per la città in cui vivi e lavori. Riesci a immaginare di poter scrivere, in futuro, un giallo con le stesse protagoniste ma ambientato altrove?
Una parte del prossimo romanzo sarà ambientato sui monti della Sila, in Calabria e una parte sul lago di Como, nel paese che ho scelto come luogo della scrittura. Io so raccontare solo quello che conosco: per “La fioraia del Giambellino” ho visitato più volte Pasturo, il piccolo centro della Valsassina dov’e’ sepolta una poetessa che amo, Antonia Pozzi.
Forse in futuro Libera, Vittoria e Iole indagheranno in trasferta, non lo escludo. Ma il loro cuore (e il mio) resta a Milano, la città severa e generosa che mi ha accolto a vent’anni dandomi l’occasione di conoscere persone straordinarie e di realizzare molti dei miei obiettivi. Una città lontana dallo stereotipo di capitale della finanza, della moda e degli happy hour, dove vecchio e nuovo si mescolano e c’è spazio per inaspettati angoli di poesia.

Attendiamo con curiosità la pubblicazione del tuo prossimo romanzo, avremo forse alcune risposte precise sulla morte di Saverio, il marito di Libera?
Penso che le avrete. Io le ho avute. E mi hanno sorpreso.

Raffaella Bianchi

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