La fragilità degli angeli



Gigi Paoli
La fragilità degli angeli
Giunti Editore
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Sono giorni di angoscia per Firenze dopo la misteriosa scomparsa di  Stefano, un bambino di quattro anni, che stava giocando nel giardino della sua casa in collina a Settignano: di lui si ritroverà soltanto la biciclettina grigia, appoggiata a un albero. Mano a mano che passano le ore, i giorni, le speranze di ritrovare Stefano in vita si riducono sempre di più, e in città si torna a respirare lo stesso terrore dei tempi del “Mostro”, il famigerato serial killer che uccideva e mutilava le coppiette, appartate in campagna. Per il giornalista di cronaca giudiziaria Carlo Alberto Marchi, incasinato, imperfetto e con una figlia adolescente da crescere, e l’Artista, il suo collega della “nera” al Nuovo ( quotidiano locale), giovane e  ricco di famiglia ma che ostina a lavorare, sono ore di ansia, di lavoro e di frenetico andirivieni fra la redazione, il presunto luogo del delitto e il monumentale Palazzo di Giustizia, sempre più cupo, proprio come il suo soprannome: Gotham City. Palazzo di Giustizia che il sito di viaggi Virtual Tourist nel 2011 ha inserito al quinto posto tra i dieci edifici più brutti al mondo. Nel 2016 il critico d’arte Vittorio Sgarbi l’ha definito senza peli sulla lingua “luogo di una bruttezza sordida”. Un’inchiesta con il cuore in gola che non concede neppure un attimo di tregua agli inquirenti, la caparbia pm Simonetta Vignali, grande amica di Marchi,  il capo della Mobile Settesanti, provato da un crudo passato che non gli concede sconti e il capo del nucleo Radio Mobile dei carabinieri, Silvestri. A dare una svolta alle indagini e a concedere quello che sembra un respiro di sollievo agli inquirenti sarà l’imprevista confessione di un ventunenne, studente di psicologia: è stato lui, in inesplicabile raptus a uccidere Stefano, per poi buttare il corpo nell’Arno. Ma sarà vero? O il ragazzo è solo un mitomane? E mentre il letto del fiume viene scandagliato dai sommozzatori e le rive battute a tappeto dalla polizia, un colpo di scena scatena di nuovo la paura. A San Miniato al Monte il gioiello dell’architettura romanica arrampicato sulle colline di Firenze, al priore della celebre basilica viene recapitata una lettera anonima minacciosa e inquietante che annuncia nuovi orrori: Stefano è stato il primo, ma non sarà l’ultimo.

La notizia, quando trapela, porta gli inquirenti, i giornalisti e i cittadini a coinvolgersi in una frenetica indagine che riporterà alla luce nuovi e vecchi casi. Marchi e l’Artista si affannano cercando di tenere il passo con le investigazioni, subentra il nulla, il silenzio, e tutti si morderanno le mani inchiodati per mesi nel solito caos fiorentino velenoso per i polmoni, fino a quando una piccolezza, un particolare, porta a un’intuizione che ribalta tutto, anche quelli che sono rapporti, personali, anche quelli di Carlo Alberto Marchi costretto come gli altri a far fronte a qualcosa di inimmaginabile… Sullo sfondo piovoso di un malinconico autunno, Gigi Paoli ci regala il suo libro più toccante e intenso con l’inchiesta più cupa, dura e sconvolgente del giornalista di cronaca giudiziaria, Carlo Alberto Marchi

GIGI PAOLI (Firenze, 1971), giornalista, è stato dal 2001 e per 15 anni il responsabile della cronaca giudiziaria della redazione di Firenze del quotidiano La Nazione. Dal marzo 2016 è caposervizio della redazione di Empoli. Vive a Prato assieme alla figlia teenager, una gatta nera e tanti libri. Per Giunti sono uscite con grande successo le prime due indagini del reporter Marchi: Il rumore della pioggia (e Il respiro delle anime.

Patrizia Debicke

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