La gabbia dorata



Camilla Läckberg
La gabbia dorata
Marsilio
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Faye Adelheim può solo essere invidiata: ha un marito bello, seduttivo e miliardario, vive nel quartiere più snob ed elitario di Stoccolma con l’amatissima figlioletta Julienne, veste firmata da capo a piedi, fa colazione in una cucina da un milione di corone (all’incirca un milione di euro) e le fotografie della sua magnifica famiglia sono state scattate dalla fotografa ufficiosa della principessa ereditaria di Svezia. La scrivania su cui il marito lavora in casa fino a tarda ora è appartenuta a Ingmar Bergman e nel loro quartiere sono banditi, con opportuni accorgimenti, la vecchiaia e l’aumento di peso. Inoltre, la sua amica del cuore, Chris, è anche lei miliardaria, sufficientemente spregiudicata ma devotamente affezionata a Faye, ancor più di una sorella. Cosa potrebbe desiderare di più questa donna, baciata dalla più favorevole delle sorti?
Uscire dalla gabbia dorata in cui è imprigionata la sua esistenza, riavere un marito innamorato, ritornare la donna forte e solare che è stata fino al suo matrimonio, dopo aver cancellato il buio dell’infanzia e il suo vero nome. Ma la remissiva Faye, infelice e depresso angelo del focolare, scompare nel momento in cui viene a sapere che Julienne, ciò che ha di più caro al mondo, è stata uccisa quasi sicuramente dal suo ormai ex marito. La reazione della protagonista spiazzerà l’ignaro lettore, che si era ormai abituato alla sua malinconica abnegazione da ogni sussulto di autonomia, piagata da un amore assoluto e inconsulto per lo spietato Jack. Camilla Läckberg ha scritto un thriller a cui nessuna donna, leggendolo, potrà restare indifferente, perché ha saputo toccare corde universali della condizione femminile. Quale donna non ha subito un tradimento, se non da parte del proprio compagno, quantomeno dei suoi sogni fiabeschi del Principe Azzurro, della fiducia nelle sue capacità o nel suo ruolo di madre, della propria generosità che spinge il genere femminile a stare sempre almeno un passo indietro rispetto all’uomo, nel lavoro, come in amore o in famiglia.
Ė significativa la presenza, nella struttura del romanzo, sia del narratore in prima persona che di quello in terza persona. Ė l’io narrante di Faye che racconta della faticosa e dolorosa conquista della propria autonomia, del passaggio da bambina ferita da un padre violento e animalesco a giovane donna in grado di sfruttare la propria intelligenza e il carattere tenace per diventare la Faye che farà innamorare follemente di sé un uomo straordinario (o almeno abile a farsi considerare tale da lei) come Jack Adelheim. Invece, viene narrato in terza persona il vissero felici e contenti cui Faye approda dopo il matrimonio, la sua incessante e fallimentare lotta contro il peso, perché per mantenere bellezza e fascino, nel mondo da favola in cui è approdata, bisogna sgranocchiare solo qualche foglia di insalata: almeno questo vale per le donne, perché gli uomini col portafoglio gonfio non sono mai grassi, solo imponenti, e possono permettersi tutto quello che vogliono.
In La gabbia dorata, thriller intriso di passione femminista, la Läckberg non si limita a denunciare la vacuità di esistenze votate solo all’apparenza e ignare della propria infelicità, ma denuncia anche un sistema economico cinico, aggressivo e tracotante, che si arricchisce sulla pelle dei più deboli, come gli anziani sulla cui fragilità Jack ha costruito il proprio impero. Le donne, invece, sono tutte “ferite di guerra”, come le descrive l’autrice, perché hanno sempre taciuto di fronte alla loro sottomissione, hanno stretto i denti, hanno giustificato uomini ingiustificabili, indirizzando la rabbia contro se stesse, mandando giù ogni umiliazione e sminuendosi fino a sparire.
La riscossa, la revenge, di Faye, che userà anche mezzi spietati e tipicamente maschili, diventa alla fine una riscossa universale, che accomuna tutte le donne illuse dal bacio del Principe Azzurro, così quando arriviamo alle pagine finali, nonostante la palese amoralità di troppi comportamenti di Faye, non si può che solidarizzare con questa eroina dark, così vibrante di passione e di furore.

Donatella Brusati

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