La gabbia di vetro



Colin Wilson
La gabbia di vetro
Carbonio Editore
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Una lima ed evado.
Esistono un numero infinito di gabbie. C’è quella che chiamiamo libertà in grado di illuderci di avere un orizzonte senza confini, quella dorata che ci fa vivere comodi sul divano e in grado di racchiudere il mondo negli spazi vuoti tra i soprammobili del salotto, quella della certezza che ci rende muratori in grado di edificare – mattone su mattone – un angusto sepolcro e quella del dubbio in grado di dissolverci come una domanda senza risposta.
Non dobbiamo finire in galera per vedere il sole a strisce, è uno spettacolo a cui assistiamo ogni volta che allineiamo albe e tramonti nella nostra vita. Poco importa che ci si costruisca una lima con l’ironia, il nichilismo, la compassione o l’amore perché non riusciremo nemmeno a graffiare la prigione che ci siamo costruiti su misura.
Se solo le pareti fossero di vetro, basterebbe una piccola pressione per frantumarle…
La gabbia di vetro è il titolo di un romanzo di Colin Wilson edito da Carbonio Editore. L’autore è stato uno dei pochi a riuscire a tradurre ottimamente dei concetti in narrazione; un’operazione non semplice altrimenti nota come arte. Siamo sinceri e smettiamola di giocare a girotondo quando parliamo di romanzi: ce ne sono di buoni, di ottimi e gli altri. Per la precisione quelli lisci che non lasciano nulla a lettura ultimata e si faranno ricordare – se ci riusciranno – solo per avere contribuito al deforestamento del pianeta.
State attenti, sugli scaffali delle librerie potreste imbattervi in tanti piccoli e inutili serial killer di alberi.
Con La gabbia di vetro non correte il rischio di ritrovarvi in cattiva compagnia.
Nella Swinging London un serial killer dissemina cadaveri e citazioni di William Blake sui muri lungo il Tamigi. Nelle indagini viene coinvolto il maggior esperto del poeta, Damon Reade uno studioso che vive isolato dal resto del mondo e risulta carente in fatto di esperienze di vita. In principio il suo contributo è nullo, non è in grado di offrire molto agli inquirenti ma, messo alle strette dall’esistenza, si reca in città per riuscire a evadere dalla propria gabbia dorata.
Ogni indizio sembra urlare la colpevolezza di Gaylord Sundheim, il presunto assassino, ma ogni certezza crolla quando ci si chiede come un essere così particolare e appassionato di poesia mistica possa essere anche un brutale omicida.
Forse l’assassino ha trovato il modo di frantumare le pareti di vetro della propria prigione?
Non si tratta del solito romanzo. Non si scivola solo sulla superficie di una trama ambientata negli anni ’60, ricostruita con una precisione e un respiro degno di una testimonianza diretta, ma ci si ritrova a galleggiare su profondità che fanno naufragare qualsiasi certezza.

Mirko Giacchetti

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