La musica di Tiziano Scarpa

Con il suo ultimo libro Stabat Mater, Tiziano Scarpa ha visto il premio Strega 2009 in un serrato testa a testa con Antonio Scurati. Eclettico nelle sue forme di scrittura, oltre che narrativa scrive per il teatro, per la radio, e testi musicali.

Stabat Mater č scritto in forma di lettere di Cecilia, un’orfana che vive nell’antico orfanotrofio della Pietŕ, che ha sedici anni e suona magnificamente il violino. Si sente sola e si inventa la madre che non ha mai conosciuto alla quale racconta i suoi sentimenti e la sua vita all’interno dell’ospedale, la passione per la musica.

Vuoi presentarti ai lettori?
Vivo a Venezia, ora mi dedico solo alla scrittura. In precedenza ho svolto parecchi lavori, aiuto cuoco, pulizia scale, ripetizioni, redattore di cataloghi della Mostra del cinema, e per 2 anni consulente editoriale alla Feltrinelli.

Hai raccontato di essere nato nelle stanze dove č ambientato Stabat Mater. E’ stato determinante nella scelta di raccontare questa storia?
L’Ospedale č un posto concreto per i veneziani. Mio fratello e io ci siamo nati e mia madre quando passavamo vicino ce lo indicava sempre dicendo che nelle stesse stanze Vivaldi insegnava a suonare alle orfanelle e componeva per loro. All’interno, all’altezza del soffitto, due balaustre lasciavano intravedere le ragazze orfane. La gente mormorava circa la loro origine ma ne apprezzava le qualitŕ musicali.

Cosa ti ha spinto a raccontare la storia di un’orfana dell’Ospedale della Pietŕ?
L’ascoltare le voci femminili di Vivaldi. Non sono un esperto di musica ma la ascolto con molta attenzione. Nelle parti che Vivaldi ha scritto per voci femminili sentivo una ferita, uno stato d’animo inconsolabile per cui l’unica consolazione era il canto.
La musica di Vivaldi, che per contratto insegnava 3 volte alla settimana alle ragazze, a distanza di 3 secoli mi ha trasmesso questo suono. Come esperienza personale non ho mai provato il senso di solitudine e la mancanza di solitudine fisica come quando ero militare, costretto a vivere in comunitŕ.
Non scegli i compagni, ti senti diverso, spesso migliore. Ho trasposto queste mie sensazioni in Cecilia, anche la superbia.

E’ stato difficile immedesimarsi in una ragazza di 16 anni e scrivere in prima persona al femminile?
Cecilia non sa niente della vita e dell’essere donna, in questo mi assomiglia, č stato facile.

Com’era organizzata la vita delle orfanelle e che prospettive avevano?
Le ragazze imparavano a suonare per aiutare l’orfanatrofio ad autofinanziarsi. I fedeli ascoltavano la loro musica e facevano l’elemosina o lasciavano beni in ereditŕ all’orfanatrofio. Per le orfane l’unica prospettiva era il matrimonio con qualche vedovo o con i figli cadetti, spesso era come passare da una prigione all’altra. Documentandomi ho scoperto che tra la fine del 1600 e i primi del 1700 Venezia aveva cambiato aspetto, in declino come repubblica marinara diventa una cittŕ d’arte.
Nel 1637 per la prima volta al teatro San Cassiano viene richiesto il pagamento di un biglietto per assistere a uno spettacolo. Vi sono 4 ospedali con artisti e musicisti.

Cecilia č una ragazza volitiva che decide di scegliere la propria strada nella vita, era una cosa possibile e comune a quell’epoca?
Si, mi sono ispirato a studi storici sulle fughe dagli orfanatrofi o alle eroine di De Sade.

E la fuga travestita da uomo?
Si, e non era raro che avvenisse. Se ne parla anche nelle agiografie delle Sante. Molte di loro scappavano travestite da uomo, come ad esempio viene narrato in Santa Marina la travestita di Marina Minghelli (Sellerio).
Alcune Sante per poter condurre vita religiosa e entrare nei cenobi o fare le eremite nel deserto si travestivano da uomo. Ve ne furono parecchie nella tradizione proto cristiana e furono scoperte solo dopo la morte.

Hai usato un linguaggio moderno e conciso, quasi musicale…
Ho cercato di adeguarmi a Vivaldi che era un musicista essenziale. A parte che negli a solo di violino dove faceva improvvisazioni prodigiose, nelle altre parti ci sono effetti timbrici con poche note. Ho cercato di imparare da Vivaldi a costruire frasi sintetiche con poche parole giuste come lui faceva con le note.

Scriverai il seguito della storia di Cecilia?
No, la fuga č solo accennata, la menziono solo per dire che la ragazza non si dispera e intristisce.

ambretta sampietro

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