La follia…si racconta



Massimo Veronese
La follia…si racconta
Il Filo
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“Il demonio piantň il sigillo all’interno del mio cuore da quel momento ne fui custode”. Massimo Veronese ha scelto un terreno difficile per incontrarsi con il lettore.
Riconosco un coraggio non comune nel proporre un affresco piuttosto complesso del delirio interiore del protagonista.
Una chiara e quasi ostentata conoscenza capillare delle sacre scritture e uno stile narrativo volutamente aulico non riesce tuttavia nell’intento di coinvolgere del tutto il lettore nel processo di identificazione e condivisione dei contenuti del libro.

L’Io narrante č una sfida pericolosa, sottopone chi legge ad un continuo cambio di fronte, ci si deve abituare a due piani di racconto,senza che una terza entitŕ ci indichi i confini precisi tra presente e passato.
Tra rigurgiti di coscienza remota e frustrazioni presenti il protagonista di questo libro ci racconta dieci terribili giorni nei quali ripercorre i motivi della sua inquietudine disperata.

L’ospedale che lo ospita, senza che lui ricordi nulla del suo passato, č un viatico doloroso per farlo riflettere sul suo passato che sembra riemergere non tanto su dati precisi e luoghi sicuri ma su flash onirici dai contorni molti confusi.
L’impressione che ne ho personalmente ricavato č che l’autore sappia in maniera scientifica dove andare a parare ma non lo espliciti con chiarezza nel tentativo di coinvolgere il suo lettore in una scoperta meditata e sofferta del “segreto” della disperazione del suo eroe maledetto.
Una scelta, quella di Veronese, a mio parere non del tutto condivisibile poiche il lettore rischia di sentirsi portato a spasso per sentieri intelletuali che non ha nessuna intenzione di percorrere.
Ben inteso, non ci vedo nessun intento malizioso da parte dello scrittore, semplicemente non riesco a cogliere alcune “deviazioni” ultrareligiose che impregnano fortemente il romanzo. La continua riproposizione del duello bene/male offerto in lunghi monologhi deliranti, rallentano non poco uno spunto narrativo di per se molto interessante.

Veronese capisce fino in fondo che la ricerca del male e le varie sette e riti satanici connessi sono un problema sociale da combattere, e avverte con parole molto chiare il lettore: ” Il male si insidia nell’animo di menti fragili, la paura e l’ossessione diventano i fili conduttori dell’incosapevolezza di accogliere il demonio nella nostra vita, sperando che questi ci doni la sicurezza di cui febbrilmente andiamo alla ricerca.”
Il protagonista di questa storia ricopre nella societŕ civile un ruolo di controllo totale sugli altri: č direttore di un importante giornale e controlla quindi una redazione, orientando anche di riflesso l’opinione pubblica.
Ci sono poi incontri femminili diabolici, e uno paradisiaco, due donne che lo porteranno alla perdizione e un angelo da ospedale che in parte gli restituirŕ la pace interiore, oltre ad un bambino che con la sua innocenza espierŕ le colpe e i delitti del folle protagonista.
Questa frettolosa e imprecisa catalogazione dei personaggi non convince, verrebbe da dire che la stessa “cattiveria” del demonio che abita il personaggio principale non riesce a esplicitarsi completamente.
Penso di poter intuire che non deve essere stata impresa da poco parlare di demoni e presenze benigne contestualizzandoli nella realtŕ quotidiana e nella cupidigia e la voglia di potere presenti e reali nella nostra societŕ.

Forse č un mio problema non essere riuscita a godere delle dotte citazioni e dei continui cambi di fronte che Veronese ci suggerisce.
Io sono convinta che ogni piccola e insignificante azione umana abbia una parte di luce ed ombra da cogliere e che suggerire la strada da intraprendere alle persone fornendo loro un eroe negativo sul quale riflettere e una redenzione nella quale sperare non sia una buona soluzione.
Molto buona mi č sembrata invece la caratterizzazione della redazione del giornale, acuta, graffiante, e temo molto veritiera.
Un noir “mistico” mi sentirei di definirlo, sicuramente interessante per chi si interessa di storia religiosa e radici cristiane delle imperdonabili debolezze umane: il lato oscuro del miracolo uomo.

Alessandra Anzivino

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